Recensioni - Cultura e musica

Ancona: Mayer e la Form incantano lo Sperimentale

Dirige Albrecht Mayer, primo oboe dei Berliner Philarmoniker

La ricca stagione sinfonica della Form giunge quasi al termine, ma ancora riserva delle interessanti e magiche serate, come quella al Teatro Sperimentale di Ancona, dominata dalla presenza di un nome prestigioso a livello internazionale come Albrecht Mayer, il primo oboe dei Berliner Philharmoniker (forse la migliore orchestra al mondo) che si è esibito sia come solista, che come direttore.

Nella prima parte del programma si è e omaggiato Wolfgang Amadeus Mozart con l'ouverture da "Così fan tutte K. 588" (che insieme al "Don Giovanni" e "Le nozze di Figaro" completa la trilogia italiana scritta con il librettista Lorenzo Da Ponte) eseguita con il giusto brio e interessanti colori orchestrali. Si è proseguito con la prima esecuzione italiana del "Concerto per oboe e orchestra in fa magg., Op. 29" denominato K.293. Mozart scrisse cinquanta battute complete delle parti orchestrali, seguite da altre venti battute con la parte dell'oboe e un accenno a quella del violino per sole due battute. Nel 2020 il compositore svizzero Gotthard Odermatt su richiesta di Albrecht Mayer completò questo abbozzo di primo movimento e nel 2024 l'intero concerto con il secondo e il terzo movimento, su motivi creati ex novo da Mayer. Nel primo movimento (allegro) c'è un perfetto equilibrio e dialogo tra il solista e l'orchestra, nel secondo movimento (adagio non troppo) si toccano interessanti vette di pathos e nel brillante rondò finale si sente la chiara impronta mozartiana.

Mayer è empatico, comunicativo, preciso ed energico, la sua è stata una direzione sicura, fluida, rispettosa della partitura, un “Profondo inchino a Mozart”. L'orchestra ha fatto del suo meglio per essere all'altezza di un nome così prestigioso.

Si sono poi raggiunte vette meravigliose quando nel bis ha eseguito la sinfonia dalla cantata "Ich hatte viel Bekümmernis" BWV 21 di Johann Sebastian Bach, composta nel 1713. In questa è stato sublime, appassionato, estremamente curato nel fraseggio, con la voce dello strumento bellissima ed evocativa. Una esecuzione da manuale accompagnata con classe da Alessandro Cervo e Simone Grizi (violini), Jone Diamantini (viola), Alessandro Culiani (violoncello) e Luca Collazzoni (contrabbasso).

Nella seconda parte è stata eseguita la "Sinfonia n.3 in mi bemolle magg., Op. 55" nota come “Eroica” di Ludwig van Beethoven, composta tra il 1802 e il 1804. Formata da quattro movimenti (Allegro con Brio, Marcia funebre: Adagio assai, Scherzo: Allegro vivace e Finale: Allegro molto), stravolge tutti i paradigmi sinfonici, gettando le prime basi di transizione tra il classicismo e il romanticismo. Inizialmente scritta per Napoleone (che come Hegel aveva visto nel generale corso "cavalcare lo spirito del mondo") gli indirizza una dedica, che in seguito disconoscerà in un impeto di sdegno, strappando il frontespizio dell'opera, dopo la sua incoronazione a imperatore. Proprio per questa delusione la sinfonia sarà quindi definitivamente intitolata "Sinfonia Eroica composta per festeggiare il sovvenire di un grand'uomo".

La terza sinfonia ha fatto brillare la Form, dove nell'intreccio orchestrale si sono messi in gran luce Sergio Bosi e Fabrizio Fava (rispettivamente primo clarinetto e primo oboe) con il suono puro e brillante dei loro strumenti. Un plauso a tutta l'orchestra, che sotto la bacchetta di Mayer ha trovato una forza ed una accuratezza assolutamente adatte ad un repertorio del genere.

Una sala completamente piena ha risposto con numerosi applausi, sapendo apprezzare la grandezza e la generosità di un artista come Mayer, oltre ovviamente alla Form, sempre più affiatata e compatta.

Alla fine la bellezza riesce sempre a trionfare, perché come diceva Beethoven “La musica è una rivelazione, più alta di qualsiasi saggezza e di qualsiasi filosofia”.

Marco Sonaglia (Teatro Sperimentale-Ancona 8 maggio 2025)