
In scena il 19 e 21 maggio al Teatro Ariosto di Reggio Emilia
The Turn of the Screw (Il giro di vite) è l’opera di Benjamin Britten, con libretto di Myfanwy Piper, dall’omonimo romanzo breve di Henry James, che debutta in prima assoluta e anteprima del Festival Aperto venerdì 19 maggio (ore 20.30) al Teatro Ariosto (in replica domenica 21 maggio ore 15.30), prodotto dalla Fondazione I Teatri Reggio Emilia, con Icarus Ensemble, diretto da Francesco Bossaglia, regia, ideazione scene e costumi di Fabio Condemi e scene e drammaturgia dell’immagine di Fabio Cherstich. Completano il cast artistico Gianluca Sbicca (costumi) e Oscar Frosio (luci), gli interpreti principali saranno: Florian Panzieri, Chiara Trapani, Laura Zecchini, Liga Liedskalnina.
The Turn of the Screw è una ghost story su due bambini orfani, Miles e la sorella Flora, affidati a un'istitutrice in una grande dimora di campagna. A poco a poco l'istitutrice, giovane e inesperta, scopre che i bimbi subiscono l'influenza di due spiriti, quello di Peter Quint, ex domestico della casa, e quello di Miss Jessel, l'istitutrice precedente.
“Accostarsi ad un lavoro di Britten, in particolare ad un lavoro vocale, è un privilegio per qualsiasi musicista e Turn of the Screw non fa eccezione – scrive il direttore Francesco Bossaglia - Con la finezza della scrittura per le voci, Britten descrive un preciso ritratto psicologico dei personaggi e delle loro relazioni; uno degli aspetti più affascinanti del lavoro di un direttore d’orchestra o di un cantante è proprio quello di andare a ricostruire la vera e propria regia che l'autore ci suggerisce attraverso ogni piccolo segno della partitura”:
“Credo che il Giro di vite di Britten sia una profonda riflessione sui temi presenti nel racconto - scrive il regista Fabio Condemi - un testo parallelo che dialoga, si avvicina e si distacca continuamente dall’originale in un confronto fecondo e attualissimo. Al centro della vicenda c’è un’assenza, un centro vuoto (questa la bellissima definizione di Pietro Citati) attorno al quale gravitano (come il falco della poesia di Yeats, citata nel libretto dell’opera) i personaggi con i loro timori, le loro speranze, i loro sogni. La disputa sulla realtà/irrealtà degli spettri (che tanto divide gli esegeti jamesiani) diventa secondaria in quest’ottica. James (e Britten) utilizzano una cornice narrativa per organizzare il loro racconto. Questa cornice innesca un meccanismo narrativo interessantissimo ed è il punto di partenza della nostra lettura dell’opera”.