Un’Aida nella miglior tradizione areniana quella ideata da Franco Zeffirelli per inaugurare l’ottantesimo Festival Lirico dell’Are...
Un’Aida nella miglior tradizione areniana quella ideata da Franco Zeffirelli per inaugurare l’ottantesimo Festival Lirico dell’Arena di Verona. Con il consueto dispendio di masse e con costumi sgargianti e colorati questa volta Zeffirelli è riuscito ad evitare di cadere nel “troppo” visto per gli allestimenti di Carmen, dove la sovrabbondanza di comparse non permetteva di identificare i protagonisti, o di Trovatore con uno dei conventi più affollati di suore della storia della chiesa.
Zeffirelli scenografo costruisce un’imponente piramide rotante interamente ricoperta da tubi bronzei e iscrive l’arena in un orizzonte estremamente simmetrico di sfingi e statue egizie. L’impatto visivo è grandioso e di sicuro effetto, le masse, pur senza invenzioni originalissime, hanno una disposizione geometrica e il colpo d’occhio finale è sicuramente efficace. Peccato per l’immensa statua utilizzata nella scena del tempio che dipinta in modo naturalistico anziché con sfumature bronzee faceva purtroppo molto effetto parco dei divertimenti rovinando la coerenza della scenografia. Sfarzosi i costumi di Anna Anni anche se in questo caso ci sono alcune cadute di gusto che si potevano evitare, come un Ramfis dorato e leopardato nella scena del trionfo oppure i costumi aborigeni dei ballerini. Bruttini anche i costumi per Aida, mentre Amonasro, come del resto spesso accade, pareva il solito venditore di tappeti.
Efficaci gli ultimi due atti a cui la sobrietà unita a degli effetti luminosi di sicura suggestione ha sicuramente giovato. Nell’opera è stato costruito un personaggio ad hoc per Carla Fracci che però niente di particolare ha apportato allo svolgimento drammatico. Nell’anfiteatro aleggiavano anche alcuni figuranti vestiti da uccelli di cui però si perdeva nel tripudio delle masse sia il senso che la dislocazione. Ottima prova per Roberto Bolle e Myrna Kamara costretti però a danzare una coregrafia abbastanza insignificante ideata da Vladimir Vassiliev.
Dal punto di vista canoro il migliore della serata è stato l’Amonasro di Carlo Guelfi che nella sua breve parte ha sfoggiato voce sicura e piglio drammatico da fuoriclasse anche negli immensi spazi areniani. Generoso e con acuti svettanti il Radames di Salvatore Licitra ha vinto più per baldanza che per introspezione offrendo nel complesso una buona prova. Corretta e partecipe l’Amneris di Marianne Cornetti anche se la sua voce risultava piccola in Arena. Buona anche la prova di Michel Crider come Aida anche se spesso il passaggio di registro risultava sforzato e molti acuti tendenti all’urlo. Professionali Giambattista Parodi, Ramfis, e il Re di Marco Spotti.
Buon successo per tutti gli interpreti in un anfiteatro stracolmo.
R. Malesci
(15 Agosto 2002)