Recensioni - Cultura e musica

Assaggi di balletto per la Moscow State Symphony Orchestra

Schiaccianoci di Čajkovskij e Romeo e Giulietta di Prokofiev per il secondo concerto del Settembre dell’Accademia

Ogni orchestra di marcata personalità e radicata nella propria cultura nazionale, quando si trova a dover affrontare tournée all’estero, cerca di presentare programmi che includano i “gioielli” del  repertorio della propria tradizione musicale. Ed infatti dopo il concerto rigorosamente tedesco offerto al Teatro Filarmonico dalla Staatskapelle Dresden, la Moscow State Symphony Orchestra si è esibita,  per il secondo concerto del Settembre dell’Accademia, in una serata nei nomi di Čajkovskij e Prokofiev.

Se sugli autori non c’era nulla da eccepire, trattandosi di due tra i massimi compositori di sempre, qualche perplessità poteva nascere dalle partiture selezionate: infatti il programma, comprendente la Marcia Slava ed il secondo atto dello Schiaccianoci di Pëtr Il’ic Čajkovskij ed una suite dal Romeo e Giulietta di Sergej Prokofiev, dava più l’idea di una serie di “assaggi musicali”che di un concerto compiuto, mancando un vero e proprio pezzo forte attorno al quale sviluppare un percorso musicale.
In ogni caso, partendo dal presupposto che il filo conduttore fosse il balletto russo tra otto e novecento, come brano d’apertura (e unico fuori tema) è stata scelta la Marcia Slava di Čajkovskij, di cui l’interpretazione di Pavel Kogan, dal 1990 direttore musicale della formazione,  ha esaltato maggiormente l’aspetto retorico rispetto a quello musicale. Una direzione estremamente spedita e marziale, povera di sfumature, ha appiattito ulteriormente una composizione che tutto sommato potremmo definire “di circostanza” e sicuramente non tra le più significative del repertorio sinfonico del grande musicista.
Decisamente migliore è stata l’esecuzione della suite dal Romeo e Giulietta, in cui l’orchestra è parsa più a fuoco, soprattutto nei pezzi più eroici e concitati, quali “Montecchi e Capuleti” e la “Morte di Tebaldo” mentre, anche in questo caso, un ritmo a volte in po’ sbrigativo ha  penalizzato i passaggi più lirici ed intimisti, quali ad esempio l’”Infanzia di Giulietta”.
Discontinua anche l’esecuzione nella seconda parte del concerto, interamente dedicata al secondo atto dello Schiaccianoci. Ad una Berceuse non proprio impeccabile hanno fatto seguito una suggestiva “Danza del caffè” ed un Trepak molto irruento ma non curatissimo nei dettagli. Più equilibrato il prosieguo sino all’apoteosi finale.
Nel segno della musica da ballo anche i due bis concessi dall’orchestra, ovvero due danze slave di Antonin Dvořak.

Davide Cornacchione 13/09/2008