Recensioni - Cultura e musica

Due francesi a New York

Katia e Marielle Labèque in concerto al Ponchielli con un programma dedicato alla musica americana del '900

La stagione concertistica del Teatro Ponchielli ha inanellato un ulteriore successo con il concerto delle sorelle Labèque su musiche di Gershwin e Bernstein. Uno scintillante excursus nella musica del '900 americano, che nella seconda parte ha visto anche la collaborazione di Gonzalo Grau e Pablo Bencid alle percussioni.
La serata si è aperta con tre preludi di Gershwin riarrangiati per due pianoforti. Composizioni  mature, che rielaborano  in maniera estremamente raffinata quei temi jazz dei quali è intessuta tutta la musica del compositore di Brooklyn, anche se caratterizzati da miniore immediatezza rispetto ai grandi capolavori che lo hanno reso famoso.

Ed infatti al termine di questi piccoli schizzi, magistralmente eseguiti, gli applausi sono stati convinti ma non entusiasti. D’altronde eravamo all'apertura del concerto e l'atmosfera doveva ancora riscaldarsi. Non c'è voluto comunque molto perché questo accadesse, infatti già dalla successiva "Rapsodia in blu" la temperatura ha cominciato a salire. Questo brano, eseguito nella versione originale per due pianoforti scritta dallo stesso Gershwin, è quello che all'inizio della loro carriera fece conoscere alla ribalta internazionale le due sorelle e, una volta ascoltatolo dal vivo, non è difficile capire il perché. Una lettura scattante e dinamica ma allo stesso tempo di grande pathos che ha letteralmente inchiodato il pubblico alla sedia ed è stata salutata al termine da una liberatoria ovazione.
Dopo l'intervallo insieme a Katia e Marielle sono saliti sul palcoscenico anche Gonzalo Grau e Pablo Bencid, ad accompagnarle nella versione per due pianoforti e percussioni di West side story di Leonard Bernstein.
Questo arrangiamento, realizzato da Irwin Kostal, che include quasi tutti i numeri del musical, ha visto questo originale ensemble esibirsi in un'esecuzione di grande eclettismo.
Alle atmosfere più notturne e sognanti di "Who knows" si sono alternate la straripante vitalità del Mambo e di "America" (riproposto anche come bis), la delicatezza quasi da carillon di "I feel pretty", il lirismo di "One hand, one heart", l'intensità di "A boy like that", che, da parte del numeroso pubblico, sono valse ai quattro musicisti un vero e proprio trionfo al termine di una serata che si sarebbe voluto non finisse mai.

Davide Cornacchione 14 marzo 2011