Recensioni - Cultura e musica

Alessandra Ferri nell'Heure exquise

Il balletto di Bejart sul palcoscenico del Teatro Regio di Parma 

La coreografia scritta da Maurice Bejart nel 1998 si ispira alla commedia di Samuel Becket “Oh, les beaux jours” ed è immaginata come pièce per un’artista âgèe che al debutto vedeva protagonista una sessantaduenne Carla Fracci in coppia con Micha Von Hoecke.

Nel 2021 Alessandra Ferri decide di festeggiare i suoi quarant’anni di carriera con questo pezzo che, per certi versi, si sta trasformando in un omaggio alla grande artista scomparsa da poco. Nell’edizione parmense la Ferri è affiancata dal ballerino Thomas Whitehead.

Lo spettacolo, su gentile concessione di Fondation Maurice Béjart, è stato rimontato da Maina Gielgud utilizzando gli spazi Oriente e Occidente di Rovereto. Il debutto è avvenuto nel giugno 2021 al Ravenna Festival ed è stato presentato successivamente in vari festival e teatri di rilievo internazionale (Torinodanza, Baden Baden Festival, Linbury Theatre@Royal Opera House, Opera Garnier Monte-Carlo); il 14 aprile “L’Heure” di Alessandra Ferri ha iniziato la sua tournée italiana partendo da Brescia facendo tappa al Piccolo Teatro Strehler di Milano per poi proseguire a Trento, Padova, Treviso, Venezia e arrivare ora a Parma.

Nell’idea di Bejart la Minnie di Beckett è sepolta fino all’altezza della vita da una montagna di scarpette da punta secondo la bellissima idea scenografia realizzata con la sponsorizzazione della celebre casa produttrice di scarpe da punta Freed of London (nel testo dello scrittore irlandese la protagonista era immersa in un cumulo di sabbia). Suona la sveglia e Minnie è felice di vivere il nuovo giorno come un regalo. Tutti dovremmo esserlo, ma tendiamo a dimenticarlo. Minnie sente il rimpianto per la sua vita passata; le scarpette che la circondano le portano alla memoria quando danzava e ci dice: “Io non sono un’attrice, ma una ballerina”. Forse quando diventeremo vecchi, tutti ricorderemo di essere stati altro nella vita.

La montagna di scarpe si apre (talvolta con qualche difficoltà) e vediamo l’esile corpo della Ferri su uno sgabello. Lei scende ed inizia la trasformazione. Si toglie gli stivaletti scaldapiedi, la calzamaglia di lana ed inizia a muovere i primi e pochi passi. Anche Willie inizia ad interagire e insieme fanno piccole prese.

Il riscaldamento dei ballerini inizia alla sbarra ogni giorno. Poi al centro qualche port de bras, accenni di pirouettes per arrivare ai piccoli e grandi salti. Lo specchio, inseparabile compagno di vita di tutti i danzatori, compare più impietoso di qualsiasi maestro e insegna a non mentire a noi stessi trasformandoci in vittime e carnefici al tempo stesso. Quello che vediamo ormai non ci piace più? Sta solo a noi prendere decidere come vogliamo vederci ed essere visti.

Le musiche di Webern, Mahler, Mozart, Lehar e Youman accompagnano i pochi passi di danza che vediamo sul palcoscenico, ma le parole ci ricordano che “E’ sempre meraviglioso imparare ogni giorno” e “Non c’è niente di più bello della danza”.

Tra gli oggetti di scena più importanti scelti da Roger Bernard, oltre alle innumerevoli scarpette da punta rosa, figurano un ombrello rosso, la sbarra, uno specchio e finanche la pistola messa in mano a Winnie da Beckett, nell’unico momento drammatico della pièce, dato che il messaggio che passa è quello della gratitudine, dalla leggerezza e del ricordo gioioso per i tempi che furono.