Recensioni - Cultura e musica

Coppelia: due uomini innamorati di una bambola

La nuova coreografia di Alexei Ratmansky appaga il pubblico

La divertente storia di Coppelia apre la stagione di balletto del Teatro alla Scala con uno straordinario allestimento frutto della sinergia creativa di Alexei Ratmansky e Jérome Kaplan.

La nota distintiva dello spettacolo sta senz’altro nel folklore già di per sé intrinseco al balletto, ma che in questa edizione risulta particolarmente accentuato sia dalla coreografia che dalle scene e dai costumi. Lo scenografo francese Jérome Kaplan ha incantevolmente rappresentato le abitazioni e gli abiti della Galizia rimarcando gli elementi tipici della campagna crocevia tra Oriente e Occidente: le lamine in foglia di betulla che coprono i tetti spioventi e a bulbi sovrapposti delle abitazioni, le camicie maschili a base bianca riccamente ricamate sul petto, le coroncine di fiori coi nastri lunghi, i morbidi stivali in pelle che si accostano con sapiente maestria alle gonne femminili dai colori vivacissimi rendono l’insieme particolarmente suggestivo.

La storia è presto detta: Franz, fidanzato di Swanilda, si infatua di una misteriosa ragazza che legge seduta sul balcone di Coppelius, uno strano personaggio, metà inventore metà mago. Swanilda gelosa, entra in casa di Coppelius con sei amiche e scopre che la creatura altro non è che una bambola meccanica. Sostituitasi all’automa, Swanilda getta a soqquadro il laboratorio del pover’uomo lasciandolo disperato per poi fuggire col suo amato Franz che deve far ammenda dell’errore commesso.

Lo stile di Alexei Ratmansky difficilmente può essere etichettato con qualsivoglia definizione e lui stesso potrebbe essere definito come “cittadino del mondo”. Nato a Leningrado da madre russa e padre ucraino, passa l’infanzia con la famiglia a Kiev. Successivamente si sposta a Mosca per studiare al Bolshoi dove non ha la possibilità di danzare come ballerino, ma torna più tardi in veste di Direttore. La sua vita, come quella di tanti artisti, è con la valigia in mano. Sicuramente affascinato dai lavori di Balanchine durante il periodo della perestrojka, Alexei Ratmansky assimila altri stili in Canada dove ha la possibilità di danzare i capolavori di Antony Tudor, Twyla Tharp e Frederick Ashton dal quale certamente prende il “sense of humor” tipicamente britannico che gli darà fama mondiale con la creazione del Limpido Ruscello. Certamente anche lo stile rapido del Royal Danish Ballet, nonché quello dell’American Ballet contribuiscono a rendere assolutamente eclettico il suo modo di creare.

La coreografia è stata davvero molto impegnativa per tutti i ballerini, in particolare per Martina Arduino che interpretava il ruolo principale. In questa edizione, infatti, Swanilda sta in scena praticamente tutto il tempo in tutti e tre gli atti e partecipa a quasi tutte le danze di carattere tradizionalmente affidate per lo più al corpo di ballo; così facendo perciò non ha mai un momento di pausa e talvolta si avverte il carico enorme di lavoro, pur essendo stata davvero molto brava nell’insieme.

Marco Agostino, nella parte di Franz, è stato straordinario. Interpretazione sicura, salti ampi, batteria precisa, giri senza sbavature. Ottimo lavoro anche per i quattro amici di Franz: Rinaldo Venuti, Edward Cooper, Frank Aduca e Navrin Turnbull. Bravissimo anche Darius Gramada nella variazione solista del terzo atto.

Coppelius è stato interpretato da Massimo Garon che ha ricalcato con notevole aderenza alle aspettative dell’immaginario collettivo Der Sanmann descritto da E.T.A. Hoffmann.

Brave anche le sei amiche di Swanilda: Benedetta Montefiore, Camilla Cerulli, Agnese Di Clemente, Marta Gerani, Linda Giubelli, Asia Matteazzi. Eccellente Gaia Andreanò nella variazione solista del terzo atto.

Nelle formazioni tradizionali come il walzer delle ore, il Corpo di Ballo è stato meraviglioso, mentre qualche sbavatura e una leggera sensazione di disordine è emersa talvolta durante la czarda e la mazurka: la coreografia richiedeva infatti passaggi veloci, legazioni insolite e notevoli spazi da percorrere e non sempre l’ingranaggio della macchina teatrale ha funzionato alla perfezione.

Carinissimi anche i piccoli sei allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia del Teatro alla Scala diretta da Fréderic Olivieri. L’esibizione dei giovanissimi risulta sempre molto emozionante per il pubblico ed aggiunge un pizzico di magia.

Il Maestro Paul Connelly ha diretto splendidamente l’orchestra: la gioiosa partitura di Léo Delibes è stata dipinta con tutte le sfumature dell’arcobaleno partendo dalle tinte calde e avvolgenti, per arrivare a cieli azzurrini e tersi che regalano bellissimi sprazzi di sole. Le note del capolavoro di Leo Delibes sono state eseguite con particolare leggerezza e grazia in tante variazioni, mentre il marziale della czarda è stato reso con particolare vigore e potenza.

Infine, le luci di Marco Filibeck hanno completato i diversi quadri creando numerose atmosfere suggestive.

Sonia Baccinelli

Milano, 11 gennaio 2023