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Parma: presentata stagione operistica 2023

5 titoli e 16 recite, da gennaio a maggio, compongono la Stagione Lirica 2023 del Teatro Regio di Parma: Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart, Il matrimonio segreto di Domenico Cimarosa, Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea, Les noces di Igor’ Stravinskji insieme a Pagliacci di Ruggero Leoncavallo.

Don Giovanni, dramma giocoso in due atti di Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Lorenzo Da Ponte, torna al Teatro Regio di Parma dopo 29 anni giovedì 12 gennaio 2023 ore 20.00 (recite domenica 15 gennaio ore 20.00, giovedì 19 gennaio ore 20.00, sabato 21 gennaio, ore 15.30) nell’allestimento del Teatro di San Carlo di Napoli, in coproduzione con As.Li.Co. e Fondazione I Teatri di Reggio Emilia. Tratto dal dramma El burlador de Sevilla y convidado de piedra di Tirso de Molina attraverso il libretto Don Giovanni o sia Il convitato di pietra di Giovanni Bertati per Giuseppe Gazzaniga, l’opera va in scena con la regia di Mario Martone ripresa da Raffele Di Florio, le scene e i costumi di Sergio Tramonti, le luci di Pasquale Mari, i movimenti coreografici di Anna Redi. Corrado Ravaris dirige l’Orchestra dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini e il Coro del Teatro Regio di Parma, maestro del coro Martino Faggiani. In scena Vito Priante (Don Giovanni), Mariangela Sicilia (Donna Anna), Marco Ciaponi (Don Ottavio), Giacomo Prestia (Il Commendatore), Carmela Remigio (Donna Elvira), Riccardo Fassi (Leporello), Fabio Previati (Masetto), Enkeleda Kamani (Zerlina).
“Ho avuto la visione della tribuna di questo Don Giovanni in una notte insonne – racconta il regista Mario Martone. Un’apparizione improvvisa, generata da chissà quale gorgo psichico, qualcosa tra il teatro elisabettiano, una arena spagnola, degli scranni di tribunale: tutti i personaggi dell’opera di Mozart e Da Ponte schierati insieme, in una sintesi sincronica dell’insieme vitale che lo slancio di Don Giovanni fende, conquista e offende, tutti, attori e spettatori allo stesso tempo. Nel sogno la tribuna progressivamente si svuotava, e venivano a galla la solitudine, l’apparizione del castigo e della morte, il crollo, e infine il senso di vuoto che avvolge l’ascoltatore nell’apparente lieto fine dell’opera. A quel sogno ho provato a restare fedele. Lo spettacolo si protende verso la platea attraverso dei bracci che avvolgono l’orchestra e che è costituito da un solo elemento scenografico (la tribuna), esattamente come nelle altre mie messe in scena delle opere della trilogia di Mozart e Da Ponte. Teatro fluido, dunque, e non schematizzato per immagini definite, nel tentativo di far arrivare musica e parole dritte all’inconscio degli spettatori. Del resto, se gli si volesse scattare una fotografia, Don Giovanni verrebbe mosso: in quanto tempo si svolge l’azione dell’opera? Quanti anni ha? È giovane o è un uomo maturo? Domande a cui è impossibile dare una risposta certa. Travestimenti, luoghi oscuri e porte smarrite serpeggiano lungo la partitura. Il congegno narrativo di quest’opera è un labirinto, stranamente più simile a una sceneggiatura che a un canovaccio teatrale. Lo spettacolo che abbiamo creato prova ad assecondarne il mistero”.

Il matrimonio segreto, dramma giocoso in due atti di Domenico Cimarosa, su libretto di Giovanni Bertati, torna al Teatro Regio di Parma dopo 58 anni, venerdì 10 febbraio 2023 ore 20.00 (recite domenica 12 febbraio ore 20.00, venerdì 17 febbraio ore 20.00, domenica 19 febbraio, ore 15.30). Roberto Catalano firma la regia del nuovo allestimento realizzato in coproduzione con Ópera de Tenerife e Teatro Massimo di Palermo, con le scene di Emanuele Sinisi, i costumi di Ilaria Ariemme, le luci di Fiammetta Baldiserri, i movimenti coreografici di Sandhya Nagaraja, la direzione di Davide Levi sul podio dell’Orchestra Cupiditas. Protagonisti Giulia Mazzola / Veronika Seghers (Carolina), Antonio Mandrillo / Bekir Serbest (Paolino), Claire Gascoin / Maria Gaudenzi (Fidalma), Francesco Leone / Ignas Melnikas (Geronimo), Eleonora Nota / Marilena Ruta (Elisetta), Jan Antem / Ramiro Maturana (Conte Robinson).

