Recensioni - Cultura e musica

A Verona l’eclettismo pianistico di Arcadi Volodos

A distanza di quattro mesi dal concerto tenuto a Brescia al Festival Pianistico Internazionale il pianista Arcadi Volodos si è e...

A distanza di quattro mesi dal concerto tenuto a Brescia al Festival Pianistico Internazionale il pianista Arcadi Volodos si è esibito a Verona nella stagione organizzata dall’Accademia filarmonica. Con un programma pressoché identico a quello proposto nella precedente occasione e con il quale durante l’estate ha avuto modo di presentarsi in alcune importanti piazze, tra cui il Festival di Salisburgo, il giovane pianista pietroburghese ha ribadito il suo talento anche in questa nuova tappa del suo tour internazionale.
Nonostante l’estremo eclettismo e la frammentarietà dei brani scelti l’impressione che ho avuto di questo concertista trentunenne è quella di un grande virtuoso dalla tecnica eccellente capace di interpretazioni di grande intensità, come peraltro avevo già avuto modo di registrare maggio in occasione del Festival Pianistico.
Il concerto si è aperto con “Guirlandes ed “Enigme” di Aleksander Skrjabin, due schizzi di natura quasi impressionista dalle atmosfere sognanti e rarefatte rese con grande delicatezza, a cui ha fatto seguito la Sonata n. 8, un brano decisamente più articolato dei precedenti peraltro eseguito con altrettanta maestria. A Skrjabin ha fatto seguito una selezione di piccole pagine di Sergej Rachmaninov nelle quali Volodos ha dato prova della sua eccellente versatilità, passando dalle sonorità più drammatiche del Preludio op, 32 n.10 a quelle più liquide del Preludio op. 32 n.5; sfruttando al meglio la tastiera nelle ampie escursioni richieste dal Momento Musicale op. 16 n. 2, per concludere in modo scherzoso con l’”Oriental Sketch” ed una personale rielaborazione della Polka Italienne.
La seconda parte, abbandonati i territori russi, si è aperta con la Sonata D557 di Schubert, un’opera di stampo neoclassico e sostanzialmente accademico, per proseguire con tre composizioni di Franz Liszt nelle quali ha preso il sopravvento la vena romantica dell’interprete. Eccellenti i due brani tratti da “Années de Pèlegrinage”, ovvero il Sonetto 123 del Petrarca e il Penseroso, dei quali è stata cesellata ogni nota grazie ad un tocco sui tasti ricchissimo di sfumature che ne ha valorizzato ogni singolo passaggio. Il concerto si è poi concluso con una doppia riscrittura firmata Liszt-Horowitz della “Danza Macabra” di Camille Saint Saëns, in cui la vena di grande virtuoso di Volodos è emersa in maniera netta grazie ad una esecuzione di grandi abilità ed intensità, ripagata dal pubblico con applausi calorosissimi, proseguiti anche dopo il doppio bis costituito dall’ ”Adagio” dal Concerto per oboe di Alessandro Marcello e da una rielaborazione del quarto Entr’acte della Carmen di Bizet.
A questo punto, dopo essersi confermato come eccellente promessa del nuovo pianismo internazionale, ed a questo proposito posso citare anche un interessante “Concerto n.1 per pianoforte e orchestra” di Čajkovskij ascoltato un anno fa sempre a Brescia, attendiamo il giovane russo al banco di prova con spartiti più complessi ed elaborati per poterlo finalmente ascrivere nel registro dei grandi.

Davide Cornacchione 21/9/2003