Recensioni - Cultura e musica

Cremona: Macbeth cupo e barbarico

Il capolavoro giovanile di Verdi in un valido allestimento prodotto da OperaLombardia in scena al Teatro Ponchielli

Macbeth è opera fondamentale all’interno del catalogo di Giuseppe Verdi. Nonostante la versione che abitualmente si esegue sia quella rivista nel 1865, già l’edizione che debuttò a Firenze nel 1847 presentava importanti novità dal punto di vista strutturale e musicale. Complice il testo originale di William Shakespeare, il meticoloso lavoro del compositore e dei suoi librettisti Francesco Maria Piave e Andrea Maffei, fa in modo che Macbeth sia, nel gruppo delle opere giovanili, quella in cui maggiore è l’approfondimento psicologico -in certi passaggi si potrebbe addirittura definire psicanalitico- dei personaggi. Ed infatti Verdi chiedeva ai suoi interpreti di cantare “con voce soffocata, aspra e cupa”, rinunciando alla bellezza timbrica in funzione di una maggiore espressività. Caratteristiche all’epoca inusuali, che ne denotano l’indiscussa modernità.

Entrata ormai a pieno titolo in repertorio, Macbeth è stata presentata all’interno del circuito OperaLombardia in una nuova produzione realizzata dal Teatro Fraschini di Pavia, approdata anche al Teatro Ponchielli di Cremona, cui si riferisce questa recensione, che si è avvalsa dell’allestimento del Teatro Nacional de Sao Carlos di Lisbona con la regia di Elena Barbalich.
La regista veneziana ambienta la vicenda in uno spazio vuoto, astratto, quasi onirico, delimitato da una scalinata ed un fondale materico il cui colore muta a seconda delle scene, grazie all’efficace progetto luci di Giuseppe Ruggiero. Elemento ricorrente di questo Macbeth cupo e barbarico, caratterizzato da costumi di ispirazione medievale disegnati da Tommaso Lagattolla, autore anche delle scene, è il cerchio, che ritorna in più momenti dell’opera. Lo incontriamo all’inizio, sottoforma di specchio nelle mani delle streghe, che lo infrangono e le cui schegge riappaiono nel terzo atto nelle mani dei sette re che appaiono a Macbeth e che costituiranno la dinastia futura di Banqo. Prima dell’omicidio del padre Fleance si specchia in uno stagno a forma di cerchio che poi diventa la tavola del banchetto, e circolare e anche l’eclissi solare che appare spesso sul fondale nel corso dello spettacolo.
Tutte soluzioni che contribuiscono ad una regia estremamente evocativa e sviluppata con grande coerenza, nonostante l’impianto sostanzialmente classico. Sono infatti molte le immagini che restano impresse, quale ad esempio la parata regale del primo atto in cui i personaggi sono delle semplici silhouettes, a dimostrare la scarsa rilevanza di queste figure, o alcune scene d’insieme, in particolare la scena delle apparizioni, grazie ad un uso efficace delle masse sceniche.

Gianluigi Gelmetti, alla testa dell’orchestra dei Pomeriggi Musicali realizza una lettura di grande efficacia. La sua è una direzione sbalzata e ricca di accenti in cui i passaggi più concitati si alternano con grande fluidità a quelli più lirici. Il filo della narrazione è sempre solido ed il racconto si dipana in modo efficace.
All’interno del cast spicca Silvia Dalla Benetta, che si distingue per l’autorevolezza dei centri e la versatilità nel registro acuto. La sua Lady Macbeth forse difetta della spietata grandiosità insita nel personaggio, ma la sua interpretazione, ad eccezione di alcune scelte nella scena della pazzia, in cui il canto lascia spazio al parlato, è assolutamente rimarchevole, in particolare nell’ottima esecuzione de “La luce langue”. Al suo fianco Angelo Veccia è un Macbeth dal timbro un po’ chiaro ma dalla solida linea di canto, e dal morbido fraseggio. La sua interpretazione cresce nel corso dell’opera fino ad una applaudita esecuzione di “Pietà, rispetto, onore”. Alexey Birkus è un Banqo dalla voce imponente che riesce però a piegare a morbide inflessioni nelle due arie che lo vedono protagonista. Nel complesso efficaci le prove dei due tenori rispettivamente Giuseppe Distefano (Macduff) e Alessandro Fantoni (Malcolm)e di Katarzyna Medlarska (Dama) e Alberto Comes (Medico/Domestico/Sicario). Puntuali gli interventi del coro di OperaLombardia, preparato da Diego Maccagnola.

Al termine applausi convinti per tutti gli interpreti con punte di entusiasmo riservate a Gianluigi Gelmetti e Silvia Dalla Benetta.