Recensioni - Cultura e musica

Bel concerto dedicato a Mozart e a Vasks a Roma

Con la direzione di Ottavio Dantone, Adriana Ferreira al flauto e Silvia Podrecca all’arpa, Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia

Davvero un bel concerto, con alcune delle composizioni più importanti del grande salisburghese, con la presenza di solisti di alto livello.

Il concerto si è aperto con la Serenata notturna in re maggiore nr 6, K239. Si tratta di una composizione giovanile di Mozart composta nel 1776 e dedicata probabilmente a qualche famiglia facoltosa di Salisburgo, ma non se ne conosce la committenza esatta. La particolarità di questa serenata è la suddivisione dell’orchestra in due sezioni separate che suonando da posizioni diverse creano effetti di eco molto interessanti. La prima orchestra (un concertino) è composta da due violini, una viola e un contrabbasso, la seconda da violini, viole, violoncelli e timpani. Sono totalmente assenti i fiati. L’esecuzione ha mantenuto questa suddivisione, ponendo un’orchestrina nei pressi della postazione del Direttore, quindi in una posizione centrale. Forse l’eco sarebbe stata più efficace se ci fosse stata più separazione, ma gli esecutori hanno giocato su qualche piccola gag nel gruppo del concertino per dare un tocco di originalità e di verve, che è stato molto apprezzato dal pubblico.

La serata si apre con una marcia, una prassi molto comune nelle serenate di Mozart Una serenata notturna perchè da eseguirsi dopo il tramonto. Il titolo fu inserito nella partitura da Leopold Mozart, padre del compositore. Molto interessante l’effetto dovuto alla separazione delle due orchestre e l’alternanza tra archi e timpani, che hanno reso molto dinamico il pezzo. Dopo un grazioso minuetto, è stato poi eseguito il terzo movimento, un rondò molto esteso: sicuramente la parte più rilevante della composizione. Un pezzo brillante, con alternanza tra soli e orchestra ma anche tra temi diversi e velocità diverse. Mozart inerisce infatti un adagio molto ad effetto in posizione centrale, seguito da un secondo tema orchestrale che poi viene sviluppato in unione con il primo tema esposto dal violino del concertino. Anche qui, gag tra gli esecutori (pizzicati improvvisi, occhiolini tra gli esecutori, qualche “battuta” scherzosa del contrabbasso che ad un certo punto ha suonato il tema della Eine Kleine Nachtmusik ) hanno reso più divertente e meno seriosa l’esecuzione. Complessivamente il brano è stato ben eseguito e il pubblico ha ricambiato con un buon riscontro negli applausi al termine.

E’ stata poi la volta del Concerto per flauto e arpa in do maggiore K299. Si tratta senza dubbio di uno dei pezzi più significativi del compositore salisburghese. Fu composto nel 1778, nel corso della sua permanenza a Parigi, per una ricca famiglia di mecenati, la famiglia del Conte di Guines. Il Conte appassionato flautista dilettante, la figlia invece arpista talentuosa. Nonostante la notevole rilevanza della composizione, una delle poche a presentare questa coppia di strumenti solisti, il committente non fu pienamente soddisfatto del risultato e pagò a Mozart solo la metà della somma pattuita. Resta comunque uno dei pezzi più belli nella produzione mozartiana.

Il problema nell'accostamento tra flauto traverso e arpa è dovuto principalmente al timbro di questa seconda, che tende a confondersi con gli archi, finendo per fare per lo più accompagnamento di riempimento armonico. Esistono pochi esempi di concerti con arpa come strumento solista. Si ricorda praticamente solo un concerto di Handel, in cui il compositore lascia suonare l’arpa sempre da sola, facendo tacere gli archi, in modo da evidenziare meglio la timbrica dello strumento. Nel concerto di Mozart invece c’è un continuo dialogo non solo tra i due strumenti solisti, ma anche con l’orchestra stessa. L’organico prevede due oboi, due corni, archi e ovviamente i due strumenti solisti. Le parti solistiche furono concepite da Mozart per aiutare i committenti, musicisti dilettanti. Si tratta quindi di passaggi tipici per entrambi gli strumenti, non troppo difficili da eseguire.

Il primo tempo, allegro, è stato eseguito con grande precisione e perizia, soprattutto da parte dei solisti. Flauto e arpa hanno saputo fondersi l’uno nell'altro senza particolari prevaricazioni e con grande equilibrio. Un’ottima prova. tempio giusti, volumi orchestrali bilanciati e dialogo tra i solisti molto ben strutturato.

Il secondo tempo, l’andantino, è probabilmente il pezzo forte del concerto. Qui si respira un’atmosfera quasi miracolosa. Il potenziale espressivo degli strumenti solisti viene portato ad un livello mai visto prima, con palpiti quasi romantici che precorrono molto i tempi della storia della musica. Qui le due soliste hanno dato il meglio di sé, nel senso della capacità espressiva, della compiutezza del dialogo tra i solisti e l’alternanza con l’orchestra. Un brano di rara bellezza splendidamente eseguito.

