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Brescia: Il Misantropo al Teatro Sociale

Il capolavoro di Molière nell’originale rilettura di Fabrizio Sinisi e Valter Malosti

Uno dei massimi capolavori del teatro francese nell’originale rilettura di Fabrizio Sinisi e Valter Malosti sarà al Teatro Sociale di Brescia (via F. Cavallotti, 20) da mercoledì 8 a domenica 12 gennaio (ore 20.30; domenica ore 15.30). Molière / Il Misantropo, spettacolo di Valter Malosti – che sarà sul palco nel ruolo di Alceste –, porta in scena la comica tragedia di un uomo ridicolo, il ritratto di un folle estremista del pensiero. Interpretato da una affiatata compagnia di bravissimi attori composta da Anna Della Rosa, Sara Bertelà, Edoardo Ribatto, Paolo Giangrasso, Roberta Lanave, Matteo Baiardi e Marcello Spinetta, lo spettacolo è inserito nella Stagione 2019-2020 del Centro Teatrale Bresciano “A riveder le stelle”

Valter Malosti torna ad affrontare Molière, proponendo al pubblico un Misantropo del tutto inedito. Il suo Alceste è un filosofo, un nero buffone che assume in sé le risonanze più intime e strazianti del dramma molieriano, senza rinunciare alla sottile linea comica, al fuoco farsesco che innerva il protagonista. Accanto a lui, nella parte di Célimène, Anna Della Rosa, insieme a un cast di altissimo livello.

Il Misantropo riletto da Malosti è un testo totalmente “al presente”, potente e perturbante. Una commedia tragica, venata di una forma di umorismo instabile e pericolante che porta in sé le vive ferite del suo autore: in essa emergono le nevrosi, i tradimenti, i dolori di un personaggio capace di trasformare tutto il proprio disagio e la propria rabbia in una formidabile macchina filosofica, esistenziale e politica, che interroga e distrugge qualunque cosa incontri nel suo percorso.

Ma questo capolavoro è allo stesso tempo anche il dramma di un essere inadeguato alla realtà, l’allucinata tragedia di un uomo ridicolo, che si scontra con un femminile complesso e modernissimo, rappresentato dalle tre donne in scena, una sorta di misteriosa trinità.

Malosti contamina il testo con un altro grande capolavoro molieriano: quel Don Giovanni di cui il Misantropo diventa la tavola rovesciata e complementare, l’immaginario prologo della dissoluzione.
Lo spettacolo viene a proporsi quindi come un lucido saggio sul desiderio e l’impossibilità di esaudirlo, sul conflitto tra uomo e donna, uomo e società, uomo e cosmo.