Recensioni - Cultura e musica

Applausi e dissensi per Luisa Miller

Luisa Miller: opera poco rappresentata in quanto non considerata un capolavoro assoluto, ma non per questo priva di pregi all’asco...

Luisa Miller: opera poco rappresentata in quanto non considerata un capolavoro assoluto, ma non per questo priva di pregi all’ascolto e di difficoltà nell’allestimento.
Pur essendo un lavoro tutto sommato discontinuo, al sui interno vi sono momenti indubbiamente riusciti, basti pensare a “Quando le sere al placido” che è una delle più belle arie scritte in assoluto da Verdi, e poi non va dimenticato che qui siamo nella fase conclusiva dei cosiddetti “anni di galera” e che il titolo successivo, ovvero “Rigoletto”, segnerà l’inizio della maturità del grande bussetano. Per tutte queste ragioni, ed altre ancora, tra cui l’esigenza di un cast tutto di prime parti, la sua messinscena nasconde parecchie insidie, e questa è l’impressione che si è avuta assistendo a questo allestimento prodotto dal circuito lombardo.

L’aspetto visivo era affidato allo scenografo Giovanni Agostinucci che firmava anche regia e costumi. Se le scene erano invero suggestive, rievocando, grazie anche ad un sapiente uso delle luci, ora i boschi del Tirolo, ora l’algido castello di Walter, e lo stesso si può dire dei costumi (eccezion fatta per qualche forzatura come ad esempio nel vestito di Federica) per quanto riguarda l’aspetto registico il risultato era più dubbio.
Come nel precedente Don Carlo abbiamo assistito a cantanti impacciati e privi di padronanza del palcoscenico, masse corali disposte in maniera assolutamente convenzionale, ed una certa schematicità nelle idee.

Anche dal versante musicale il risultato è stato discontinuo. L’orchestra dei Pomeriggi Musicali diretta da Roberto Tolomelli raramente è andata al di là di un’anonima correttezza. Luisa Miller è una partitura ricca di contrasti, che richiede una lettura forse un po’ esteriore ma sicuramente energica, mentre quella ascoltata in quest’occasione era pallida e diafana, quasi timorosa di imporsi.
Tra i cantanti spiccavano Katia Pellegrino, nel ruolo del titolo ed Angelo Veccia in quelli di Miller. Si tratta di due giovani voci ancora da perfezionare ma sicuramente interessanti e meritevoli di lodi.
A tratti in difficoltà è apparso invece Bonaldo Giaiotti, che sostituiva Giorgio Giuseppini nel ruolo di Walter. Ad una grande esperienza e padronanza della scena si accompagna purtroppo un organo vocale ormai compromesso dagli anni.
Decisamente improponibile invece il tenore Francesco Grollo nel ruolo di Rodolfo. Voce pallida e sbiancata, priva di acuti e spesso in difficoltà di volume. Al termine del primo e del secondo atto dal loggione sono piovute energiche contestazioni a lui indirizzate.
Corrette le prove di Gianvito Ribba quale Wurm e di Alessandra Palomba nel ruolo di Federica.
Al termine applausi cordiali atutti gli interpreti, che hanno preferito evitare le uscite singole, da un pubblico che riempiva il teatro per metà.

Davide Cornacchione (7/12/01)