Recensioni - Cultura e musica

Cavalleria e Pagliacci minimalisti all’Arena

La fondazione Arena per la nuova produzione del dittico “Cavalleria Rusticana” di Mascagni e “Pagliacci” di Leoncavallo si è affid...

La fondazione Arena per la nuova produzione del dittico “Cavalleria Rusticana” di Mascagni e “Pagliacci” di Leoncavallo si è affidata al regista Gilbert Deflò che ha puntato su un allestimento decisamente minimale con pochi elementi scenici , alcune colonne e un albero, in un anfiteatro completamente spoglio.

La messa in scena tuttavia non ha mostrato nulla di sperimentale e viaggia su binari classici e rassicuranti non senza incappare in qualche caduta folkloristica e di dubbio gusto. Lo spettacolo si è rivelato piacevole, abbastanza rigoroso e sostanzialmente statico. Per Cavalleria il regista ha scelto di allineare sempre il folto coro a semicerchio e far entrare Alfio su un carretto trainato da solerti comparse; la processione è entrata dalla platea tuttavia senza stupire; classici e bozzettistica i costumi. Qualche guizzo di inventiva in più è stato speso per Pagliacci con l’ampio uso di figuranti nani e con alcune trovate azzeccate come la foto di gruppo dei Pagliacci prima dell’inizio della “fatale recita” o l’entrata strappa applausi dalla platea all’inzio. Migliori i costumi, invariata la scena se non per qualche luminaria e alcuni carri che rimandavano ad una clownerie di stampo felliniano.

Vocalmente la migliore della serata è stata Ildiko Komlosi, interprete di Santuzza in Cavalleria, che presentava un’emissione vibrante e timbrata in ogni registro, aderendo al personaggio in maniera convincente. Non sufficiente invece la prova di Carlos Almaguer che interpretava Alfio. In Pagliacci buone le prove di Svetla Vassileva – Nedda – che sfoggiava un canto appassionato, chiaramente di scuola dell’est, e che suppliva ad alcune note sbiancate con una verve intensa e una verace interpretazione, e di Marco di Felice – Silvio – omogeneo in tutta la gamma. Di grandi mezzi vocali ma meno convincente il Tonio di Alberto Mastromartino. Josè Cura ha interpretato sia Cavalleria che Pagliacci ottenendo un calorosissimo successo personale. Il tenore ha alternato ottimi momenti ad alcuni eccessi che tuttavia in Arena vengono facilmente perdonati. L’attore è irruento e di grande comunicativa; a Cura questo basta ed al pubblico anche.
La direzione d’orchestra, affidata al maestro Lu Jia, ci è sembrata talvolta troppo lenta, ma esponeva molte finezze orchestrali che tuttavia poco c’entravano con l’impostazione generale del canto necessario in Arena.

Grande successo per tutti gli interpreti a fine serata. Ovazioni per Cura.

Raffaello Malesci 27 Luglio 2006