Recensioni - Cultura e musica

A Reggio Emilia il viaggio nel tempo dei Peeping Tom

Lunghi applausi al Teatro Valli per la prima italiana di Chroniques, ultimo spettacolo del gruppo belga

Da sempre attenta all’avanguardia ed al teatro contemporaneo, la Fondazione I Teatri di Reggio Emilia ha ospitato in apertura della stagione 2025/26 la prima italiana di Chroniques, l’ultimo lavoro della compagnia belga di teatro-danza Peeping Tom.

In questo nuovo spettacolo Gabriela Carrizo immagina una sorta di viaggio nel tempo di cinque personaggi che si trovano in differenti situazioni in cui i riferimenti spazio-temporali si mescolano per cui è difficile di volta in volta identificare se ci si trovi nella preistoria, nel rinascimento, in epoca contemporanea, oppure in un ipotetico futuro post catastrofe in cui tutti questi riferimenti convivono stratificati. Chroniques è anche un viaggio tra il crudele ed il grottesco che affronta i rapporti di sopraffazione tra individui chiamando in causa la violenza o l’uso delle armi.

È quasi impossibile descrivere linearmente uno spettacolo costituito da quadri nei quali alcuni elementi si intersecano, senza però che vi sia una vera e propria narrazione che li collega: schegge, o, come si dice nel titolo, cronache, in cui i corpi dei ballerini si scontrano con realtà aspre e difficili da domare, suscitando negli uomini competizione e lotta per la sopravvivenza. Non mancano tuttavia momenti di macabra ironia, quali ad esempio una partita di calcio con una mano al posto del pallone, o la scoperta casuale di una pistola che, dopo essere stata utilizzata nei modi più improbabili, viene utilizzata con crescente consapevolezza per dare la morte.

Le luci di Bram Geldhof sono cupe, la colonna sonora è fatta di rumori ipnotici ed alienanti (pochissime le musiche tranne una lunga sequenza caratterizzata da una sinfonia di Šostakovich): tutti elementi che contribuiscono a creare un ambiente alienante e disturbante in cui l’uomo si confronta con le sue paure ed i suoi limiti. Una dimensione onirica che sfocia nell’incubo, come ad esempio nel finale in cui i protagonisti si confrontano con delle strane macchine che tracciano segni per terra e che sembrano le eredi dell’apparecchio per disegnare inventato dalla fantasia di Kafka nella Colonia penale. La sensazione è che questo non sia necessariamente un viaggio nel passato, ma più probabilmente un viaggio nel presente e nel futuro, per renderci consapevoli di quello che ci circonda o di quello che ci aspetta.

Esemplare come sempre la realizzazione e straordinari i danzatori che con i loro corpi conquistano il pubblico del Teatro valli che al termine tributa alla compagnia applausi incondizionati.