Recensioni - Cultura e musica

BRESCIA: Les porteuses de mauvaises nouvelles 15 anni dopo

Ieri sera al Teatro Grande di Brescia è andato in scena il revival di uno spettacolo del 1989 che portò all’attenzione internazion...

Ieri sera al Teatro Grande di Brescia è andato in scena il revival di uno spettacolo del 1989 che portò all’attenzione internazionale Wim Vandekeybus, coreografo fiammingo dallo stile incisivo. Ultima Vez in collaborazione con la portoghese Companhia Instavel riprende quindi, dopo 15 anni, “Les porteuses de mauvaises nouvelles” per portare i giovani danzatori portoghesi a confrontarsi con lo stile così preciso e specifico di Vandekeybus. Un titolo che non ha nulla a che fare con lo spettacolo. Come nulla hanno a che vedere tra loro un pub dove si gioca a freccette e ci si studia; una zattera in mezzo ad un mare molto agitato e dove si fatica a mantenere l’equilibrio, ma si vuole assolutamente provarci; una giungla dove ci si muove sinuosamente come dei felini; o un ambiente metropolitano non meglio identificato dove gli uomini si affannano a cercare di elevarsi e dove miseramente ci si ferma, appena raggiunto un oggetto tanto desiderato.
Nulla a che vedere se non il fatto che possano essere tutti quadri interpretabili come metafore della vita, di questo nostro mondo dove vi sono uomini che si affannano a raccontare storie senza riuscire a terminare perché interrotti da altri uomini oppure perché, ormai raggiunto il loro obiettivo, non c’è più motivo di affannarsi.
Ma aldilà delle metafore che si possono leggere rimane, al disopra di tutto, il corpo, le forme che esso assume nel gesto atletico della danza, nelle storie che esso racconta, negli strappi che sembra dare, in quell’alternarsi brusco e ininterrotto delle posizioni a terra, aeree, in braccio, o nelle cadute; tutto più simile ad un gioco di perenni bambini che cercano nuove esperienze corporee, improvvise e fantasiose, che non ad una coreografia eseguita da ballerini. Ma la coreografia c’è eccome e a volte è talmente complessa da rendere quasi impossibile vederne tutti i dettagli, ma proprio per questo molto coinvolgente.
Uno spettacolo particolare, da vedere, e forse anche da rivedere per poter apprezzare tutte le sfaccettature di questo caleidoscopio formato da otto ballerini ed una scena da loro stessi continuamente modificata.
Valeria Bisoni 2 Dicembre 2004