Recensioni - Cultura e musica

Elisir stagionato ma non invecchiato

Convincente inaugurazione della stagione lirica del Teatro Regio con una storica edizione del capolavoro donizettiano

Gli spettacoli teatrali sono un po’ come i vini (o gli elisir, visto il titolo in questione): tutti invecchiano, ma nell’invecchiare alcuni mantengono intatte le loro fragranze mentre altri dopo un po’ sanno di tappo.
L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti progettato da Nica Magnani per il Regio di Parma nel 1988 e ripreso per l’inaugurazione della stagione lirica 2015 appartiene sicuramente alla prima categoria.
 

Le scenografie essenziali ma coloratissime che si stagliano su un fondale le cui tinte cambiano di scena in scena, complici le belle luci di Andrea Borelli e la garbata regia di Marcello Grigorov (in sostituzione dell’originale di Francesca Zambello) contribuiscono alla realizzazione di uno spettacolo piacevole e godibile in ogni suo momento.
L’allestimento tende ad esaltare l’elemento giocoso e favolistico della vicenda. I personaggi sono delineati con semplicità ed anche le gags che caratterizzano i momenti più spiritosi sono estremamente garbate, prive di tutte quelle esagerazioni e caccole da avanspettacolo che per decenni hanno fatto scuola.
A volte forse si sente la mancanza di una mano più incisiva o di un’idea più forte, penso ad esempio alle scene d’insieme in cui il coro risulta parecchio statico; nonostante questo le due ore scorrono via senza intoppi, merito questo anche di un cast azzeccatissimo.
Trionfatore della serata è stato il Nemorino di Celso Albelo. Difficile attualmente immaginare un interprete più adatto per questo ruolo. Il timbro è magnifico, pieno, robusto ma capace di smorzature e mezzevoci  che arricchiscono un’interpretazione da manuale. La sua seconda esecuzione di “Una furtiva lagrima” (bissata dopo incessanti ovazioni) è stata cesellata con ancora maggiore maestria rispetto alla prima.
Dal punto di vista interpretativo il tenore spagnolo è molto ironico e comunicativo, il suo Nemorino è ingenuo ma non tonto e non si può non simpatizzare per lui.
Al suo fianco l’Adina di Jessica Nuccio si rivela gradualmente in corso d’opera. Il timbro è bello e la tecnica è solida, caratteristiche queste che la porteranno a bissare “Il mio rigor dimentica” nel finale, ma il fraseggio è poco incisivo e questo non le permette completamente di emergere, soprattutto nel primo atto.
Roberto De Candia è un Dulcamara trascinante ma con misura ed intelligenza. La sua comicità è sempre sottile, mai eccessiva, supportata da un timbro robusto ed un fraseggio sempre appropriato.
Lodevole anche il Belcore di Juliam Kim, che sfoggia una voce ricca di colori e priva di quella secchezza che caratterizza i baritoni di provenienza asiatica. Convincente e puntuale la Giannetta di Eleonora Contucci.
Il coro del Teatro Regio diretto da Martino Faggiani si è ottimamente disimpegnato mentre qualche perplessità ha suscitato la direzione di Francesco Cilluffo la cui concertazione è parsa un po’ massiccia nelle sonorità e priva di quella leggerezza e quelle sfumature che dovrebbero aiutare gli interpreti nel delineare adeguatamente i loro personaggi.
Al termine un teatro esaurito in ogni ordine ha tributato applausi entusiasti a tutti con vere e proprie ovazioni ad Albelo.

Davide Cornacchione 22/03/2015