Recensioni - Cultura e musica

Čaikovskji e Sibelius in chiave finlandese al Filarmonico

La Helsinki Philharmonic Orchestra al Settembre dell’Accademia

Nettamente diviso in due il concerto che si è tenuto sabato sera al teatro Filarmonico di Verona nell’ambito della rassegna Il settembre dell’Accademia e che vedeva protagonista la Helsinki Philharmonic Orchestra. Nella prima parte si è goduto dell’interpretazione del giovane, ma talentuoso, Severin von Eckardstein, nel conosciutissimo ed altrettanto apprezzato Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in Si bemolle maggiore Op. 23 di Čajkovskij.

Tutti conoscono l’aneddoto legato a questo concerto inizialmente creato per Rubinstein che lo rifiutò sdegnosamente, definendolo banale e rozzo, per poi finire a dirigerne la première moscovita e ad eseguirne la parte solistica in numerose esecuzioni. In effetti, questo concerto, diviso tra retorica ed ispirazione, sembra un esercizio di stile con un continuo passaggio del testimone dall’orchestra al pianista, che peraltro in questa occasione ha potuto godere di una sintonia eccellente con il podio. Esercizio quindi mirabilmente eseguito da questo giovane solista, che al termine sembra sfuggire il pubblico, il quale lo ringrazia con degli applausi focosi, che riescono a strappargli un bis di Prokofiev, nel quale il suo talento è ancora una volta messo in evidenza.
Per la seconda parte del concerto Pietari Inkinen, sceglie di giocare in casa eseguendo la sinfonia n.2 in Re maggiore Op. 43 di Jean Sibelius. Brano decisamente non immediato, dalle atmosfere rarefatte, che raramente si traducono in melodie facilmente identificabili. Inkinen mostra tuttavia una notevole capacità analitica nell’affrontare la partitura, esaltando le ottime doti dell’orchestra. Doti che si manifestano anche nel bis, ovvero Finlandia, sempre di Sibelius, che viene salutato anch’esso dagli applausi di un Teatro Filarmonico non così gremito come gli ultimi appuntamenti ci avevano abituato.

Valeria Bisoni 2 Ottobre 2010