
Ljadov, Rachmaninov e Musorgskij nel concerto della BBC Symphony Orchestra
La musica russa è, dopo Beethoven, il secondo leitmotiv che caratterizza questa edizione del Settembre dell’Accademia. Infatti con due concerti interamente a lei dedicati, più qualche altra “intrusione” in corso di rassegna, si può dire costituisca il repertorio più frequentato dai vari direttori che si sono fin qui succeduti, ed in questo filone rientra il programma scelto dalla BBC Symphony Orchestra accompagnata a Verona dal suo direttore stabile Sir Andrew Davis.
Il primo brano che abbiamo ascoltato, ovvero Il lago incantato di Anatolij Ljadov, costituiva forse la maggiore curiosità della serata, in quanto l’unico al di fuori del repertorio più tradizionale. Breve poema sinfonico, il Lago incantato entra in quel filone, tanto caro alla musica del nord Europa, di composizioni dedicate alla descrizione della natura. Atmosfere impalpabili e sfumate descrivono un lago ghiacciato nella luce della notte boreale. Atmosfere magicamente rese da un’orchestra che può vantare una tavolozza di colori ricchissima, in cui gli archi possono esibire un suono nitido, terso, nella loro melodia quasi immobile ma allo stesso tempo così chiaroscurata.
A queste atmosfere così rarefatte ha fatto seguito il granitico Secondo Concerto per pianoforte di Sergej Rachmaninov, con la presenza in veste di solista della pianista russa Elisabeth Leonskaja. La direzione impressa da Davis all’orchestra è stata quella di un Rachmaninov massiccio, robusto, senza però trascurarne la vena lirica, soprattutto nel secondo movimento, assecondando in questo modo l’interpretazione della Leonskaja. Il tocco sulla tastiera è infatti sì energico, ma allo stesso tempo molto attento alle sfumature, non circoscritto a quella monumentalità che spesso viene considera rata la sola caratteristica di questa composizione, più indirizzato verso una maggiore cantabilità. Ed è infatti nel secondo movimento, in particolare dopo la cadenza, che questa simbiosi solista–orchestra si è manifestata in modo più efficace e coinvolgente.
A conclusione della serata ci è stata quindi offerta una sontuosa esecuzione dei Quadri di un’esposizione di Musorgskij-Ravel.
Una lettura sostanzialmente tradizionale ma estremamente rifinita quella di Davis, perfettamente assecondata da un’orchestra in forma smagliante, in cui le singole individualità hanno avuto modo di dare prova del loro livello. Se alcuni momenti sono parsi un po’ stretti nei tempi (Il vecchio castello) ed altri un po’ sorvegliati (Bydlo ed il Mercato di Limoges) abbiamo avuto modo di ascoltare una splendida prova dei legni nelle Tuileries, una sinistra e tesa Baba Yaga ed una trionfale Porta di Kiev.
Al termine un’intrigante ouverture di Balakirev su temi tradizionali russi ha ricambiato gli applausi di un Teatro Filarmonico esaurito come d’abitudine.
Davide Cornacchione 26 settembre 2008