Recensioni - Cultura e musica

Don Quixote a Verona: un’intera serata basata sulla tecnica della Murphy e di Stiefel

La trama del balletto è ispirata al secondo volume del celebre romanzo di Miguel de Cervantes Saavedra. Il balletto venne presenta...

La trama del balletto è ispirata al secondo volume del celebre romanzo di Miguel de Cervantes Saavedra. Il balletto venne presentato la prima volta al Bolscioi di Mosca nel 1869 con la coreografia di Petipa e la musica di Minkus. E’ abbastanza strano che noi sentiamo questo balletto così spagnolo, dal momento che né il coreografo né il compositore della partitura musicale sono spagnoli: Petipa è infatti francese e Minkus austriaco.
La versione tradizionale del balletto inizia con Don Chisciotte immerso in fantastiche letture e che sogna eroiche gesta; deciso a realizzarle, veste l’armatura di cavaliere e, nominato scudiero il fido Sancho Panza, parte per l’avventura.
La storia di Don Chisciotte, ambientata in una soleggiatissima piazza di Barcellona, racconta della vivacissima Kitri, la bella figlia dell’oste Lorenzo, la quale è innamoratissima di Basilio, un povero barbiere. Il padre la vorrebbe sposa di un ricco bellimbusto, Gamache che la fanciulla naturalmente non vuole. Nel frattempo entra in scena Don Chisciotte in cerca di Dulcinea, il suo ideale di femminilità e, credendo di trovarlo in Kitri, la invita a ballare un minuetto. Per sfuggire al padre e a Gamache, Kitri decide di scappare dal villaggio con Basilio.
Nel secondo atto troviamo i due giovani, stanchi dopo la fuga, nei pressi di un mulino a vento dove vengono assaliti dagli zingari. Sulla scena appaiono poi Don Chisciotte e Sancho Panza, che, convinti di proteggere Kitri e Basilio dal padre di lei e da Gamache, combattono invece contro i mulini a vento. Stremato dalla lotta, Don Chisciotte cade a terra addormentato e sogna di essere in un giardino incantato dove la Regina delle driadi gli presenta finalmente Dulcinea che ha, neanche a dirlo, i lineamenti di Kitri.
Nel terzo atto Kitri e Basilio festeggiano lo scampato pericolo in una taverna. Gamache e Lorenzo arrivano invece ad interrompere il meraviglioso sogno di Don Chisciotte il quale, nel tentativo di sviare di due inseguitori, indica loro una via errata per arrivare alla taverna, ma Sancho Panza, innocentemente, mostra loro quella giusta.
Una volta trovati i giovani, il padre convince Kitri ad accettare Gamache come suo sposo e l’infelice Basilio finge il suicidio. Kitri, stando al gioco del suo innamorato, prega Don Chisciotte di convincere il padre a farle sposare Basilio, sebbene sia “morto”. Lorenzo, anche se con riluttanza, accetta ed è a questo punto che miracolosamente Basilio torna in vita. Il balletto si conclude con la festa per il matrimonio dei due giovani.

Nella versione coreografata da Maria Grazia Garofoli, direttrice del corpo di ballo della Fondazione Arena dal 1999, alcune scene ed alcuni brani musicali sono stati spostati da un atto all’altro o addirittura soppressi, compromettendo talvolta il logico andamento dei fatti e di conseguenza la comprensione della storia. Tra i cambiamenti maggiori, da notare la scena della taverna spostata nel primo atto quando invece dovrebbe rappresentare il momento in cui Kitri e Basilio pensano di essere in salvo, (da cosa non si sa, perché qui il pericolo-zingari ancora non c’è stato, né mai ci sarà dal momento che è stato completamente soppresso!). Altro cambiamento significativo il finto suicidio di Basilio e il matrimonio celebrato con Kitri “da morto” con conseguente lietofine sempre alla fine del primo atto e allora la domanda che sorge spontanea è: “Se il lietofine sta al termine del primo atto, cosa si racconta e si celebra nel secondo?”. In tutte le storie romantiche che si rispettino (e Don Chisciotte è certamente un balletto romantico per tutti gli elementi che contiene), il lietofine è l’ultima cosa che si vede sul palcoscenico resa, “ballettisticamente” da un passo a due che in questa versione avviene dopo circa 35 minuti e con due cambi di scena!
Il secondo atto si apre, scenograficamente parlando, in una grotta azzurra dove le driadi entrano come nella Bayadere (!) ed escono come se stessero ballando Giselle (!!); segue un a solo di Don Chisciotte che nelle versioni tradizionali non balla mai, eccetto che per il breve minuetto del primo atto con Kitri. Infatti Don Chisciotte è solo il pretesto letterario del balletto ed invece in questa versione la sua parte è stata ampliata a discapito di quella di Basilio che è stata notevolmente ridotta, soprattutto nel primo atto.
L’impressione generale è stata di una coreografia anche più inconsistente di quella vista la primavera scorsa al Filarmonico: tanti ballerini in scena e pochissimi passi di danza, soprattutto nelle scene di folklore spagnolo che rendono così speciale questo balletto.
Don Chisciotte è uno straordinario banco di prova per gli interpreti dei ruoli principali, ma anche per quelli dei ruoli minori.
Il ruolo di Kitri è stato interpretato nel complesso molto bene, anche se un po’ freddamente, da Gillian Murphy che è riuscita a dare il meglio di sé nelle pirouettes (addirittura quadruple quelle della coda del passo a due finale) che sono la caratteristica del suo ruolo; lascia però qualche perplessità nelle tipiche prese en l’air del passo a due del primo atto, anche se forse ciò si deve alla differenza di fisico spiccata col suo patner, Ethan Stiefel, comunque splendido nel ruolo di Basilio. Tra gli interpreti dei ruoli minori, Massimo Schettini si è particolarmente distinto per la simpatia e l’elevazione nel ruolo del Monello, Scilla Cattafesta per la verve interpretativa nel ruolo dell’Amorino e Giovanni Patti (Camacho) per l’espressività.
Piena approvazione ottengono le scene di Giuseppe De Filippi Venezia ed i preziosi costumi di Silvia Bonetti.

Sonia Baccinelli 11 agosto 2003