
Il pianista fiore all’occhiello della rassegna Pianosolo al Teatro Regio
A fungere da introduzione a questi due monumenti del pianismo erano previsti l’Arabesque op. 18 di Schumann e i Notturni 9 e 10 di Chopin.
Chiunque conosca Sokolov è a conoscenza del metodo molto particolare con cui impagina i suoi programmi: il programma di una tournée è sempre il medesimo e viene mantenuto per circa 6 mesi, durante i quali lui prepara il programma della tournée successiva, inserendo qualche anticipazione nei bis, che d’abitudine sono sempre 6.
Antidivo per eccellenza non frequenta sale discografiche – la sua scarna discografia è costituita solo da incisioni live- ed anche le concessioni al pubblico in fase d’esecuzione sono minime. L’impressione che si ha è che lui suoni innanzitutto per sé stesso e voglia condividere questa esperienza con gli altri. Anche in quest’occasione lo spazio per gli applausi è stato circoscritto solo al termine dei due tempi, mentre tra un brano e l’altro non c’è quasi stata soluzione di continuità, quasi che l’Arabesque e i due notturni fossero parte integrante rispettivamente della Fantasia e alla Sonata.
Venendo alle esecuzioni possiamo dire che ancora una volta Sokolov si è confermato come uno dei massimi interpreti viventi, impeccabile nel tocco e impagabilmente originale nelle dinamiche. Mai mi era capitato di ascoltare un secondo movimento della fantasia op. 17 così scandito e così marziale ma allo stesso tempo assolutamente cristallino, per non parlare della Sonata di Chopin di cui è stata fornita un’interpretazione personalissima che ha reso perfettamente unitaria una composizione nata dall’unione di brani composti in periodi differenti. I primi due movimenti sono stati resi in chiave più cupa di quanto si è abituati a sentire, quasi ad introdurre quello che è il fulcro della composizione ovvero la marcia funebre, qui dilatata in una sorta di lungo e malinconico lamento. Liberatorio ma non consolatorio il quarto movimento che nella sua brevità ha l’ingrato compito di risolvere tutto quanto l’ha preceduto.
Innumerevoli al termine le ovazioni da parte di un Teatro Regio quasi esaurito, seguite da quella che a tutti gli effetti è la terza parte del concerto, ovvero la sequenza di 6 bis nei quali spiccava l’immancabile Chopin e conclusasi con Debussy.
Davide Cornacchione 23-02-2016
A distanza di un anno e mezzo dal suo ultimo concerto in occasione del Festival Verdi, il pianista Grigory Sokolov è tornato ad esibirsi a Parma al Teatro Regio con un programma che era in parte prosecuzione di quanto già ascoltato. Se infatti il concerto precedente si era concluso con una mirabile esecuzione della Sonata numero 3 di Fryderyck Chopin, in quest’occasione la conclusione era affidata alla Sonata numero 2, mentre la prima parte era dominata dalla Fantasia in Do maggiore opera 17 del coetaneo Robert Schumann.