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Rigoletto contemporaneo alla Scala

A 28 anni dall’ultima, classica produzione di Gilbert Deflo, la Scala propone una versione cruda e contemporanea del capolavoro verdiano. Le scene sono di Margherita Palli, i costumi di Ursula Patzak. In scena Amartuvshin Enkhbat è Rigoletto, Nadine Sierra è Gilda e Piero Pretti è il Duca.

I titoli che compongono la cosiddetta trilogia popolare di Verdi costituiscono per il Teatro alla Scala appuntamenti del tutto particolari e ogni nuova produzione suscita interesse e attesa: a dieci giorni dalla prima tutte le rappresentazioni sono prossime al tutto esaurito. Per rimettere in scena Rigoletto - dal 20 giugno all’11 luglio - a 28 anni dal precedente allestimento il Teatro ha fatto incontrare una straordinaria coppia di artisti. A firmare lo spettacolo un regista che è ormai figura di riferimento per la cultura italiana come Mario Martone, attivo nell’opera, nella prosa e nel cinema (il suo ultimo Nostalgia con Pierfrancesco Favino è stato in concorso a Cannes 2022) che con Rigoletto giunge alla sua settima produzione scaligera incluso un 7 dicembre (e dal 15 ottobre andrà in scena la sua nuova Fedora). Sul podio il Maestro Michele Gamba, tra i direttori italiani più apprezzati all’estero, già assistente di Antonio Pappano e Daniel Barenboim e con un curriculum che include il Covent Garden, la Staatsoper di Berlino, la Staatskapelle di Dresda, l’Opera di Tel Aviv, la Fenice e il Maggio cui si aggiungerà il Metropolitan di New York. Alla Scala Gamba ha debuttato nel 2016 con una sostituzione per I due Foscari ed è tornato per Le nozze di Figaro, L’elisir d’amore e la prima assoluta di Madina di Fabio Vacchi oltre che come pianista in un Liederabend con Markus Werba; e proprio con il baritono austriaco tornerà come pianista nel 2023 con la Winterreise. Ha già diretto Rigoletto nel 2017 all’Opera di Roma per la regia di Leo Muscato e nel 2019 alla Deutsche Oper di Berlino.

Protagonista è il baritono Amartuvshin Enkhbat, che ha impressionato il pubblico scaligero al suo debutto come Amonasro nell’Aida diretta da Riccardo Chailly e che a proposito di questa produzione ha dichiarato al New York Times: “Ho cantato il ruolo di Rigoletto circa 60 volte, ma questa volta alla Scala mi intimidisce e mi esalta. È un ruolo difficile in termini di recitazione, canto ed espressione artistica, e richiede molta concentrazione. Sento che il personaggio di Rigoletto tira fuori tutto quello che c’è dentro di me”. Con lui Nadine Sierra, già Gilda nell’ultima ripresa scaligera dell’opera nel 2016 e reduce dal recente trionfo come Lucia di Lammermoor al Metropolitan, Piero Pretti come Duca di Mantova, Marina Viotti come Maddalena e Gianluca Buratto come Sparafucile. Il Coro del Teatro alla Scala è diretto dal Maestro Alberto Malazzi.

Lo spettacolo

Anche in questo caso, come nei precedenti La cena delle beffe, Andrea Chénier e Chovanščina (Premio Abbiati come miglior spettacolo del 2020) Martone si avvale delle scenografie di Margherita Palli e dei costumi di Ursula Patzak. Sarà una lettura forte, tesa a ricreare la spasmodica ricerca del vero voluta da Verdi per la prima veneziana del 1851. “Penso sia fondamentale restituire la violenza che Verdi aveva in mente - spiega il regista intervistato sul numero di giugno del Magazine scaligero - per questo vorrei che si riconoscesse subito una divisione netta tra il mondo del Duca e il mondo dei reietti. Ispirandoci al film Parasite di Bong Joon-ho, abbiamo pensato a una struttura girevole che permetterà di passare da una dimensione piacevole di benessere borghese a una di bassifondi. 

In un’intervista al New York Times Gamba ha sottolineato come talvolta nelle esecuzioni di Rigoletto l’elemento spettacolare prenda il sopravvento sul carattere specifico dell’opera: “Il mio approccio mira a qualcosa di più intimo e meno appariscente”. Gamba è andato a Venezia per consultare la partitura originale: “Ho voluto vedere con i miei occhi ciò che Verdi ha scritto per cercare di essere il più vicino possibile a quello che voleva. Cerco i suoni cupi e sussurrati scritti da Verdi, molto spesso in pianissimo". Una particolare attenzione è stata posta dal direttore e dal regista alle indicazioni offerte dalla partitura sulla psicologia dei personaggi: “Gilda - spiega Gamba - non è quel personaggio ingenuo a cui siamo forse abituati. È una giovane che vive con una camicia di forza cui l’ha costretta il padre. Non ci dobbiamo stupire che abbia voglia di scoprire il mondo: infatti nel suo furore adolescenziale ci si butterà, nel mondo, e purtroppo finirà malissimo”. Nell’insistenza di Gilda ad amare il Duca nonostante il padre le mostri il suo tradimento Martone legge “un gesto di ribellione, che rende il personaggio molto più interessante”.

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