Per la prima volta in Europa dopo un osannato debutto in Giappone abbiamo assistito al Teatro Filarmonico di Verona alla Norma di ...
Per la prima volta in Europa dopo un osannato debutto in Giappone abbiamo assistito al Teatro Filarmonico di Verona alla Norma di Vincenzo Bellini con ragia, scene e costumi di Hugo de Ana.
Lo spettacolo viene trasposto a fine ottocento e ambientato in un rigoroso stile impero che rimanda, sia nei movimenti delle masse che nei costumi, a numerosi quadri di Delacroix., David e altri pittori francesi neoclassici del periodo. La regia risulta tuttavia essenzialmente statica tanto che il susseguirsi di pur suggestivi tableaux vivant, gli splendidi costumi e le scene imponenti e rigorose non evitano uno scadere in una ripetitività sterile nel prosieguo dello spettacolo. Le masse si muovevano poi con particolare sciatteria, tanto che lo spettacolo dava l’impressione più che di una prima europea di una ripresa frettolosa affidata ad un malcapitato assistente, in questo caso la giapponese Michiko Taguchi. Una splendida messa in scena se vogliamo ma carente di quell’idea drammatica, di quel guizzo a cui ci aveva abituato De Ana in numerose altre sue regie.
Purtroppo la compagnia di canto non sempre aiutava a far passare inosservati i difetti di regia. Norma si sa è opera ostica e non facile da interpretare. Demitra Theodossiou possiede una bella voce e degli ottimi filati, ma risultava sempre affaticata e stridula negli acuti tanto da dare spesso l’impressione che la parte fosse al di sopra delle sue possibilità. Più corretta ma alquanto generica e inespressiva la Adalgisa di Chiara Chialli. Insufficiente il Pollione di Christian Johansson, che dotato di un volume strabordante e di un bel timbro, canta purtroppo con sciatteria abbondando in portamenti e spesso indulgendo birignao vocali e intonazioni non proprio ortodosse. Corretto l’Oroveso di Riccardo Zanellato. Pesante la direzione di orchestra di Pier Giorgio Moranti.
Applausi di cortesia nel finale.
R. Malesci
(03 Febbraio 2004)