Recensioni - Cultura e musica

A Salisburgo una Pasqua di “Resurrezione”

Straordinaria esecuzione della seconda sinfonia di Gustav Mahler con la direzione di Esa-Pekka Salonen in occasione del Festival di Pasqua

Assistere alla seconda sinfonia in do minore di Gustav Mahler “Resurrezione” il giorno di Pasqua è coincidenza poco frequente ma che aggiunge all’ascolto una forte componente emotiva e spirituale, come è accaduto domenica 20 aprile quando le note della partitura mahleriana eseguite dall’Orchestra Sinfonica della Radio Finlandese diretta da Esa-Pekka Salonen sono risuonate nel Festspielhaus di Salisburgo in occasione dell’ultimo Festival di Pasqua

Nel catalogo mahleriano l’opera sinfonica è caratterizzata da un profondo legame con il mondo liederistico ed è proprio in questa sinfonia, la prima in cui il compositore utilizza la voce umana, che questo legame viene suggellato nel quarto movimento, costituito dal lied Urlicht, proveniente dal ciclo Das Knaben Wundenhorn; ciclo che diventerà in seguito fonte di ispirazione anche per la terza e quarta sinfonia. In realtà anche il terzo movimento si rifà allo stesso ciclo, trattandosi di una rielaborazione del lied Das Antonius von Padua Fischerpredigt.
Come nella maggior parte delle sinfonie mahleriane questi due movimenti, insieme al secondo, costituiscono una sorta di intermezzo incastonato tra le due colonne portanti che sono il primo e l’ultimo che, in questa composizione, racchiudono i significati di morte e resurrezione.
Il primo movimento, intitolato nella prima stesura Totenfeier, è infatti una drammatica marcia funebre che riassume le lotte e le sofferenze del defunto che nell’ultimo, durante il Giudizio Universale, si troverà al cospetto di un coro angelico che invocherà la sua resurrezione con le parole del Corale di Klopstock in parte riscritte da Mahler stesso.

Sin dall’attacco del Totenfeier, caratterizzato da tempi sostenuti e da un incedere quasi marziale, si intuisce che quella di Salonen è una lettura tesa a rivelare i punti nevralgici della partitura e ad accentuarne gli aspetti drammatici. Un’interpretazione lucida, affilata come la lama di un bisturi che scava tra le pieghe della partitura, in cui la marcia funebre viene scandita con il rigore dell’ineluttabilità della morte.
Il clima muta in parte nel secondo movimento che, pur nel rigore dell’esecuzione, non perde nulla del suo lirico abbandono mentre il terzo movimento, più chiaroscurato, è caratterizzato da una grande ricchezza di dinamiche e di colori che però non sono più quelli dello Jugendstil, ma di un Mahler ormai proiettato nella contemporaneità.

Gli ultimi 3 movimenti si susseguono senza soluzione di continuità: lo scherzo lascia il posto ad un raccolto e commovente Urlicht, in cui le delicate sonorità dell’orchestra si fondono con la voce morbida e brunita di Jasmin White, cui fa seguito un quinto movimento in cui Salonen domina il materiale sonoro fino alla catarsi finale.
Straordinario l’apporto dell’orchestra, in particolare delle prime parti che escono sempre a testa alta dai ripetuti assoli nelle quali sono coinvolte, e non meno incisivo è l’intervento del Coro della Radio Bavarese diretto da Howard Arman in cui si inserisce il luminoso timbro sopranile di Julie Roset nel mistico finale.

Trionfali al termine gli applausi da parte di un pubblico entusiasta che ha avuto l’opportunità di concludere la Domenica di Pasqua nello spirito della resurrezione.