Christophe Rousset alla direzione dell’orchestra degli English Baroque Soloists con il Monteverdi Choir
La rappresentazione è avvenuta nella Sala Sinopoli dell'Auditorium, con una buona presenza di pubblico: la sala era quasi completamente piena, nonostante l’inconsueto appuntamento domenicale a tarda ora. Il concerto è stato registrato e verrà inoltre trasmesso alla radio il 25 dicembre 2025, su Rai Radio 3.
Il Messiah (HWV 56) è forse il capolavoro di Händel e fu composto in soli 24 giorni nell’agosto 1741 a Londra. Il libretto fu scritto dall’amico Charles Jennens con brani tratti dalla Bibbia di Re Giorgio e dai Salmi del Common Book of Prayers. La prima rappresentazione avvenne nel Duomo di Dublino il 13 aprile 1742 mentre a Londra solo un anno più tardi. Si tratta di una composizione iconica della musica barocca ed una pietra miliare della storia della musica. È diviso in tre atti: un primo atto dedicato alla Natività, un secondo alla Passione ed il terzo al Giudizio. Essendo un oratorio non prevede azione scenica, quindi strutturalmente è una sequenza di arie e di cori senza quasi recitativi.
La direzione del Maestro Christophe Rousset è stata all’insegna di una lettura tradizionale senza particolarità interpretative e per questo, però, anche molto efficace e coinvolgente. Più di una volta la musica di Händel ha suscitato la pelle d’oca e l'apprezzamento del pubblico si è manifestato negli applausi al termine dello spettacolo.
Alcune note relative alla scelta della versione di alcuni brani: Handel rivide e aggiornò la partitura molte volte nel corso degli anni, anche in funzione anche degli specifici solisti che di volta in volta parteciparono alle rappresentazioni del Messiah. In questo concerto è stata scelta la versione breve dell’aria per basso Why Do the Nations so Furiously e la versione in tempo ternario dell’aria del soprano Rejoice Greatly, O Daughter of Zion. Il duetto And He Shall Feed His Flock qui è stato eseguito nella versione di aria per solo soprano.
Una lettura della partitura precisa e ineccepibile, che unita alla eccezionale performance del coro e dell'orchestra ha restituito agli spettatori un concerto davvero memorabile.
Il Monteverdi Choir, fondato nel 1964 da Sir John Eliot Gardiner, è uno dei più blasonati a livello mondiale nel campo della musica barocca e classica. Spesso collabora con l’orchestra degli English Baroque Soloists, fondata nel 1978 sempre da Gardiner. Il perfetto connubio tra queste due istituzioni musicali ha prodotto negli anni una serie di capolavori esecutivi e una discografia molto ampia.
Il coro è caratterizzato da un perfetto equilibrio tra le voci ed un incredibile timbro vocale, davvero unico. La tecnica esecutiva è altissima e le complesse architetture contrappuntistiche dei cori sono state eseguite in modo impeccabile senza alcuna incertezza, una cosa non di poco conto nel repertorio barocco.
I brani migliori sono stati sicuramente l'Hallelujah che conclude il secondo atto, un trionfo di gioia. Nel primo atto: And he Shall Purify, con il suo fitto contrappunto e il tema discendente, il bellissimo For unto us the Child is Born, con la contrapposizione tra sezioni contrappuntistiche e accordali and His Joke is Easy. Nel secondo atto: He Trusted in God, bellissima fuga in stile severo, Lift up Your Heads, con le voci maschili e femminili inizialmente a contrasto tra loro. Nel terzo atto Worthy is the Lamb, complessa sezione corale divisa in tre parti più l’Amen finale.
L’orchestra del Messiah è in versione ridotta: solo archi, un timpano, due trombe, due oboi e organo o clavicembalo per il basso continuo. Gli strumenti utilizzati nell’esecuzione erano antichi e questo rende il timbro orchestrale complessivo più acuto rispetto agli archi moderni che generalmente suonano leggermente più appannati, anche se tecnicamente dotati di estensione più ampia.
L’orchestra degli English Baroque Soloists ha suonato in modo davvero magistrale, perfettamente integrata al coro e ai solisti, grazie alla direzione del Maestro Rousset. Unico momento di incertezza, nell’esecuzione dell’aria The Trumpet Shall Sound dove il basso, William Thomas, ha tardato di una battuta nel canto, ma la professionalità si vede anche nel saper recuperare senza scomporsi.
Venendo alla performance dei solisti, in generale un quartetto molto ben strutturato, vocalmente, timbricamente e tecnicamente.
Il soprano Ana Vieira Leite ha brillato nell’esecuzione delle sue arie, tra cui in particolare ricordiamo, nel primo atto, i bellissimi recitativi dell'Annunciazione, l’aria Rejoice Greatly, O Daughter of Zion, il duetto He Shall Feed His Flock (qui eseguito dal solo soprano) e I Know That My Redeemer Liveth nel terzo atto. Timbro angelico, tecnica perfetta, bravissima.
Il mezzosoprano, Sarah Connolly, ha fatto una buona performance anche se forse un tono sotto rispetto agli altri solisti, non tanto per il timbro, molto bello e suadente, ma per la potenza vocale. Diverse volte è stata un po’ sovrastata dall’orchestra. Nonostante ciò, restano davvero molto belle le esecuzioni di And Who Shall Stand the Day of His Coming, l’aria con coro O thou That Tellest Good Tidings to Zion, He Was Despised nel secondo atto, Thou Art Gone up on High nel secondo atto.
Anche il tenore Andrew Staples ha cantato davvero bene, con un bel timbro vocale e una buona tecnica. In particolare l’aria iniziale Ev'ry Valley Shall Be Exalted con il suo andare ascendente e le sue figurazioni che imitano il movimento della terra e l’appiattimento delle montagne, Behold, and See if There Be Any Sorrow nel secondo atto e il duetto col mezzosoprano del terzo atto O Death, Where Is Thy Sting.
Infine, ricordiamo la buona performance del basso, William Thomas, voce potente, bel timbro deciso, buona tecnica. Molto bella la sua aria del primo atto The People That Walked in Darkness, nel secondo atto Why Do the Nations So Furiously (peccato solo che in questa versione ridotta non abbia potuto dare il meglio) e la bella aria con la tromba The Trumpet Shall Sound.
Insomma un'esecuzione magistrale per un capolavoro assoluto. La speranza di rivedere queste due grandi istituzioni musicali ancora una volta a Roma è grande. Ci sono tante opere meravigliose nel loro repertorio che vorremmo vedere e sentire!
Bravi, bravissimi!