Recensioni - Cultura e musica

A Roma Mozart e Strauss a confronto

Bel concerto all’Auditorium Parco della Musica con musiche di Mozart e di Richard Strauss. Direttore Robert Treviño e Javier Perianes al pianoforte. Orchestra e solisti dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Sabato 8 marzo è andato in scena un concerto particolare, molto interessante, con un confronto tra musiche di Mozart e di Richard Strauss.

Il concerto si è aperto con l’esecuzione della celeberrima Ouverture del Flauto Magico (Die Zauberflöte, K.620). Scritta in una notte, poco prima del debutto ufficiale dell’opera (un singspiel per l’esattezza, con alternanza di recitato e musica) avvenuta il 30 settembre 1791 al Theater auf der Wieden, questa ouverture dà inizio all’ultimo lavoro teatrale di Mozart se si tiene conto della data di prima rappresentazione, in quanto la prima della Clemenza di Tito avverrà il 9 settembre dello stesso anno.

Nelle intenzioni dell’impresario Emanuel Schikaneder, che ne aveva finanziato la composizione e la messa in scena, questo capolavoro si rivolge volutamente ad un pubblico popolare, anche nella stessa scelta del luogo per la rappresentazione, un teatro nella periferia viennese noto anche come teatro del popolo. Eppure è un’opera complessa, che si interpreta su più piani, piena di simbologie massoniche, tra cui il numero tre. Tre accordi costituiscono l’incipit dell’ouverture, tre templi, tre sacerdoti, tre dame, tre paggi, tre schiavi, tre Glockenspiel, persino i tre bemolli del mi bemolle maggiore (tonalità in cui è scritta l’ouverture stessa).

Dopo i tre accordi iniziali, simbolo dei tre saggi sacerdoti del tempio di Iside e Osiride, un adagio misterioso porta ad un frenetico e scintillante fugato, suddiviso in tre sezioni, caratterizzato da un fremente tema su note ribattute, passato prima tra gli archi e poi ai fiati. Una scelta particolare: la fuga, simbolo dell’illuminismo musicale, della razionalità e della musica colta, viene scelta come forma per introdurre un’opera popolare che racconta una fiaba.La direzione è stata perfetta, coi tempi giusti, i volumi orchestrali corretti ed il brio necessario per questa esecuzione. Bravi tutti: un bell’inizio di concerto.

A seguire il Concerto per pianoforte e orchestra nr 23 in la maggiore K.488, uno dei più lirici, sereni e melodici del genere. La composizione risale al 1786, durante la faticosa stesura delle Nozze di Figaro che impegnarono il grande salisburghese per circa un anno. Fu eseguito la prima volta il 3 aprile del 1786 al Burgtheater di Vienna, con Mozart stesso alla tastiera del suo fortepiano. Si tratta di un concerto tra i più eseguiti al giorno d’oggi, con citazioni anche in campo pubblicitario. L’adagio, ad esempio, è stato la colonna sonora di uno spot per una grande compagnia aerea europea.

L’allegro iniziale è scritto in forma sonata, ma accanto ai due tradizionali temi, Mozart ne introduce un terzo nella sezione dello sviluppo, per dare maggiore risalto poi alla ripresa. Il pianista ha eseguito in modo impeccabile i passaggi, le scale, i passaggi di bravura che caratterizzano questo brano, al termine del quale è stata suonata anche l’originale cadenza di Mozart. La direzione ha evidenziato tutte le sottigliezze compositive mozartiane, tra cui la scelta timbrica di escludere gli oboi dai fiati, a favore dei clarinetti. Adottando corni, flauti, fagotti, clarinetti e archi, il timbro complessivo ne risulta più contenuto ed intimo, con qualche nota di malinconia soprattutto nel secondo tempo.

Relativamente al secondo tempo, l’indicazione del compositore è Adagio, quasi a sottolinearne il carattere intimo e malinconico. Si tratta di un pezzo stupendo, in fa diesis minore (unica composizione mozartiana in questa tonalità) che, dopo un’apertura per piano solo in ritmo di siciliana, apre all’orchestra piena abbandonandosi in una meravigliosa frase, caratterizzata da una grande drammaticità e da una sconsolata malinconia. Quasi un presagio romantico. Sotto la direzione del Maestro Treviño, l’orchestra ed il pianista si sono alternati ei vari episodi del brano, creando un’atmosfera davvero suggestiva.

Il rondò finale, un brillante Allegro assai nella tonalità principale del concerto (La maggiore) è basato necessariamente sulla continua contrapposizione tra il solo ed il tutt’orchestrale, resa magistralmente dal pianista. Gli applausi finali sono stati calorosi, e dopo la seconda chiamata, il pianista ha eseguito un bis, uno studio di Rachmaninov.

Nella seconda parte del concerto abbiamo assistito all’esecuzione della Sinfonia Domestica Op 53 di Richard Strauss, un poema sinfonico ispirato alla sicurezza della vita familiare, dedicato alla moglie ed al figlio, composto nel 1903.

La prima rappresentazione fu a New York, alla Carnegie Hall con la Wetzler Symphony Orchestra e la direzione dello stesso compositore. Dalle lettere scritte per l’occasione dallo stesso Strauss, riferendosi alla sinfonia come “La Domestica”, il compositore esprime una grande soddisfazione relativamente alla riuscita complessiva del lavoro, nonostante una tiepida accoglienza da parte della critica ed un buon apprezzamento da parte del pubblico. Nel 1929 la sinfonia fu eseguita anche a Roma, sempre sotto la direzione di Strauss, all’Auditorium Augusteo, struttura oggigiorno non più presente nella Capitale in quanto demolita durante gli anni 40’.

Il brano, caratterizzato da un'orchestra molto ampia, è composto da quattro tempi che sono eseguiti senza soluzione di continuità.

Il primo tempo presenta tre temi che ricorreranno nel corso dell’intera composizione: il tema del marito, quello della moglie e quello del bambino. I temi vengono presentati e sviluppati in uno schema di variazioni. Il secondo tempo si intitola Felicità dei genitori e gioco del bambino: uno scherzo. Il terzo tempo Fare e pensare, Scena d’amore ed infine il quarto tempo: Risveglio e bisticcio, Doppia fuga Confusione gioiosa.

La composizione è stata eseguita magistralmente, mettendo in evidenza l’ampio spettro espressivo dei vari movimenti. La scrittura spumeggiante di Strauss, ricca di momenti dal sapore diverso, dalla gioia all’intimità della coppia, dal sereno riposo notturno alla confusione del bisticcio mattutino, è stata interpretata magnificamente dal Maestro, supportato dalla bravura degli orchestrali, anche nelle scene di maggiore complessità.

Particolarmente riusciti sono stati il primo tempo, la scena notturna del terzo tempo e il gran finale con la fuga doppia. Nell’ordine in cui sono stati eseguiti i brani del concerto, sembra quasi un richiamo alla fuga dell’Ouverture del Flauto Magico con la quale si è aperta la serata. In particolare, proprio questo movimento, per la sua brillantezza, per i volumi orchestrali, per la complessità della scrittura sullo spartito e per l’energia dell’esecuzione ha davvero colpito il pubblico che ha contraccambiato con un fragoroso applauso al termine dell’esecuzione.

Tra i numerosi poemi sinfonici di Strauss questo è il meno eseguito oggigiorno, forse anche a causa delle dimensioni orchestrali richieste. Speriamo di sentirne presto anche altri a Santa Cecilia.

Davvero un bel concerto, bravi bravissimi!