Recensioni - Cultura e musica

Cenerentola: il sogno diventa realtà

Divertente allestimento del capolavoro rossiniano prodotto dal Teatro Grande

Venerdì 19 e domenica 21 novembre al Teatro Grande di Brescia è andata in scena la Cenerentola di Rossini: titolo quanto mai attuale, visti i recenti annunci di nozze reali in Europa. Il 29 aprile è infatti previsto il matrimonio tra Kate Middleton e il principe William e il 3 luglio quello tra la bella sudafricana Charlene Wittstock e il sovrano monegasco Alberto.

Il libretto è tratto dalla celeberrima favola di Perrault, rimaneggiata dal librettista Jacopo Ferretti, sia per rendere la trama più complicata ed avvincente, sia per questioni di censura. Cenerentola è una giovane fanciulla orfana di madre, il cui padre è passato a seconde nozze, costringendola così a convivere con due sorellastre. Nella fiaba originale la parte della cattiva è delegata alla matrigna, mentre qui al patrigno. Inoltre scompare la fata turchina che lascia la scena ad Alidoro, figura incaricata di testare il buon cuore della sfortunata fanciulla, che sarà l’unica ad offrire di nascosto e senza alcuna riserva un tozzo di pane all’uomo camuffato da mendicante. Altro cambiamento, che “disorienta” lo spettatore alla ricerca degli elementi tradizionali, è lo scambio d’abiti tra il principe ed il suo servitore, ragion per cui sorellastre e patrigno si affannano inutilmente a compiacere la persona sbagliata e, quando scoprono l’inganno, è ormai troppo tardi. Infine Cenerentola al ballo non perde la scarpetta di cristallo, dato che sarebbe stato sconveniente mostrare in pubblico una cantante coi piedi nudi, ma lascia in pegno al principe uno dei due braccialetti gemelli che porta, in modo che possa riconoscerla al momento opportuno.
Il nuovo allestimento prodotto dal Teatro Grande in coproduzione con il Ponchielli di Cremona, il Sociale di Como e il Fraschini di Pavia, con la regia di Rosetta Cucchi e le scene di Paolo Giacchiero  e i costumi di Claudia Pernigotti è stato particolarmente curato, divertente e ricco di soluzioni accattivanti. Una su tutte quella di vestire i coristi  da topolini: idea risultata vincente e molto apprezzata dal pubblico.
All’inizio il sipario si è aperto mostrando la scena di una festa ormai finita con i laboriosi topini che si affannavano a riordinare e, perché no, anche a giocare con coriandoli e stelle filanti lasciate dagli ospiti. È apparsa quindi Cenerentola, interpretata da Carmen Topciu, coi suoi abiti dimessi, impegnata ad accontentare le sorellastre che la assillavano al loro risveglio.
La Topciu ha esibito un interessante strumento vocale, ben organizzato e dotato di una buona tecnica,  come altrettanto si può dire di Edgardo Rocha quale Don Ramiro: voce squillante ed opportunamente controllata anche dal punto di vista interpretativo.
Stefania Silvestri e Alessia Nadin, rispettivamente nei panni di Clorinda e Tisbe, hanno ben interpretato la loro parte da un punto di vista teatrale, mentre il canto è risultato sottotono, in particolare per Tisbe che denotava alcuni problemi di emissione. Divertenti anche i loro abiti creati da Claudia Pernigotti che, con calze e scarpe sui toni dell’arancio per una e del giallo per l’altra, le facevano quasi sembrare due piccoli palmipedi che si affannavano starnazzanti intorno al principe. Decisamente più imponenti e suadenti le voci di Omar Montanari (Don Magnifico) e Serban Vasile (Dandini) sin dal loro apparire in scena. Uomo appartenente alla nobiltà l’uno, servitore del principe l’altro, hanno in realtà l’opposto temperamento dato che senz’altro più nobile d’animo è il servitore. D’altra parte l’intento di questa fiaba  sta proprio nella sua morale intrinseca: Cenerentola  (il cui nome non a caso è Angelina) si innamora dell’uomo e solo in un secondo momento scopre che è un principe, richiamando lo spettatore all’idea platonica della bontà. Per lei Rossini compone pagine di virtuosismo spericolato, intrise di melanconia, ma anche di tenerezza. Uno spunto di riflessione sul quale tutti dovremmo forse fermarci almeno per un attimo.

Sonia Baccinelli 21 novembre 2010