Il nuovo allestimento di Adriana Lecouvreur, opera in quattro atti di Francesco Cilea, libretto di Arturo Colautti, in coproduzione con Teatro Comunale di Modena e Teatro Municipale di Piacenza, debutta al Teatro Regio di Parma, dove l’opera torna in scena dopo 42 anni, venerdì 24 marzo 2023 ore 20.00 (recite domenica 26 marzo, ore 20.00, venerdì 31 marzo ore 20.00, domenica 2 aprile ore 15.30). Italo Nunziata firma la regia, con le scene di Emanuele Sinisi, i costumi di Artemio Cabassi, le luci di Fiammetta Baldiserri. Francesco Ivan Ciampa dirige l’Orchestra dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini, il Coro del Teatro Regio di Parma, maestro del coro Martino Faggiani. Nel cast Roberto Aronica 24, 26 / Azer Zada 31, 2 (Maurizio), Adriano Gramigni (Il Principe di Bouillon), Saverio Pugliese (L’abate di Chazeuil), Claudio Sgura (Michonnet), Stefano Consolini (Poisson), Steponas Zonys (Quinault), Maria Teresa Leva (Adriana Lecouvreur), Sonia Ganassi (La Principessa di Bouillon), Vittoriana De Amicis (Mademoiselle Jouvenot), Carlotta Vichi (Mademoiselle Dangeville).

Il parallelo tra vita reale e vita artistica ricreata sulla scena, come specchio della vita reale, è il tema centrale di questo allestimento, che mette in scena la vicenda di Adriana, attrice acclamata dal pubblico e dalla società, in uno spazio che riflette lo straniamento della protagonista passando dal nucleo protettivo delle quattro mura del teatro alla vita reale, che non segue un copione prestabilito. “Abbiamo immaginato uno spazio scenico d’azione che suggerisse più che descrivesse i luoghi dell’azione scenica, proprio per evitare di sminuire l’opera a sola commedia di ambiente o a solo realismo psicologico – scrive il regista Italo Nunziata. Abolita la classica inquadratura a quinte, l’azione trova vita in una sorta di stanza/palcoscenico, tagliata diagonalmente dall’immagine di un grande sipario strappato, come un diaframma lacerato che permette il passaggio dal palcoscenico del teatro al palcoscenico della vita senza soluzione di continuità. Abbiamo spostato l’azione temporale agli anni ’50 del secolo scorso, anni in cui grandeur dei teatri, glamour di vita e galatei di comportamento sociale sembravano essere posti da baluardo estremo all’ondata rivoluzionaria degli anni ’60, che cambierà modi di vita e regole sociali. Glamour e vite “patinate” della gente del bel mondo e della gente di teatro, tutto in un bianco e nero lucido e patinato come le foto degli appuntamenti sociali più importanti di questi due mondi che apparivano nelle riviste dell’epoca. Un mondo “vestito” in bianco e nero, tranne gli abiti della gente di teatro, che pur nella loro teatralità sembrano invece essere gli unici ad avere vita grazie al colore (…). In tutto questo mondo scenico e della vita, bidimensionale e in un patinato bianco e nero, vi è un unico elemento di colore tridimensionale e di una consistenza “reale”: un grande sipario rosso.

Serata a dittico per la chiusura della Stagione Lirica al Teatro Regio di Parma venerdì 5 maggio 2023 ore 20.00, (recite domenica 7 maggio ore 20.00, venerdì 12 maggio ore 20.00, domenica 14 maggio, ore 15.30) con Les noces, di Igor’ Stravinskji, eseguita in forma di concerto, e Pagliacci, dramma in un prologo e due atti di Ruggero Leoncavallo. Andrea Battistoni dirige l’Orchestra dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini, il Coro del Teatro Regio di Parma, preparato da Martino Faggiani e il Coro di voci bianche del Teatro Regio di Parma preparato da Massimo Fiocchi Malaspina. Les noces sarà eseguito in forma di concerto con i solisti Yulia Tkachenko, soprano; Veta Pilipenko, mezzosoprano; Vasyl Solodkyy, tenore; Allen Boxer, basso.
Pagliacci va in scena nello spettacolo con la regia di Franco Zeffirelli ripresa da Stefano Trespidi, le scene di Carlo Centolavigna, i costumi Raimonda Gaetani, le luci di Andrea Borelli. Nel cast Valeria Sepe (Nedda, nella commedia Colombina), Gregory Kunde (Canio, nella commedia Pagliaccio), Vladimir Stoyanov (Tonio, nella commedia Taddeo lo scemo), Matteo Mezzaro (Peppe, nella commedia Arlecchino), Alessandro Luongo (Silvio, contadino). A proposito di questa sua regia, Franco Zeffirelli ha ricordato come Pagliacci sia “l’unica opera che ho realizzato in abiti contemporanei, poiché Leoncavallo aveva preso spunto proprio da un episodio di sangue dell’epoca che suo padre (un magistrato) era stato chiamato a giudicare. Questa attualizzazione, l’unica nella mia carriera, è stata possibile grazie al preziosissimo contributo della costumista Raimonda Gaetani, da anni mia collaboratrice”.