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Parma: Riccardo Frizza dirige il Simon Boccanegra al Festival Verdi

il 25, 29 settembre e  6, 14 ottobre al Teatro Regio in programma la versione del 1857

Simon Boccanegra (edizione del 1857) segna il ritorno di Riccardo Frizza al Teatro Regio di Parma. L’opera, in scena dal 25 settembre al 14 ottobre nel corso della XXII edizione del Festival Verdi, viene presentata in un nuovo allestimento con la regia di Valentina Carrasco, le scene di Martina Segna e i costumi di Mauro Tinti. Riccardo Frizza dirige la Filarmonica Arturo Toscanini e il Coro del Teatro Regio di Parma preparato da Martino Faggiani. Il cast comprende Vladimir Stoyanov nel ruolo del titolo, Roberta Mantegna, Riccardo Zanellato, Piero Pretti e Devid Cecconi.

 

«Dirigere al Festival Verdi del Teatro Regio di Parma, che si tiene da ventidue anni a ridosso della data di nascita del compositore italiano più emblematico, è già di per sé un onore, ha dichiarato Riccardo Frizza. Dirigervi, come mi appresto a fare, il Simon Boccanegra del 1857, nella prima edizione basata sull'autografo verdiano dell'opera, è esaltante per il valore scientifico dell’operazione ma anche e – direi – soprattutto per quello artistico: questi materiali autografi ci forniscono la possibilità di guardare per la prima volta alle istruzioni musicali di Verdi, come sempre ricche di dettagli preziosi. La prima cosa da sottolineare è che questa prima versione di Simon Boccanegra è la testimonianza perfetta del percorso evolutivo di Verdi perché quando confrontiamo le due partiture, questa del ‘57 con quella definitiva dell’81, notiamo che il compositore, dopo oltre un ventennio, mantiene moltissime pagine dell’opera ritenendole buone, quindi fruibili da un pubblico di fine Ottocento. Questo è molto interessante perché, invece, altre pagine vengono elaborate, alcune vengono estromesse: ovviamente quelle che avevano un sapore più Anni ’50 – quindi la cabaletta del soprano perché negli Anni ‘80 non era più tempo di cabalette e tra l’altro questa del Simon Boccanegra del 1857 sarà l’ultima cabaletta che Verdi scrive per un soprano. Più significativamente, nella seconda versione Verdi operò l’intervento più vistoso nella seconda parte dell’atto primo, sostituendo inni e danze con quella scena del Consiglio e con la maledizione di Paolo che sarebbero diventate il fulcro dell’opera. Va da sé che lo stesso criterio legato all’evoluzione dello stile vale per altri punti dell’opera, a partire dal preludio di apertura e della scena di apertura fra Fiesco e Paolo. Pertanto, questo primo Boccanegra testimonia della capacità di Verdi di rispondere ad un mondo musicale e politico radicalmente cambiato nel corso dei decenni e di illuminarci sulla capacità del Cigno di Busseto di guidare le nuove rotte compositive, conducendole ad uno stile internazionale. Perciò, oltre che la sfida artistica, raccolgo con piacere quella scientifica, perché penso che il Festival Verdi e la Fondazione che lo emana (così come quello dedicato da Bergamo a Donizetti, del quale ho l’onore di essere il direttore musicale) abbiano il compito di lavorare a stretto contatto con i relativi istituti di studi, appoggiandone ed esaltandone la ricerca».

Per tutte le altre informazioni:

www.teatroregioparma.it/simon-boccanegra/