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Presentato il Festival della Valle d’Itria dal titolo Guerra e Pace

Martina Franca, 18 luglio-3 agosto 2025

Prenderà avvio il 18 luglio 2025 la 51esima edizione del Festival della Valle d’Itria.

Tre opere, concerti, incontri, mostre e approfondimenti fino al 3 agosto rappresentano il quadro degli eventi presentati in Conferenza Stampa il 14 luglio a Bari presso il Teatro Kursaal Santalucia e programmati dalla neo direttrice artistica Silvia Colasanti per questa edizione, intitolata “Guerre e pace”. Per il Presidente del Festival, Michele Punzi, il tema scelto è quanto di più calzante con il momento storico che stiamo vivendo. I conflitti in atto nel mondo richiedono una riflessione da parte di tutti su ciò che sta accadendo, soprattutto rispetto al rischio di assuefazione al “brutto”, cui si è scelto di contrapporre la “bellezza” dell’arte, della musica e della cultura. Un momento di spettacolo, l’ascolto di una composizione o di un’opera possono servire a lanciare un messaggio di pace e armonia tra i popoli e per un mondo che ripudia la guerra. Questo in sintesi il messaggio del Presidente, rivolto principalmente ai giovani perché imparino, attraverso l’arte, a rifiutare le conflittualità. Punzi auspica che gli spettatori di questa edizione “possano godere dell’arte, delle bellezze architettoniche e paesaggistiche del territorio, dell’ospitalità della gente, ma contemporaneamente, andando via, portino con sé una maggiore consapevolezza che l’arte e la musica possono essere l’antidoto contro tutte le guerre”.

L’opera inaugurale sarà Tancredi di Rossini (repliche il 26, 29 luglio e 2 agosto), nella edizione critica di Philippe Gosset e duplice versione con finale lieto e tragico, composti rispettivamente dal Pesarese per la prima rappresentazione del 6 febbraio 1813 al Teatro La Fenice di Venezia e del 21 marzo 1813 al Teatro comunale di Ferrara. Per la direttrice artistica Colasanti, “l’esecuzione consecutiva dei due finali nella stessa recita sarà un’occasione per ripercorrere la storia compositiva dell’opera e approfondire l’aspetto drammaturgico che sottende alla scrittura musicale”.

Nel ruolo del protagonista debutta Yulia Vakula, mezzosoprano russo, allieva dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”, in sostituzione della signora Goryachova, assente per indisposizione. Tale scelta conferma l’importanza della formazione e del sostegno dei giovani talenti da parte della Fondazione Paolo Grassi e del Festival della Valle d’Itria. Affiancherà Vakula un cast di indubbio valore, tra cui l’emergente Dave Monaco, uno dei più talentuosi giovani tenori del repertorio rossiniano e belcantistico che vestirà di panni di Argirio.

Owen Wingrave di Benjamin Britten, mai rappresentata in Italia, in scena il 27 luglio (repliche 30 luglio e 3 agosto) è la seconda opera in programma, portatrice di un forte messaggio pacifista. Scritta nel 1970, anni in cui imperversava la guerra del Vietnam, contro la quale il musicista britannico prese una posizione ferma e irrevocabile, l’opera venne commissionata dalla BBC per la televisione (trasmessa nel 1971) e due anni dopo rappresentata al Covent Garden. Le voci principali sono di cantanti tutti specializzati nel repertorio inglese.

Un’opera di raro ascolto in Italia, L’Enfant et les sortilèges, composta 100 anni fa da Maurice Ravel, chiude la serie con la messa in scena della versione cameristica di Didier Puntos presso il Chiostro di San Domenico di Martina Franca il 19 luglio (repliche 21, 24, 28 luglio, ore 21). La direzione dell’ensemble strumentale è di Myriam Farina. Il cast sarà interamente formato da dodici talenti dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”, selezionati per l’occasione. Alla produzione dell’opera è stata affiancata un’attività di laboratori didattici nelle scuole, per rendere partecipe un pubblico di giovanissimi, guidata dalla regista Rita Cosentino, già apprezzata in Aladino e la lampada magica di Nino Rota nel Festival del 2024.

L’ampio cortile di Palazzo Ducale della ridente cittadina farà da cornice alle prime due opere per la cui realizzazione la direzione artistica ha inteso affidarsi alle bacchette di Sesto Quatrini e Daniel Cohen, sul podio della talentuosa Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala. Si resta in attesa di apprezzare il lavoro di regìa, affidato al giovane talento Andrea Bernard per l’opera rossiniana, ad Andrea De Rosa, per Owen Wingrave, nonché le scene e i costumi curati per entrambe le opere da Giuseppe Stellato e Ilaria Ariemme.

