Notizie - Cultura e musica

William Forsythe disegna un imperdibile pezzo di storia della danza a Milano

Il coreografo statunitense affascina con una nuova creazione modernamente classica in scena al Teatro alla Scala

Dal 10 al 30 maggio William Forsythe, torna al Teatro alla Scala di Milano con un lavoro inedito creato con e per i ballerini scaligeri esplorando in tutte le direzioni le partiture di James Blake. Forsythe è un pezzo di storia della danza vivente ed i giovani danzatori scaligeri sono consci di essere dei privilegiati nel poter lavorare con questo eccezionale coreografo che ha rivoluzionato la tecnica accademica classica con aperture che vanno oltre i 180 gradi, impressionanti out of balance, lift di estrema difficoltà senza mai abbandonare le scarpette da punta. Il mondo del balletto sa perfettamente che dopo In the Middle Somewhat Elevated del 1987 nulla è più stato lo stesso nella danza e Forsythe ha giustamente conosciuto fama mondiale.

Serata William Forsythe, fortemente voluta da Manuel Legris Direttore del Corpo di Ballo, si compone di tre parti: Prologue, Barre Project e Blake Works I.

Prologue è una creazione totalmente inedita nella quale il brano Lindesfarne I, della durata di 2 minuti e 47 secondi, viene ripetuto cinque volte e ogni volta viene danzato in maniera completamente diversa. I ballerini devono necessariamente essere precisissimi, al limite dell’automatismo. La danza prosegue anche durante le pause musicali tra una ripetizione e l’altra della musica. Per riuscire in questo intento servono dei ballerini musicalissimi sia sulla musica, ma anche autonomamente. La ripetizione si configura come una specie di ossessione e lo stesso spettatore alla fine resterà sorpreso di aver interiorizzato, se non evidentemente i passi, almeno il ritmo, ovvero il cuore pulsante della partitura. La base della lezione di danza infatti è “ancora” ed “ancora”, una sorta di sempre attuale “repetita iuvant” di romana memoria che permette di bypassare l’analfabetismo musicale di chi guarda.

Tra Prologue e The Barre Project un breve filmato viene utilizzato per il cambio scena; in realtà questa proiezione si inserisce a pieno titolo tra le passioni di ricerca sviluppate da Forsythe. Non bisogna infatti dimenticare che i “Choreographic Objects”, così egli ama chiamare questi prodotti, sono stati presentati in più mostre e musei tra cui il Louvre, la Tate Modern, il MoMA, la Biennale di Venezia solo per citarne alcuni.

The Barre Project è un lavoro iniziato durante la pandemia, un omaggio a tutti i ballerini che dovevano danzare chiusi nelle loro case. Di quel periodo Forsythe ricorda la calma, i tempi rilassati. Erano momenti nel quali non era importante se capitava una giornata senza troppe idee perché non c’erano scadenze. Il video, che ora viene riportato a vivere in carne ed ossa sul palcoscenico, venne creato con Tiler Peck, Lex Ishimoto, Brooklyn Mack e Roman Mejia e venne trasmesso in streaming nel 2021. “La coreografia di Barre Project - sottolinea Forsythe - non è una tradizionale o quotidiana disposizione di sequenze accademiche. È piuttosto un'esposizione rigorosa della logica cinetica di avvolgimento e svolgimento che sta alla base degli elementi più fondamentali del vocabolario del balletto classico”.

Infine, Blake Works I è l’ultima nuovissima edizione di un progetto iniziato nel 2016 all’Opera di Parigi. Ciascuno dei quattro Blake Works montati per i diversi ensamble con i quali Forsythe ha lavorato nel corso di sette anni (Opera di Parigi, Boston Ballet, Stuttgart Ballet e San Francisco Ballet) ha avuto musiche differenti e diverse coreografie. Il risultato di quest’ultimo lavoro di prove si colloca tra il “less is more” di Mies van der Rohe e l’iter che Michelangelo faceva con i blocchi di marmo: il Maestro ha tolto via via materia, ridotto e asciugato il pezzo, portando alla luce i corpi dei ballerini in nuove sculture danzanti.

Il linguaggio di Forsythe è fortemente radicato nella base classica, così come quello di Blake. La scelta della musica, infatti, per stessa ammissione del coreografo, fu dettata dal fatto che sul pianoforte di casa del musicista britannico il maestro vide una partitura di Bach e la struttura della frase risulta per certi versi paragonabile a quella del Lago dei Cigni di Tchaikovskj.

Manuel Legris ha dato carta bianca a Forsythe nelle scelte non influenzando minimante la composizione dei diversi cast. Così facendo sono emerse inaspettate potenzialità dei giovani artisti milanesi certamente felici di potersi mettere alla prova con un linguaggio composto in maniera variegata, molto più difficile ed energico di quello al quale sono abituati quando danzano il repertorio tradizionale, ma sicuramente più stimolante e coinvolgente. L’invito, fatto a Forsythe da parte di Legris affinché creasse nuove coreografie in sole sei settimane, si configura perciò come una straordinaria opportunità di crescita per questi eccellenti danzatori come lo fu, a suo tempo, per Legris stesso che non possiamo non ricordare in coppia con Sylvie Guillem. Il Direttore non nasconde una velata nostalgia per il suo passato di ballerino dell’Opera di Parigi, ma dimostra altresì una grande generosità nel voler offrire ai suoi danzatori quanto ricevuto a sua volta.

Sul palco si alterneranno i diversi cast costruiti con un tale equilibrio che ogni replica sarà  sicuramente oltre ogni aspettativa.

Sonia Baccinelli