Recensioni - Cultura e musica

Coinvolgente Romeo e Giulietta al Vittoriale

Se siete convinti che vedere uno spettacolo di danza sia andare ad ascoltare una storia allora Giulietta e Romeo è quanto di più d...

Se siete convinti che vedere uno spettacolo di danza sia andare ad ascoltare una storia allora Giulietta e Romeo è quanto di più descrittivo si possa immaginare senza per questo diventare didascalico.
La presentazione dello spettacolo avverte che l’ambientazione è un paese mediterraneo, l’effetto dato dai capelli raccolti delle ballerine e dalla brillantina dei ballerini insieme ai costumi fa pensare immediatamente alla Sicilia. Montecchi e Capuleti nell’originale di Shakespeare, qui nella versione musicata da Prokoviev, sono di Verona, ma in tutti i paesi vi sono famiglie rivali e quello che viene descritto e sottolineato dai passi di danza e dalle musiche è una rivalità radicata, impossibile da frenare e che porta a continue lotte e scazzottate come un rituale che si ripete regolarmente, a continue provocazioni e sfide in una spirale di omicidi tipica della tragedia shakespeariana. Eppure, in tutto questo odio, nasce l’amore, un amore completo consapevole delle difficoltà a cui può andare incontro e nonostante questo sordo agli avvisi e che trova il modo di diventare immortale attraverso la morte.
Una Giulietta (Monica Perego) enormemente interpretativa ma assolutamente naturale che ti trascina nelle sue emozioni senza lasciarti un secondo di vuoto, un corpo armonico e contemporaneamente forte e ben delineato esattamente come il carattere del personaggio che interpreta. Un Romeo (Raffaele Paganini) adulto, dal sorriso che sembra finto da quanto è grande, e che diventa ragazzo nelle passioni e negli odi che lo porteranno agli eccessi degli omicidi e del suicidio. Entrambi gli interpreti principali non hanno bisogno di presentazioni. Fanno da degno corollario gli altri personaggi in particolare Mercuzio (Marco Bellone), Tebaldo e Madonna Montecchi (Anna Menes) la cui invalidità non le impedisce la “loquacità” nello scontro con Madonna Capuleti né nel momento culminante della perdita di Mercuzio.
Le scelte coreografiche di Fabrizio Monteverde fanno “parlare” enormemente le braccia e le mani dei ballerini rendendo chiarissimi i sentimenti, e riescono a far passare in secondo piano qualche piccola défaillance di interpretazione del corpo di ballo, catalizzando gli sguardi su queste componenti del nostro corpo che sembrano essere a se stanti.
Solo quando la musica si ferma ti rendi conto che hai “guardato” dei ballerini danzare e che non hai “vissuto” la storia, ma qualcuno te l’ha raccontata.

Valeria Bisoni 22/7/2004