Il terzo tempo è un classico allegretto in forma di rondò. Qui Mozart spinge un pò di più sull’aspetto virtuosistico dei due strumenti: arpeggi, scale, note acute, passaggi contrappuntistici, imitazioni. Pur mantenendo una scrittura “facile” riesce ad impressionare il pubblico. Le due soliste, molto valenti, non si sono certo fatte pregare e hanno sfoderato tutta la propria bravura eseguendo il pezzo in modo meraviglioso.

Il pubblico ha davvero apprezzato, con un lungo applauso, seguito dall’esecuzione di un bis per flauto e arpa di un compositore moderno, probabilmente dell’est. Bello.

La seconda parte del concerto è iniziata con un brano di un compositore moderno, ancora vivente. Si tratta di Musica Serena, di PÄ“teris Vasks, un compositore contemporaneo di origine lettone nato nel 1946. Lo stile di questo compositore non rientra in una particolare corrente artistica chiaramente riconoscibile. Nella sua musica si fa largo uso dell’armonia tradizionale, anche se letta in chiave moderna, con accenni molto vicini alla Musica Minimalista sviluppatasi negli Stati Uniti negli anni ‘60. Caratteristiche che si riscontrano in questa composizione del 2015. Un organico di soli archi, nel tempo di Adagio Cantabile. Il brano presenta una esposizione iniziale, seguita da uno sviluppo che porta ad un drammatico climax centrale, per poi riprendere la struttura e l’atmosfera iniziale, concludendosi con un unisono finale che spegne il suono gradualmente. La direzione di Dantone qui ha sottolineato gli aspetti drammatici con una esecuzione molto efficace. Il pubblico ne è rimasto incantato. Una bella esecuzione.

Ha concluso il concerto la Sinfonia in re maggiore Nr 38, K504, “Praga”. Una delle ultime sinfonie di Mozart, scritta probabilmente per essere eseguita proprio a Praga, come in effetti fu, essendo la prima esecuzione risalente al 19 gennaio 1787. Nella tradizione della musica boema le sinfonie hanno generalmente tre tempi, invece che i canonici quattro del modello haydniano, e la Praga è in effetti tripartita, mancando il minuetto. Questo fatto conferma in qualche modo l’intenzione di Mozart di dedicarla alla città boema, a cui si legò profondamente nel tempo anche per il grande successo ed apprezzamento che ebbero le sue composizioni. La scrittura di questa sinfonia fu contemporanea a quella del Don Giovanni (rappresentato sempre qui il 29 ottobre 1787 al Teatro degli Stati) e se ne sente qualche accento nella struttura e nelle sonorità dell’adagio che funge da introduzione al primo tempo, un Adagio - Allegro molto incisivo e ricco di vibrante energia.

Nelle sue ultime composizioni sinfoniche (e non) Mozart comincia a fare largo uso del contrappunto, studiato ed approfondito sulle partiture originali di Bach e di Handel cui aveva accesso nella biblioteca personale del Barone Gottfried van Swieten, un facoltoso nobile olandese appassionato e mecenate della musica (soprattutto barocca), Prefetto della Biblioteca Imperiale di Vienna a partire dal 1777. Quindi la complessità strutturale del linguaggio sinfonico di Mozart cresce e si sviluppa esprimendo capolavori di notevole livello.

L'esecuzione del primo tempo, nonostante qualche incertezza nel dialogo tra le varie sezioni orchestrali, soprattutto in certi passaggi complessi, è stata caratterizzata da una grande precisione e capacità esecutiva. Un allegro molto coinvolgente, con le sue sezioni contrappuntistiche alternate a sezioni più classiche. La vivace e vibrante energia di questo pezzo è stata resa pienamente dall’Orchestra di Santa Cecilia.

Il secondo tempo è un Andante molto espressivo, che presenta molte atmosfere tra loro contrastanti: continui passaggi tra tonalità maggiore e minore, forti e piano, temi a contrasto. Un bouquet di sentimenti molto affascinante, con qualche accenno romantico che comincia già a fare capolino qua e là. Una bella esecuzione da parte dell’orchestra, con una interpretazione molto equilibrata da parte del Maestro Dantone.

Il terzo tempo, un Finale - Presto molto coinvolgente, è stato concepito un po’ a cavallo tra un finale in stile di Haydn e uno scherzo. Quindi grande energia, scrittura vrillante, passaggi rapidi ed incisivi. Insomma gli elementi tipici di un gran finale. Anche questa esecuzione è stata molto equilibrata con i giusti volumi, velocità e carattere.

Abbiamo assistito ad un bel concerto, che ci ha permesso di ascoltare alcune tra le migliori composizioni di Mozart. Un concerto imperdibile! Speriamo in un bis mozartiano di pari livello dunque.

Bravi tutti quanti!