Scarso pubblico per un'edizione senza idee del capolavoro verdiano
Citiamo Verdi: "Si tratta di commedia: musica, nota e parola, non cantabili, movimento scenico e molto brio". Ebbene niente di tutto questo si è visto l'altra sera al Teatro Filarmonico. I cantanti erano per lo più statici oppure si muovevano spaesati sul palcoscenico. La comicità era la grande assente della serata, tutti sembravano cantare senza aver presente il contenuto testuale di quello che stavano dicendo.
Il regista ha mancato di far recitare i cantanti ed ha ammorbato il tutto in un'atmosfera ibseniana in cui il brio richiesto da Verdi risultava essere un convitato di pietra mai destinato ad arrivare. La costumista Antionella Cannarozzi ha creato costumi vagamente ispirati agli anni settanta senza mai trovare idee originali, con alcuni costumi francamente brutti e soprattutto assolutamente slegati rispetto alla drammaturgia. La scenografia aveva qualche buona intenzione anche se non proprio originale, il tutto però si limitava ad un decoro di ispirazione eclettica in cui i pergolati si fondevano a rimandi orientali e a finte palme dall'effetto oleografico e stucchevole. Tutto si potrebbe perdonare se la commedia in musica fosse decollata, se gli interpreti fossero stati padroni del palco coinvolgendo il pubblico nel grande teatro creato da Boito e Verdi, parola e musica lo ripetiamo, niente di tutto ciò è accaduto, probabilmente troppa l'inesperienza del regista e degli interpreti. Il teatro perciò è rimasto il grande assente.
Degli interpreti c'è purtroppo poco da dire, dal punto di vista scenico non siamo in grado di salvare nessuno, tutti risultavano statici e impacciati e nel migliore dei casi si salvavano in pose artefatte degne del miglior teatro ottocentesco. Dal punto vista vocale una lode va a Vittorio Vitelli interprete di Ford, cantante solido e dalla buona tecnica che ha anche ben interpretato il suo pezzo solista, non possiamo chiamarla aria, "E' sogno? o realtà?". Si difende bene Elisabetta Fiorillo nella parte di Quickly, sfoggiando una voce salda e timbrata.
Insufficiente il Falsatff di Leonardo Lopez Linares che canta senza interpretare, con linee generiche e un fraseggio inconsistente. Inadatti tutti gli altri particolarmente nelle parti di insieme che risultavano scialbe e senza brio. Giuseppe la Malfa ha diretto con poca attenzione agli equilibri fra buca e palcoscenico.
Un teatro Filarmonico desolatamente vuoto ha applaudito con frettolosa cortesia.
Raffaello Malesci (22/12/11)
Al Teatro Filarmonico di Verona è andato in scena Falstaff, nuova produzione della fondazione Arena, affidata ad un team di esordienti, il regista Luca Guadagnino, la scenografa Francesca di Mottola e la costumista Anatonella Cannarozzi. Al di là dell'intento positivo di avvicinare all'opera creatori provenienti da altre discipline, in questo caso il cinema, l'operazione è risultata fallimentare su tutti i versanti.