La collaborazione per le opere in programma da parte del L.A. Chorus, Lucania & Apulia Chorus, diretto da Luigi Leo e del Coro di voci bianche della Fondazione Paolo Grassi, diretto da Angela Lacarbonara è volta a valorizzare realtà artistiche e musicali già affermate del territorio.

Si affiancano alle opere concerti come quello sinfonico (1 agosto) diretto da Fabio Luisi che propone la Quattordicesima Sinfonia di Šostakóvič, per commemorare i 50 anni della morte con l’ Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala .

Il consueto concerto sacro (23 luglio) nella Basilica di San Martino sarà con l’Orchestra della Magna Grecia diretta da Maurizio Lomartire, con un programma che scorrerà su pagine di forte impronta spirituale del Novecento musicale. Tra le composizioni, una prima assoluta, commissione del Festival, di Davide Tramontano, Cantus Antiquus, Novus Amor, per soprano e orchestra, quale omaggio a Giovanni Pierluigi da Palestrina nel cinquecentenario della nascita, su testo dalle Confessiones di Sant’Agostino.

I Concerti del Sorbetto, nei chiostri di San Domenico e del Carmine di Martina Franca (20, 26 luglio, 2 agosto), saranno l’occasione per una lettura completa e stimolante sulle opere in programma con il contributo culturale di Sandro Cappelletto, Ilaria Narici, Alessandro Macchia. Nel caso di Rossini, saranno presentati brani musicali non inclusi nelle versioni del Tancredi messe in scena durante il Festival, così da offrire al pubblico un racconto completo della storia compositiva di quest’opera.

Per tutti e tre i concerti, protagoniste saranno le voci dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”.

Una novità s’inserisce nel consueto canovaccio programmatico delle passate edizioni, “In-chiostro: tra note e parole”. Si tratta di dialoghi di quattro figure di cultura, Lucrezia Ercoli, Paolo Nori, Bianca Sorrentino, Luca Della Libera, con la musica attorno al tema del Festival trattato in diversi aspetti, in alcuni chiostri barocchi di Martina Franca e masserie del territorio; il tutto condito da concerti cameristici volti ad approfondire l’avversione dei totalitarismi per la libertà dell’arte (20 luglio, “Musica degenerata”), la guerra attraverso lo sguardo della grande letteratura russa (22 luglio, “Guerre e paci”) e delle donne del mito (25 luglio, “La guerra ha volto di donna”, che comprenderà anche un brano commissionato a Paolo Marzocchi). Infine un viaggio nella musica di Alessandro Scarlatti nel tricententenario della morte attraverso il tema della guerra intesa in varie declinazioni: spirituale, militare e amoroso (31 luglio, “Combattuti miei pensieri”).

Ai dialoghi si aggiunge il ciclo di altri quattro incontri fra parole e musica “Trame in musica. Incontri d’autore in Valle d’Itria”, per la presentazione di recenti pubblicazioni da parte dei medesimi professionisti: Lo spettacolo del male di Lucrezia Ercoli (19 luglio), Chiudo la porta e urlo di Paolo Nori (23 luglio), Pensare come Medea di Bianca Sorrentino (24 luglio) e il libro di prossima pubblicazione sulle Lettere della famiglia Scarlatti di Luca Della Libera (30 luglio).

Fedele al tema del Festival sarà anche il convegno di studi “Guerra e pace nell’opera” il 29 luglio presso l’Auditorium della sua sede, in collaborazione con l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” e la Sorbonne Université, coordinata da Giovanni Dotoli. La giornata vedrà confrontarsi accademici, compositori, studiosi e musicologi sul tema della guerra e della pace nella storia della musica, con una particolare attenzione al repertorio operistico.

Per tutto il periodo del Festival, Martina Franca si arricchirà della mostra fotografica Eyewitness: guerre e pace di Manoocher Deghati, inaugurata lo scorso 27 giugno, dislocata fra i vicoli e le piazze del centro storico. Fotogiornalista di fama internazionale (e residente a Martina Franca), Manoocher Deghati ha dedicato la sua vita a documentare i momenti più cruciali e toccanti della nostra epoca, a partire dalla rivoluzione iraniana del 1978 e dalla successiva guerra con l’Iraq nel suo paese natale, l’Iran. La mostra raccoglie 40 immagini emozionanti e significative, testimonianze vive di guerre, conflitti, processi di pace, momenti di gioia e celebrazione attraverso l’arte e la musica.

Giovanna Facilla