Recensioni - Cultura e musica

Bella esecuzione di musica russa all’Auditorium Parco della musica a Roma

Bel programma interamente dedicato alla musica russa, con esecuzione del Concerto per violino di Čajkovskij, il Capriccio Spagnolo di Rimskij–Korsakov e la Sinfonia nr 3 di Rachmaninoff.

Direttore il Maestro Stanislav Kochanovsky, solista d’eccezione Maria Dueñas, esecutori e solisti dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.

Un intero concerto dedicato a tre grandissimi della storia della musica russa, ottimamente diretto dal Maestro Kochanovsky ed eseguito dall’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, con la strepitosa partecipazione della violinista Maria Dueñas come solista del celeberrimo concerto di Čajkovskij.

Il programma si è aperto con una energica esecuzione del Capriccio Spagnolo di Rimskij–Korsakov, una delle sue più celebri composizioni risalente al 1887. Scritta durante una pausa nell'orchestrazione del Principe Igor di Aleksandr Borodin, si basa su melodie spagnole che si alternano attorno ad un tema centrale.

L’Alborada di apertura, utilizzata come una sorta di ritornello nell’alternarsi dei vari brani della composizione, ha aperto in modo molto coinvolgente l’esecuzione e ha messo inoltre in luce l’ottima prova esecutiva del primo violino, Carlo Maria Parazzoli che ha brillato nelle frasi solistiche affidate allo strumento.

Molto suggestiva la direzione delle seguenti Variazioni, che ricordano la Spagna con struggente malinconia e tratti di romanticismo, reso dal canto dei corni in coppia.

Dopo la ripetizione dell’Alborada, ecco la famosa Scena e canto gitano introdotta dal rullante e dal suono della tromba. Molto efficace la direzione del Maestro nel rendere le varie sfumature: dall’atmosfera della corrida sottolineata dal rullante iniziale, alle ingegnose figurazioni degli accompagnamenti orchestrali, al famoso tema gitano.

L’orchestra ha mantenuto un costante crescendo nel Fandango asturiano che conclude la composizione, con un'esplosione di ritmo e sonorità dove ritrovano vita anche i temi dei brani precedenti in un amalgama sempre più frenetico che attraverso anche cambi repentini nel ritmo, arriva al gran finale. Davvero un’ottima esecuzione!

Il clou del concerto è stato il meraviglioso Concerto per violino e orchestra in re maggiore Op. 35 di Čajkovskij. Unico concerto di questo genere scritto dal grande compositore russo, è una pietra miliare della storia musicale di tutti i tempi. Qui ha brillato assolutamente la bravissima violinista Maria Dueñas con una prova magistrale. Questa composizione è strutturata per mettere alla prova il solista da diversi punti di vista.

Nel primo movimento abbiamo visto grande tecnica e agilità, ma anche slancio romantico ed interpretazione. La contrapposizione tra questi due aspetti si è sentita particolarmente nella bellissima cadenza alla metà del brano: le figurazioni sempre più complesse e veloci richiedono grande agilità nelle dita e nell’archetto, ma la sequenza di note acutissime suonate in pianissimo necessitano invece di delicatezza e grande capacità interpretativa. L'esecuzione della solista, in questo senso, è stata strepitosa. Anche la direzione d’orchestra ha contribuito alla resa perfetta di questo movimento: una dinamica decisa, d’impatto, che sfruttando tutti gli spazi del volume orchestrale, dal pianissimo al fortissimo, ha contribuito a rafforzare il gioco delle parti tra solista e tutti.

Nel secondo movimento invece ha prevalso lo slancio emotivo e la passione romantica. Il primo tema, malinconico e dimesso, con l’accompagnamento dei violini in sordina, ci ha portati improvvisamente in luoghi misteriosi e lontani. Qui il trasporto e l’interpretazione romantica, la dolcezza ed una certa malinconia hanno caratterizzato l’esecuzione, perfetta nel suo divagare in quello che sembra quasi un flusso continuo di idee tematiche che si susseguono una con l’altra. Anche l’apporto degli altri solisti dell’orchestra è stato fondamentale: il corno, il clarinetto, il flauto, il fagotto hanno giocato a turno con il violino, quasi come in un balletto.

Il terzo movimento è stato invece un'esplosione di gioia. E’ un pezzo di incredibile virtuosismo: scale ripidissime, pizzicati, passaggi di agilità, ritmi intricati, figurazioni a due e tre corde. Insomma la solista è stata messa davvero in difficoltà, superando a pieni voti la prova.

Il fragoroso applauso finale del pubblico ha sottolineato l’apprezzamento per la prova di grande livello che questa grande, giovane artista ha regalato. Dopo diverse chiamate alla ribalta, l’artista ha anche eseguito un bis fuori programma per violino solo. Un pezzo suadente, quasi una preghiera, che ha colpito per il suo carattere intimo.

Dopo l’intervallo, nella seconda parte del concerto l’orchestra ha eseguito la Sinfonia nr 3 in la minore Op. 44 di Rachmaninoff. Composta tra il 1935 ed il 1936, fu eseguita per la prima volta nel 1936 a Filadelfia, con esiti di critica discordanti. Oggi è comunque considerata una delle sue opere più importanti e grandiose nel panorama sinfonico.

Molto suggestiva l’apertura del primo movimento, che dopo poche battute in forma di quartetto, presenta un bel tema di ispirazione tradizionale russa: un motto di stampo antico e malinconico, con note ripetute. Questo tema ritorna ciclicamente nel corso della sinfonia, rendendo l’intera composizione molto strutturata e coesa. Il Maestro Kochanovsky ha saputo rendere la complessa sonorità di questo brano in modo molto equilibrato, sfruttando anche le sonorità particolari offerte da alcuni strumenti particolari inseriti dal compositore in partitura, come lo xilofono, la celesta, le due arpe e l’estesa sezione delle percussioni.

Nel secondo movimento Rachmaninoff introduce sonorità quasi cinematografiche ispirate alla coeva musica americana ed in particolare elementi di musica Jazz, genere di cui era appassionato. Questi elementi costituiscono l’anima della sezione centrale del movimento: un ruvido allegro vivace, perfettamente eseguito dall’Orchestra di Santa Cecilia.

Il terzo movimento è caratterizzato invece da una struttura più complessa che prevede diversi cambi di tempo, di ritmo, un vivace fugato centrale, una sequenza di temi di carattere isolato. Il tema iniziale compare qui trasformato e trasfigurato in uno dei temi ricorrenti della musica di Rachmaninoff: il Dies Irae, ispirato all’antica sequenza funebre medievale russa, immagine simbolica della guerra che da lì a poco avrebbe imperversato in Europa e in Russia. L'interpretazione del Maestro è stata molto coinvolgente, con il robusto apporto dell’orchestra, che ci ha guidati fino al finale fragoroso. Una eccellente prova sinfonica che ha incantato il pubblico in sala. Sebbene la sinfonia duri quasi un’ora, il tempo è davvero volato.

In conclusione un gran bel concerto, che è stato anche un’occasione per ascoltare alcuni dei brani più importanti della grande tradizione musicale russa. Quest’anno Santa Cecilia ha in serbo altri concerti di questo tipo e non vediamo l’ora di potervi assistere!