Weill e Bernstein inaugurano con successo la stagione lirica del Teatro Grande di Brescia
Per l’apertura della stagione lirica il Teatro Grande ha puntato sulla prima rappresentazione assoluta a Brescia di due pietre miliari del teatro musicale del Novecento: Die Sieben Todsüned di Kurt Weill e Trouble in Tahiti di Leonard Bernstein. Le due opere sono legate dall’eclettismo musicale che permea le partiture e dalla riflessione sulla società (e sulla famiglia) americana che guida l’azione scenica. La scelta sicuramente portava con sé dei rischi, ma – a giudicare dallo spettacolo a cui abbiamo assistito – si è trattato di una scommessa vinta.
Die Sieben Todsüned (I Sette Peccati Capitali) è un capolavoro nato a Parigi dalla collaborazione fra Weill e Brecht: un ballet chanté (con la coreografia di Balanchine) deformato, rispetto alle aspettative del pubblico, dalla durezza dei temi trattati. Anna viaggia in sette città americane in cerca di fortuna e dei soldi necessari alla sua famiglia per costruire una casetta in Louisiana. In ognuna delle città Anna dovrà superare uno dei sette peccati capitali che ostacolano la sua via verso il guadagno. Anna è una donna divisa: Anna II ne è la parte viva e autentica, priva di parola ma piena di energie che alimentano una danza continua; Anna I è la parte razionale che attraverso il canto conduce Anna II nel solco della morale borghese.
Francesca Zaccaria ha interpretato ottimamente il ruolo di Anna II, cui ha donato una fisicità a tratti straziante. La tensione del corpo e l’espressione del viso hanno guidato lo spettatore nel progressivo assoggettamento di Anna II alle aspettative della famiglia e della società. Convincente l’interpretazione di Mirjam Tola nei panni di Anna I: una elegante borghese guidata da solidi principi, tanto capace di non cedere alle tentazioni quanto incapace di cedere alla vita. E’ stata buona anche la prova delle voci maschili (G. Bocchino, G. Sorrentino, N. Ceriani e G. Pelizon) impegnate nel ruolo de La Famiglia. Il maestro Carlo Boccadoro ha ottimamente diretto l’orchestra de I Pomeriggi Musicali guidandola nel difficile percorso di frammentazione della partitura di Die Sieben Todsüned che a tratti suddivide l’orchestra in complessi jazz o da cabaret.
L’incomunicabilità è il motore della storia di Trouble in Tahiti. Sam e Dinah, coniugi in crisi, sono seguiti dal pubblico in una giornata ordinaria, fatta di inutili successi e futili discussioni; segnata dall’impossibilità di risolvere i propri problemi. Le proprie forze non bastano per ribellarsi alle costrizioni sociali nella scintillante America degli anni ’50 e non sembrano bastare né l’aiuto dello psicologo, né la distrazione offerta da un musical visto al cinema. A fine giornata Sam e Dinah provano ancora una volta a parlare e ad aprirsi: le loro mani si avvicinano - ma non si toccano - in un finale che lascia intravedere una flebile luce di speranza. Per tutta l’opera, le tensioni interne alla coppia stridono fortemente con gli intermezzi jazz di un trio che magnifica la piacevolezza della vita americana in un continuo - e quanto mai sarcastico - spot sulla felicità garantita dal consumo.
I protagonisti di questa seconda opera hanno mostrato alcuni limiti tecnici che non hanno giovato alla qualità della rappresentazione: alcuni passaggi imprecisi hanno penalizzato la performance, comunque grintosa, di Nicolò Ceriani; mentre l’emissione troppo bassa ha tolto efficacia alla peraltro pregevole interpretazione scenica di Giovanna Lanza. L’ottimo lavoro del trio jazz (M. Criscak, G. Bocchino e G. Pelizon) e la puntualità della direzione del maestro Boccadoro, hanno però permesso di apprezzare l’opera di Bernstein.
Il teatro non era pieno nella replica domenicale, ma il pubblico presente ha applaudito molto e con convinzione. Gli animati discorsi nel dopo spettacolo sulla qualità musicale delle opere e sui temi trattati confermano che la scommessa è vinta. La cultura di un territorio passa anche da eventi come questo.
Tommaso Lavegas (20/10/2009)