Recensioni - Cultura e musica

Beethoven e Gardiner a Bologna

Ottava e Nona Sinfonia di Beethoven con l’Orchestra Mozart e la bacchetta di John Eliot Gardiner

Un concerto straordinario ed emozionante quello programmato dall’Accademia Filarmonica di Bologna presso il Teatro Manzoni della città felsinea per il numeroso pubblico intervenuto ad ascoltare l’Orchestra Mozart a chiusura del ciclo beethoveniano sulle nove Sinfonie, avviato nel 2022.

Sul podio John Eliot Gardiner in sostituzione di Daniele Gatti impossibilitato a completare il progetto per improvvisa indisposizione. Un concerto atteso sia per il programma, sia per la novità direttoriale. L’Ottava e la Nona Sinfonia di Beethoven, l’una poco eseguita, l’altra maggiormente risonante nelle sale concertistiche internazionali, sono state oggetto della pregevole tournée organizzata per tre serate consecutive a Ferrara, Bologna e Milano. La drammatica separazione artistica avvenuta tra l’ottantunenne Director e il Monteverdi Choir & Orchestras, dopo sessant’anni di attività per un accesso d’ira da parte del suo fondatore, ha generato curiosità e aspettative per la risalita del Maestro sul podio e la sua interpretazione dei due capolavori beethoveniani. Emozionante e aderente alle intenzioni compositive e alla profondità dell’inquieto e impetuoso animo beethoveniano è l’interpretazione delle due Sinfonie esibite da Gardiner e dall’eccellente compagine orchestrale, nata venti anni fa per volontà di Claudio Abbado e costituita dalle prime parti delle migliori orchestre internazionali. Energico, potente e virile è lo spirito evocato dalla bacchetta britannica per un Beethoven influenzato dalla temperie culturale dello Sturm und Drang.

Tra dinamiche marcate e contrastanti, agogiche sostenute e variazioni tematiche, eleganti e delicati cantabili, interrotti da improvvisi e preponderanti sonorità sferzate, scorrono le due Sinfonie in una crescente tensione emotiva che si diffonde tra gli ascoltatori come tra gli orchestrali i quali, conquistati dal carisma di Gardiner e rapiti dalla sua ponderata gestualità, suonano con massima concentrazione in una sorta di energia osmotica con il Direttore, restituendo sonorità poderose e di gran fascino, perfettamente aderenti alla volontà compositiva del Maestro di Bonn.

Avvincente è l’ascolto dell’Ottava Sinfonia, tanto amata da Wagner, la “piccola” e la migliore scritta da Beethoven, come lui stesso ebbe a riferire, in cui tra provocazioni settecentesche, tratti umoristici e burleschi, ambiguità e capricciosità ideative, si scorge un apparente ritorno ai modi presunti di Haydn e Mozart attraverso una sorta di rivisitazione stilistica à la manière de, familiare all’estetica del neoclassicismo di Stravinskij. Il primo tempo, Allegro vivace e con brio in forma-sonata, scorre tra marcati e briosi contrasti dinamici dei due temi: sereno, delicato e cantabile l’uno; asciutto, forte e ritmico l’altro. Qui, Gardiner ne richiama i caratteri assumendo una postura danzante e flessibile, ispirata al periodare musicale, evocante il mondo di serena e sorridente leggerezza e il senso gioioso della vita ivi sotteso, sempre auspicato ma raramente provato da Beethoven. Divertito e giocoso è il suo piglio nella direzione del secondo tempo, l’Allegro scherzando, spiritosa parodia del Metronomo di Mälzel, che nei primi anni del XIX secolo si stava perfezionando. Ricordiamo che la composizione della Sinfonia risale al 1812 e che lo spunto tematico è tratto dal canone scherzoso Lieber Mälzel, op. 162, elaborato dallo stesso Beethoven con le parole “Ta, ta, ta, caro Mälzel …”.

La destrezza di Gardiner si manifesta tutta nella conduzione del Tempo di Minuetto, scritto da Beethoven a guisa di parodia del genere settecentesco, utilizzando un suo vecchio motivo scritto nel 1792. Qui, richiamando il gradevole palleggiamento di vezzi melodici tra i corni e il clarinetto, il Maestro britannico rifugge dai nostalgici echi settecenteschi esigendo suoni marcatamente sferzati, oltre che sonorità iridescenti ammiccanti al sinfonismo brahmsiano. Smisuratamente incalzante è la velocità da lui impressa nel Finale, Allegro vivace, del piccolo capolavoro sinfonico, volendo rappresentare verosimilmente, attraverso la ricca rete polifonica di questa pagina, quanto di concitato e febbrile fosse nell’animo e nel carattere di Beethoven.

Un’esplosione titanica di suoni, ritmi militareschi, echi polifonici e operistici, impulsi dinamici, risuonano per tutta la durata della Nona Sinfonia, massimo capolavoro rivoluzionario del compositore renano. In svariate forme, essa incarna gli ideali di universalismo umanitario e redenzione spirituale, prorompendo festosamente nel finale con un messaggio di libertà e fratellanza universale, attraverso l’esaltazione dell’ode di Friedrich Schiller, “An die Freude”. Si tratta di un Inno alla gioia e alla libertà, esaltato e rinvigorito con dirompente logos musicale dall’Orchestra, dal Coro del Teatro Comunale di Bologna, ben preparato da Gea Garatti Ansini, e dai solisti: Markus Werba (baritono), Bernard Richter (tenore), Eleonora Filipponi (mezzosoprano), Lenneke Ruiten (soprano). Possente è il grido del baritono: “O amici, non più questi suoni, ma altri intoniamone di più piacevoli e lieti…”, esposto al termine del Recitativo declamato dai violoncelli e contrabbassi con vibrante pathos, cui prontamente rispondono il poderoso Coro e i solisti, intonando le impervie note del “tema”, divenuto emblema dell’Unione europea. L’ Allegro assai del Finale è un susseguirsi incalzante di emozioni, suscitate dalla musica condotta a velocità inebriante da Gardiner con l’intento di sottolineare la luminosa e festosa gioia, conquistata al termine di un graduale percorso di liberazione dal male, dall’odio e dalla cattiveria, nella speranza che possa accompagnare e affratellare tutti gli Uomini della terra.

La Nona Sinfonia è il testamento spirituale di Beethoven, figlio dell’Illuminismo, che con spirito protoromantico congiunge la sua parola più alta all’orchestra: la “sacra parola” in cui germinano i semi della pace e solidarietà universale.

Puro “incanto” per questo Concerto, concluso con gioiosi abbracci tra gli orchestrali, doverosamente chiamati, uno dopo l’altro, dall’acclamato Maestro a godere dei meritati e scroscianti applausi profusi dal pubblico per oltre dieci minuti!