Recensioni - Cultura e musica

BRESCIA:Viaggio nella Mitteleuropea con la Budapest Festival Orchestra

Programma eterogeneo ma molto coerente quello offerto a Brescia dall’Orchestra del Festival di Budapest in occasione del 40o Festi...

Programma eterogeneo ma molto coerente quello offerto a Brescia dall’Orchestra del Festival di Budapest in occasione del 40o Festival Pianistico; infatti la scelta operata dal Direttore stabile Ivàn Fischer, pur affrontando quattro autori differenti tra loro, si poteva considerare come un ampio excursus nella musica mitteleuropea tra metà ottocento ed inizio novecento. Tutte e tre le capitali dell’Impero Asburgico sono state così toccate: in apertura la Praga di Dvořàk seguita dalla Vienna di Schumann per chiudere con la Budapest di Bartòk, con la piccola intrusione del russo Prokof’ev di cui però è stata eseguita la Sinfonia Classica, ovvero la sua composizione più “viennese” in assoluto. L’orchestra ha dimostrato di trovarsi molto a suo agio in questo repertorio, infatti tutti i brani sono stati suonati con sicurezza e con un’interpretazione sempre convincente.
L’apertura è stata dedicata alla Leggenda op. 59 n.6 ed alla bellissima Danza Slava op.72 n.1 di Antonin Dvořàk, brani in cui la lettura offerta da Fischer si è profusa in una tavolozza ricchissima di colori e di contrasti dai toni briosi e trascinanti. Pur trattandosi di due composizioni minori nate in occasioni di circostanza, la convinzione e la bellezza dell’esecuzione ne hanno esaltato tutte le caratteristiche di eleganza ed allo stesso tempo di folklore che vi coesistono.
La prima parte si è quindi conclusa con il Concerto per Pianoforte di Robert Schumann, per il quale nel ruolo di solista è stato invitato il pianista Dezsö Ranki. In questo caso la simbiosi tra pianoforte ed orchestra ha mostrato qua e là qualche smagliatura: infatti ad un primo tempo sostanzialmente corretto, per il quale sono state scelte delle sonorità tutto sommato più lievi e meno cupe rispetto a quanto si è abituati a sentire, e ad un intermezzo abbastanza funzionale, è seguito un finale privo di smalto in cui il lo strumento solista non era sempre perfettamente in linea con l’orchestra, non riuscendo mai ad appropriarsi fino in fondo della partitura. Decisamente più sicuro ed efficace si è mostrato Ranki nella Czarda di Liszt offerta come bis.
La seconda parte si è aperta con la splendida Sinfonia in re maggiore “Classica” di Sergej Prokof’ev: un delizioso omaggio allo stile haydniano scritto con quello spirito e quell’ironia che hanno sempre caratterizzato la produzione del compositore russo. L’orchestra ha mostrato una straordinaria padronanza di quest’opera offrendo un’esecuzione gioiosa e di ampio respiro in tutti e quattro i movimenti, tra i quali si è distinta una gavotta di grande brio e vitalità, al punto da ricordare una danza alla corte imperiale.
Il programma si è concluso con un’eccellente Suite dal Mandarino meraviglioso di Béla Bartòk, degnissima conclusione di una grande serata. In una partitura tutt’altro che facile Fischer è riuscito a trarre dai suoi orchestrali sonorità sinistre e ferine, quasi ancestrali (è risaputo il legame ideale tra questa suite e la “Sagra della primavera”), senza perdere per un solo istante la tensione dell’esecuzione, terminata in un crescendo tesissimo ed accolta da applausi convinti.
Sull’asse Vienna-Budapest anche il bis concesso, ovvero la danza ungherese n. 6 di Brahms.

Davide Cornacchione 23/5/2003