Recensioni - Cultura e musica

Dido and Æneas illumina il Ristori

Il capolavoro di Purcell in un riuscito allestimento della Fondazione Arena

Unica nuova produzione della stagione invernale della Fondazione Arena (essendo tutte le altre riprese di vecchi allestimenti ed il Macbeth inaugurale solo una “mise en espace”) Dido and Æneas di Henry Purcell ha felicemente debuttato, per tre sole serate purtroppo, al Teatro Ristori di Verona.
Avevamo già apprezzato all’inaugurazione della stagione sinfonica l’intenzione della Fondazione di dedicare questo nuovo spazio alla musica barocca e da camera e, visti i risultati, ci auguriamo che il progetto prosegua anche nel corso dei prossimi anni.
 

La partitura, ritenuta dai più il capolavoro operistico di Purcell, narra con efficace concisione dell’arrivo di Enea a Cartagine, il conseguente innamoramento di Didone ed il successivo abbandono da parte dell’eroe. A fare da contorno all’essenziale vicenda l’autore ha inserito alcuni passaggi coreografici e digressioni mirate a dare qualche pennellata di colore, quale ad esempio l’apparizione delle tre maghe.
L’allestimento, realizzato dalla regista Marina Bianchi, mescolava antico e moderno secondo stilemi ormai consolidati. Il risultato è stato quello di uno spettacolo gradevole seppur nei binari della prevedibilità.
La scenografia, firmata come i costumi da Leila Fteita, si basava su un colonnato dorico che divideva il palcoscenico a metà concentrando a proscenio buona parte dell’azione. All’interno di questa si muovevano i cantanti in abiti color pastello di foggia novecentesca che qualche volta lasciavano spazio a mise più azzardate quali ad esempio quelle in pelle nera delle streghe, o gli slip e guepiere nere dei ballerini.
In sostanza una messinscena corretta e lineare che anche nei momenti più trasgressivi –la strega apparsa con un gruppetto di uomini al guinzaglio stile Crudelia De Mon- si è in realtà mostrata sempre rassicurante.
Decisamente inutili e gratuiti invece gli intermezzi recitati di brani di Ovidio interpretati dalla corretta ma non particolarmente incisiva Ermelinda Pansini.
Molto intrigante invece l’aspetto musicale, grazie soprattutto all’apporto fornito da Stefano Montanari, nella duplice veste di direttore e violino solista, che ha saputo trarre una notevole gamma espressiva da un’orchestra che, seppur con strumenti non dell’epoca, si è perfettamente adattata allo stile barocco. Dinamiche estremamente articolate, grande espressività, ritmo spigliato hanno contribuito ad un’esecuzione estremamente efficace.
Appropriato anche il cast vocale su cui spiccava l’ottima Roberta Invernizzi, perfettamente immedesimata nel ruolo di Didone. Al suo fianco Maria Hinojosa Montenegro ha tratteggiato con altrettanta precisione e musicalità il ruolo di Belinda. Appropriato ma meno convincente l’Enea di Leonardo Cortellazzi. Efficace Mrina de Liso nel ruolo della maga affiancata da lle streghe di Alessia Nardin ed Elisa Fortunati.
Adeguato il gruppo dei comprimari (ovvero Irene Favro, Teona Dvali e Paolo Antognetti) ed un applauso va rivolto anche al coro apparso qui in forma migliore rispetto ad altre occasioni.
Nonostante il teatro fosse pieno per circa la metà la risposta del pubblico è stata calorosa e partecipe negli applausi finali con punte di apprezzamento rivolte alla protagonista ed al maestro concertatore.

Davide Cornacchione 19 febbraio 2013