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Medea on the road per le strade di Vicenza

Una Medea on the road, secondo una visione off, fuori dagli schemi classici e dallo spazio performativo del Teatro Olimpico, sarà il prossimo appuntamento del 72° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza, direzione artistica di Giancarlo Marinelli: si tratta di uno spettacolo itinerante, per le strade di Vicenza, “Medea per Strada” - in programma dal 1° al 13 ottobre, con due repliche in alcuni giorni (1, 3, 5, 8, 10, 12 ottobre alle 21.00; 2, 4, 6, 9, 11, 13 ottobre alle 18.00 e alle 21.00). Il lavoro, già presentato in altre città - ideazione e regia di Gianpiero Borgia, drammaturgia di Elena Cotugno e Fabrizio Sinisi, allestimento scenico di Filippo Sarcinelli, progetto luci di Pasquale Doronzo è una produzione Teatro dei Borgia. È una performance itinerante che si svolge in un furgoncino (sono previsti 7 spettatori a replica), un’immersione totalizzante nel degrado del mondo della prostituzione; il furgone, allestito come un teatrino o un postribolo viaggiante, parte e percorre tutte le strade, a volte vicine a quelle delle nostre case, dove avviene il fenomeno.

La performance teatrale è frutto di un lungo e intenso lavoro di approfondimento con assistenti sociali e associazioni di volontariato, riprendendo il senso e le funzione del teatro sociale; si tratta di un’esperienza che va ben oltre la partecipazione ad uno spettacolo teatrale, 70 minuti di profonda condivisione accanto ad una persona vera, interpretata con grande forza e convincimento da Elena Cotugno. I temi trattati, data la loro intensità, potrebbero urtare la sensibilità dei più giovani. Per le 18 repliche previste a Vicenza, i biglietti di Medea per strada sono esauriti da tempo, disponibili solo in caso di rinuncia dei possessori.
 

Il 72° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza - “Muoiono gli Dei che non sono cari ai giovani”, direzione artistica di Giancarlo Marinelli - è promosso dal Comune di Vicenza, Assessorato alla Cultura, in collaborazione con la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza e l’Accademia Olimpica, realizzato con il sostegno della Regione del Veneto.

’Medea per strada’ non è semplicemente uno spettacolo: è un’esperienza che ci ha attraversato e che speriamo attraversi e scuota allo stesso modo anche il pubblico che ci segue. Abbiamo provato a leggere e a raccontare, oltre la superficie, la storia di alcune migliaia di esseri umani partiti dai loro paesi con un sogno che all’arrivo qui in Italia si è rivelato un incubo” spiegano gli autori del Teatro dei Borgia nelle note sullo spettacolo; secondo la loro concezione l’attore, in quanto essere umano, ha il ruolo principale; si immerge nei contesti sociali, economici e culturali che vuole raccontare e l’atto creativo si realizza con lo spettatore/partecipante. Se qualcosa succede, succede soltanto nel rapporto tra esseri umani.

 La performance inizia accogliendo sette spettatori in un vecchio pulmino (partenze da Piazza Matteotti). Dopo poche centinaia di metri sale, a seguito d'un breve battibecco con l'autista, l’attrice Elena Cotugno: parrucca con capelli lunghi e nerissimi, occhi pesantemente truccati, accento slavo. Parla ora con gli spettatori. La donna è una prostituta, che, a poco a poco, ricordando canzoni, episodi mostrando immagini, mette insieme “i pezzi” della sua tragica storia. La panca su cui siede, di spalle al guidatore, è una specie di palco: di fronte a lei, gli spettatori. Quando il furgone si ferma nei luoghi di ritrovo della prostituzione, e lei, l'attrice, scende e si allontana, lo spettacolo recluta, a conferma dei suoi contenuti narrativi, contesti “veri”. Nella storia narrata rivive le fasi del mito di Medea: l'amore, lo sradicamento, i figli, la vita in terra straniera, l'abbandono, il togliere via da sé ogni traccia dell'uomo e di ciò che, assieme a lui, era diventata.  Quando poi Medea riprende il racconto della sua tragedia personale, chiede ossessivamente “E che dovevo fare io?”. La leggerezza si allontana e, mentre si strucca e con collera racconta del matricidio come la celebre tragedia di Euripide vuole. Lo fa con fretta, senza indugiare troppo, servendo agli spettatori la realtà nuda e cruda. “È una Medea che, improvvisamente, chiede, dopo circa un’ora di viaggio sul pulmino, di scendere, lasciando tutti vuoti e orfani della sua presenza”.