Recensioni - Cultura e musica

FESTIVAL PIANISTICO: La grande Russia di Lilya Zilberstein

Che Lilya Zilberstein, nonostante la sua giovane età, sia una delle più interessanti realtà del pianismo internazionale non è cert...

Che Lilya Zilberstein, nonostante la sua giovane età, sia una delle più interessanti realtà del pianismo internazionale non è certo scoperta recente. Chi ha avuto modo di ascoltarla nelle scorse edizioni del festival, oppure nelle sue incisioni per la Deutsche Grammophone, ha già avito modo di apprezzare la sua tecnica eccellente ed il suo tocco netto, deciso; caratteristiche che sono emerse anche durante questa sua ultima esibizione.
Perfettamante in sintonia con il tema proposto dal Festival, il programma comprendeva una sonata di Medtner, i sei "Momenti musicali" di Rachmaninov ed i celeberrimi "Quadri da un'esposizione" di Musorgskij.

Nonostante le sue origini russe, Nikolaj Medtner non sviluppò mai nella sua musica un marcato interesse nei confronti della musica del suo paese, al contrario le sue composizioni sono sempre state all'insegna di una profonda ricerca formale, a volte anche un po' sterile, ma sempre in chiave occidentalizzante.
La sonata op. 30 "Durante la guerra 1914-17" non si allontana più di tanto da questo schema, non fosse altro per il tema d'apertura, destinato poi a tornare altre volte all'interno del brano, che è di spiccata matrice popolare russa. Caratteristiche peculiari di questa sonata sono una certa frammentarietà del discorso musicale, dovuto a bruschi e repentini cambiamenti di direzione, ed un ritmo spesso molto sostenuto che richiede una notevole perizia tecnica peraltro perfettamente nelle corde dell'interprete. L'esecuzione è stata quindi di grande dinamismo soprattutto nel pirotecnico finale che la Zilberstein ha saputo condurre con turbinosa maestria.
Di ben altro livello i "Sei momenti musicali" di Rachmaninov, opera giovanile del grande pianista, di stampo decisamente romantico e di profondo coinvolgimento emotivo. Anche in questo caso la Zilberstein ha saputo fornire una lettura estremamente convincente, raggiungendo notevoli punte di lirismo nell' "andante cantabile" e nell' "adagio", ed eseguendo allo stesso tempo un "presto" infuocato ed estremamente coinvolgente tanto da innescare un principio di applauso decisamente fuori luogo ed immediatamente zittito.

Pezzo forte della serata erano comunque i "Quadri" di Misorgskij, composizione tanto variegata e complessa nell'interpretazione quanto conosciuta dal pubblico.
La lettura che ne dà Lilya Zilberstein è estremamente classica ed a mio avviso estetizzante. Vi è una grandissima cura nel dettaglio (penso ai trilli ne "il vecchio castello", raramente così sottolineati) ed una notevole ricerca tecnica, finalizzata ad ottenere un suono deciso, di grande pienezza. Abbiamo così un "vecchio castello" di grandissima suggestione e partecipazione ma a cui forse manca un po' quella patina di malinconia e di struggimento, un "Bydlo" granitico ma non stentoreo, ed un "Samuel Goldenberg e Schmuyle" splendidi nelle sonorità ma che forse non dialogano sino in fondo.D'altra parte brani quali "il balletto dei pulcini" o "Il mercato di Limoges" godono di una straordinaria vitalità, per non parlare dell'inizio della "Capanna di Baba Yaga" in cui i primi accordi non vengono "pestati" con violenza come spesso capita di sentire, ma vengono leggermente smorzati conferendo al brano una sensazione di angoscia ed incertezza decisamente suggestive.
Alla fine applausi calorosi e meritatissimi ad una grande interprete, forse un po' restia nel concedere bis: infatti dopo una breve sonata di Medtner si è chiaramente capito che non era sua intenzione proseguire. Bisogna ammettere che i suoi predecessori a questo Festival ci avevano abituato diversamente, ma questo non è venuto minimamente a scalfire una serata di grandissimo livello.

Davide Cornacchione 20/5/2002