Il ciclo Reflektor Manfred Eicher si è aperto con una straordinario concerto dedicato alle musiche del compositore estone diretto da Tõnu Kaljuste
La Elbphilharmonie è uno splendido miraggio che si erge nel cuore del porto di Amburgo. Straordinaria sia dal punto di vista acustico che architettonico questa sala concerti è diventata in breve tempo uno dei principali luoghi d’attrazione della città anseatica, grazie anche ad una programmazione stimolante e di grande interesse culturale. La prima settimana di febbraio ha visto protagonista la ECM, casa discografica tedesca che ha fatto della diffusione della musica colta contemporanea la sua missione: in occasione dei 50 anni di attività, la Elbphilharmonie ha programmato una serie di concerti dedicata al suo fondatore Manfred Eicher.
Sotto il titolo Reflektor Manfred Eicher, si sono quindi succeduti sul palco alcuni tra i più prestigiosi interpreti che questi anni hanno inciso per la celebre etichetta, tra cui Louis Sclavis, Meredith Monk, Kim Kashkashian, dove hanno eseguito dal vivo brani ormai divenuti pietre miliari del loro repertorio.
L’attesissimo evento inaugurale, sold out già da alcune settimane, vedeva l’esibizione della Tallinn Chamber Orchestra e dell’Estonian Philharmonic Chamber Choir diretti da Tõnu Kaljuste in un programma di musiche di Arvo Pärt. Del musicista Estone, la cui pubblicazione di alcune sue composizioni negli anni ‘80, segnò una svolta importante per la casa discografica di Monaco di Baviera, è stata eseguita una serie di brani che coprivano quasi 40 anni di attività.
Fratres e Cantus in Memory of Benjamin Britten, che hanno aperto la serata, appartengono a quel nucleo di composizioni che negli anni ’70 furono alla base del cambiamento radicale nello stile di Pärt, dalla musica dodecafonica a quello che lui ha definito “Tintinnabuli” -ovvero un metodo compositivo apparentemente semplice, basato su una triade di note che suonano come una campana- e che apparvero in Tabula rasa, il suo primo cd inciso per la ECM che lo fece conoscere al grande pubblico.
In Fratres un violino solista – l’ottimo Harry Traksmann- espone un tema estremamente dinamico, basato sulla figura dell’arpeggio, che nelle successive variazioni dialoga con gli archi che si esprimono con semplici accordi. In Cantus in Memory of Benjamin Britten invece è il delicato rintocco di una campana tubolare a costituire il fulcro della composizione intorno alla quale si sviluppa il disegno degli archi in un crescendo magnificamente eseguito dallaTallinn Chamber Orchestra. Con Adam’s Lament, la più recente delle composizioni in scaletta, si è chiusa la prima parte del programma aprendo l’ampia sezione di musica sacra che è proseguita anche per tutta la seconda parte.
La rivoluzione stilistica di Pärt nacque infatti dall’ascolto del canto gregoriano, ed il suo legame con la musica sacra, sia cattolica che ortodossa, si è mantenuto estremamente saldo nel corso degli anni.
Nel brano successivo, Salve Regina, che oltre al coro ed all’orchestra d’archi vede protagonista anche la celesta, viene ulteriormente sviluppato lo stile dei Tintinnabuli, mentre la conclusione del concerto è stata affidata al coinvolgente Te Deum per tre cori, archi, pianoforte preparato e arpa eolica.
Superlativa l’interpretazione offerta dalla Tallinn Chamber Orchestra e dell’Estonian Philharmonic Chamber Choir, che, grazie al lungo sodalizio tra il loro direttore Tõnu Kaljuste e Arvo Pärt, hanno confermato di essere gli interpreti ideali di questa musica. La ricchezza delle dinamiche e la perfezione dei delicatissimi equilibri sonori hanno contribuito ad un’esecuzione memorabile, salutata alla fine da applausi entusiasti, trasformatisi in una vera e propria standing ovation quando sul palco sono saliti anche Eicher e Pärt.