Non è facile oggi come oggi, travolti dalla musica super commerciale, trovare un prodotto di qualità che richiami tante persone. ...
Non è facile oggi come oggi, travolti dalla musica super commerciale, trovare un prodotto di qualità che richiami tante persone.
Questo è accaduto Sabato sera al Teatro Tenda, in occasione del concerto teatrale di Samuele Bersani, contraddicendo le leggi di mercato discografiche, che puntano spesso sulla bassa qualità e sull’alta diffusione di musica spesso uguale e vuota, sia di contenuti che di armonia.
Alla faccia di chi quindi, pensa che uno stadio pieno di persone sia sintomo di grande artista, di chi è convinto che grazie a duemila premi di Sanremo, Festivalbar e MTV Awards, sia di fronte ad un artista di livello nazionale ed internazionale, beh, Bersani è l’esempio vivente di musica di qualità piena di poesia e di quella vena malinconica che caratterizza la nostra musica d’autore italiana, che è riuscito, nell’arco di dieci anni,non solo a migliorare i propri arrangiamenti ma anche a richiamare un numeroso pubblico che sa apprezzare l’arte in senso assoluto.
A rendere particolare ed originale il concerto di Sabato, il cantante di Cattolica, ha cercato di trasformare il Teatro Tenda in un grande soggiorno, nel quale la gente potesse sentirsi a casa propria.
Entrando al buio da una porta laterale, ed illuminato solo da una lampada multicolore, Samuele ha introdotto lo spettacolo proprio come a teatro.Con quell’aria da bravo ragazzo, con gli occhiali per leggere i testi delle sue canzoni, che lui stesso, scusandosi con la gente, ha definito un atteggiamento non proprio di cantante doc, che normalmente arriva sul palco, e da grande professionista, canta a memoria i suoi pezzi, fa una pausa, ne canta altri, poi un bis, e buona notte a tutti.
Bersani non vede così il concetto di concerto, anzi, lui fin dall’inizio ha cercato un contatto con il pubblico, facendolo divertire, raccontando aneddoti sulla sua carriera, come quella volta che, non ancora famoso, per la presentazione del suo primo album al Maurizio Costanzo Show, Costanzo non solo non aveva la più pallida idea di chi fosse ‘sto Bersani, ma lo presentò come autore di già due album e l’ultimo in questione era chicchi e spilli, invece di Chicco e Spillo.
Samuele commuove, con brani come “L’Isola”, unica non sua ma di Sakamoto dove però lui ha scritto le parole, oppure gioielli come “Giudizi Universali”, “Il Pescatore Di Asterischi”, “Barcarola Albanese”, “Mostro”, “Replay”.
Diverte con i suoi racconti accompagnati da filmati, come ad esempio l’email ricevuta da un signore, che dopo aver ascoltato “Che Vita”, dove si nominano le 127, mitico numero della casa Fiat, si trova scritto nella posta elettronica, che codesto signore è proprietario di una 128, e visto che lui non sa che farsene, la darebbe volentieri al cantautore romagnolo, il tutto con allegate le foto della storica macchina.
Altro divertente aneddoto, è stato quello di uno che ha realizzato il progetto di portare la piadina romagnola in India, dopo aver ascoltato “Freack”. Ora in India all’interno di un ristorante italiano, si può trovare anche la piadina.
Verso la metà del concerto, Bersani ha invitato sul palco un nuovo nome della musica d’autore, Pacifico, che ha presentato tre suoi brani tratti dal suo primo album. Un po’ forse troppo somigliante al primo Fabio Concato, forse per via anche dei baffi, comunque questo nuovo cantautore ha tutte le qualità per emergere sulla scena della musica italiana.
Una serata che la gente sicuramente ricorderà, per aver avuto l’occasione di stare in compagnia di Bersani, come in un soggiorno, a ridere e commuoversi, anche quando il cantautore ha detto che in questo periodo non si sente molto italiano, ma più francese, parlando delle scelte politiche del nostro paese in campo di guerra con l’Iraq.
Non poteva mancare quindi anche il momento dedicato alla pace, e Samuele lo ha fatto, distinguendo la pace dalle varie fazioni politiche.
Bersani conclude dicendo: “La pace è un qualcosa che tutti vogliono, che siano di destra o di sinistra e per questo ho appeso in fondo al palco la bandiera della pace, perchè è un sogno che tutti hanno o dovrebbero avere.”
A fine concerto si commuove, quando fa sapere alla gente che il concerto è in registrazione e chiede il favore di cantare all’unisono “Giudizi Universali”.
Finisce con “Chicco e Spillo”, dopo quasi tre ore di concerto, con un pubblico sicuramente soddisfatto.
Speriamo di vedere sempre più, in giro per il nostro bel paese, realtà come queste, all’insegna della buona musica e dell’ironia.