Recensioni - Cultura e musica

Al Gärtnerplatztheater di Monaco il Messia di Händel in versione scenica

Splendida messa in scena di Torsten Fischer

Dopo un completo restauro terminato nel 2017 il Gärtnerplatztheater di Monaco è diventato il secondo teatro d'opera della capitale bavarese. Propone un repertorio di teatro musicale innovativo per proposte e allestimenti.

Non fa eccezione la teatralizzazione del Messia di Georg Friedrich Händel in una versione scenica curata da Torsten Fischer che inserisce testi tratti da "Il Testamento di Maria" dello scrittore irlandese Colm Toibin. Si tratta infatti di una versione totalmente scenica del celebre oratorio affidato al mobilissimo e sorprendente coro del Gärtnerplatztheater e all'omonimo corpo di ballo. In una scena completamente asettica costituita da tre grandi gradoni digradanti verso il proscenio - ad opera di Herbert Schaefer - il regista costruisce una drammaturgia complessa in cui una donna segue le vicissitudini del figlio che poi si rivelerà essere metafora e incarnazione del cristo. La donna lotta con il coro e con entità etniche diverse per salvare e difendere il figlio che per la sua premonizione e chiaroveggenza è attaccato da tutti. In questa azione si inserisce magistralmente l'oratorio Haendeliano creando costantemente metafore, controsensi, corto circuiti mentali fra le parole del pezzo sacro e quanto accade in scena: amori fra Ebrei e Palestinesi, tentativi di nozze, riconciliazioni e pestaggi feroci. Il tutto in un mondo popolato di personalità anonime che riescono a connotarsi soltanto attribuendosi simboli religiosi.

La madre alla fine del primo tempo sembra perdere la sua battaglia, tanto che, in una scena concitata e magistralmente eseguita, il figlio - il bravissimo danzatore David Valencia - viene ucciso e crocefisso dalla folla inferocita che poi si sdraia tranquillamente a dormire facendosi letteralmente rotolare sopra il corpo martoriato di questo agnello sacrificale.

Il secondo atto si apre in una stanza di ospedale dove la madre, ormai morente, assiste impotente alla deificazione del figlio che riappare come visione mistica con le stimmate alle mani e una vistosa ferita al costato. Il coro adesso si perde davanti ad infiniti computer che trasmettono e amplificano il messaggio cristologico di un protagonista che in realtà sembra ignaro, spaesato e trascinato dalla massa e dagli eventi. Il coro, ormai convinto seguace del nuovo messia, lo riempie letteralmente di fucili mitragliatori e quando il "cristo" ricoperto di armi farà piovere dall'alto una pioggia di denaro si sprigiona il celebre "Alleluya" in una scena catartica che da sola vale l'intero spettacolo. Agghiacciante la conclusione della madre morente, e qui bisogna sicuramente ringraziare il romanzo di Toibin, dove Maria, vedendo questi effetti del cristianesimo, prega di poter tornare indietro e maledice il sacrificio del figlio.

Spettacolo potente e controverso quello di Torsten Fischer, una lettura che non può non porre domande o lasciare indifferenti. Il regista si avvale di un ensemble splendido che gli permette di raggiungere vette altissime di teatro danza e di teatro musicale. Favoloso il coro, vero motore dell'azione, sempre presente in scena in una impegnativa performance teatrale e musicale. Lo stesso dicasi per il corpo di ballo nel quale svetta la prova maiuscola del figlio interpretato da un intenso e appassionato nonché bravissimo David Valencia. Partecipe e coinvolta l'attrice Sandra Cervik nella parte di Maria. Ottimi anche tutti gli interpreti di canto che seguono validamente la complessa e spesso fisicamente impegnativa messa in scena, mantenendo sempre un buon livello di canto e una linea interpretativa coerente e amalgamata. Essi sono: Timos Sirlantzis, Jennifer O'Loughlin, Alexandros Tsilogiannis, Mària Celeng, Dmitry Egorov e Anna-Katharina Tonauer. L'orchestra del Gärtnerplatztheaterera ottimamente diretta da Anthony Bramall.

Grande successo a fine serata. Un teatro esaurito ha tributato una "standing ovation" a tutti gli interpreti.

 

(R. Malesci 01/11/19)