Recensioni - Cultura e musica

Due ore di Virtuosi-smi in piedi al Settembre dell’Accademia.

I Virtuosi Italiani e Giuseppe Albanese indubbiamente virtuosi e tecnicamente impeccabili, ma l’interpretazione ne risente.

Un programma ricco di difficoltà tecniche superate brillantemente da parte de I Virtuosi Italiani. Iniziamo con l’Adagio per archi Op. 11 di Samuel Barber, tanto per scaldarsi un pochino, e dare un assaggio alla platea della coesione che caratterizza questo gruppo che è ormai presente nel panorama italiano da oltre 25  anni, la cui particolarità è di suonare spesso in piedi, e di spaziare dal barocco, al classico, al jazz e al contemporaneo.

Nel Concerto per Pianoforte e Orchestra n. 2 in Fa Minore Op. 21 di Fryderyck Chopin diventa ancora più evidente il suono molto morbido e amalgamato che li distingue. Il primo movimento evidenzia la capacità di accompagnamento al pianoforte senza mai prendere più dello spazio necessario e nel Larghetto colpisce il tremulo perfetto, quasi intimo pur essendo all’opera 23 archi (tra violini, viole, violoncelli e contrabbassi). Giuseppe Albanese ci concede due bis: un Notturno opera postuma di Chopin, dove si sentono i richiami di questo concerto e un successivo brano che conferma la bravura tecnica e il virtuosismo di Albanese, ma che francamente ci lascia l’impressione più di un mero esercizio di elasticità articolare che di una interpretazione sedimentata.
La seconda parte del programma prevede il Preludio e Scherzo per archi Op. 11 di Dmitrij Dmitrievic Sostakovic, altro brano molto tecnico e non facile all’ascolto. Decisamente più armoniosa la Serenata per archi in Mi maggiore Op. 22 di Antonin Dvorak, dove le viole hanno una parte importante, cosa non frequentissima nella musica da camera.
Per terminare il concerto I Virtuosi Italiani ci deliziano con The heart asks pleasures first di Michael Nyman, dalla colonna sonora del film Lezioni di Piano per poi lasciarci con la stagione Estate di Antonio Vivaldi, quest’ultima suonata con un tempo forse un po’ troppo veloce per evidenziare il virtuosismo di Alberto Martini.

Valeria Bisoni  5 Ottobre 2015