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Quattro coreografi Dawson Duato Kratz Kylián con quattro titoli imperdibili. Anima Animus Remanso Solitude Sometimes Bella Figura
Il programma che vede protagonisti i ballerini del Teatro alla Scala dal 3 al 9 febbraio è di straordinaria raffinatezza. Ai tre titoli programmati per il 2021 e non andati in scena a causa delle restrizioni Covid, si è aggiunto un altro pezzo (Solitude Sometimes) arricchendo un programma già di per sé molto interessante.
Anima Animus di David Dawson ha aperto la serata. Il balletto è stato creato nel 2018 per il San Francisco Ballet in occasione di un festival a budget limitato. Il risultato è di grande classe ed è giustamente entrato a far parte del repertorio teatrale.
In questo balletto maschile e femminile si contrappongono e allo stesso tempo si fondono insieme sin dal titolo. Scene e costumi rispettivamente di John Otto, Yumiko Takeshima sono giocati in positivo/negativo sugli unici colori di bianco e nero in maniera davvero accurata. La luce è bianchissima, quasi accecante. Le linee pulite dell’allestimento sono completate da una coreografia elegantissima. Le donne con braccia e gambe lunghissime sono state impeccabili dal punto di vista tecnico, in particolare Nicoletta Manni e Maria Celeste Losa. Gli uomini sono stati singolarmente altrettanto bravi, forse con qualche lieve sfasatura di sincronizzazione nei momenti d’insieme. Nella coreografia di Dawson le linee dell’arabesque hanno estensioni estreme, i lift sono statici e dinamici allo stesso tempo, i port de bras sono ampi e la danza diventa ancella della musica di Ezio Bosso. L’ispirazione balanchiniana è evidente, ma rielaborata in maniera personalissima.
Remanso di Nacho Duato è un passo a tre maschile. Il capolavoro, creato nel 1997 per l’American Ballet Theatre, ha avuto come protagonista l’étoile Roberto Bolle (nel ruolo allora ideato per Vladimir Malakhov) affiancato da Domenico Di Cristo e Darius Gramada.
Roberto Bolle è stato immediatamente riconoscibile anche di spalle per il suo fisico statuario. I ballerini, inizialmente posizionati in ordine di altezza, hanno creato da subito l’idea di serenità e di equilibrio riconducibile al titolo della poesia che ispira il balletto: remanso in spagnolo, infatti, identifica un luogo agreste e tranquillo dove poter riposare richiamando la tradizione latina dell’otium. La base classica necessaria per dar vita ai balletti di Nacho Duato è di assoluto rigore. Ogni singola fibra muscolare ha una direzione esatta in un tempo musicale definito con precisione infinitesimale. I corpi dei tre danzatori vengono utilizzati inventando dinamicità sempre diverse e nuove. I passaggi con la rosa sono stati molto suggestivi e in quelli eseguiti in contatto con il pannello retroilluminato i ballerini parevano disegnare le sculture delle metope del Partenone.
Remanso è stato l’unico balletto con la musica dal vivo. Takahiro Yoshikawa al pianoforte ha eseguito magnificamente i Valses poéticos di Enrique Granados, ispirati alla personalità di Federico García Lorca.
In prima assoluta è stato presentato Solitude Sometimes commissionato su musica elettronica da Manuel Legris al giovane coreografo emergente Philippe Kratz. Il lavoro si ispira alla mitologia funeraria egiziana e trae spunto dal Libro dell’Amaduat (letteralmente “ciò che è nell’Aldilà) che racconta del viaggio di Ra, dio del Sole, nel regno dei morti. Buio e luce si contrappongono in un eterno ciclo di morte e rinascita. Solamente uno dei quattordici danzatori, Osiride, non esce mai di scena. L’incessante loop coreografico si legge da sinistra verso destra, ovvero da est dove il sole sorge a ovest dove tramonta. L’assenza dei ballerini è una presenza assordante, come quella del dolore per chi non c’è più. Ogni rinascita è diversa e rende l’anima (e quindi i ballerini) capaci di muovere passi in modo differente e con una nuova consapevolezza.
Le otto tracce musicali di Thom Yorke sono ritmicamente irregolari, ma danno la fluidità necessaria allo scorrere del tempo e dell’andare avanti della vita per chi rimane nel mondo dei vivi.
La serata è stata chiusa da Bella Figura uno dei tanti capolavori di Jiri Kylian che, come d’abitudine, firma anche scene e luci. Tra i coreografi più musicali al mondo, Kylian stupisce il pubblico ogni volta per l’armonia delle sue creazioni. Fermamente convito che la bellezza debba contrastare le brutture che ci circondano e che la danza sia un’arte privilegiata nel poter far questo, ha deciso di dare la possibilità al pubblico di iniziare la catarsi sin dalla lettura del titolo in cartellone. Spettatore e ballerino indossano la loro “faccia migliore” per fare una bella figura stando uno in platea e l’altro sul palcoscenico. Il pezzo inizia a luci accese in sala e senza il sipario che si apre, poi piano piano il focus si dirige sul fondale nero dove inizia un viaggio nel quale il virtuosismo fa convivere in un unicum sensualità e purezza.
I ballerini scaligeri hanno interpretato con grande energia il respiro musicale richiesto dalla coreografia che si trasforma in musica. I torsi nudi di uomini e donne sono l’apice di una visione filosofica della bellezza: il corpo umano è altrettanto bello sia nudo che vestito con le ampie gonne rosse disegnate da JokeVisser.
Calorosi applausi e numerose chiamate a sipario per tutti e quattro i pezzi a riprova dell’alto livello tecnico raggiunto da tutti gli interpreti.
Sonia Baccinelli