Recensioni - Cultura e musica

Festival dell’opera di Erl in una bella e nuova opera architettonica

Un trionfo ogni serata con dieci minuti ininterrotti di applausi

Dal 26 dicembre al 6 gennaio a Erl, un piccolo paese del Tirolo austriaco, è stata inaugurata la  prima edizione invernale del festival dell’opera lirica, con la possibilità di assistere ogni sera ad un titolo diverso, fatta eccezione per Le Nozze di Figaro e Nabucco che vengono ripetuti.

Si tratta di una meravigliosa esperienza, caldamente consigliabile, almeno una volta per gli appassionati di opera. Gli spettacoli si tengono tutti nel nuovissimo teatro progettato dallo studio Delugan Meissl Associated Architects di Vienna, la cui costruzione è stata ultimata nell’agosto del 2012. L’interno della sala è stato studiato con estrema cura per fare in modo di avere visibilità al cento per cento da qualsiasi punto, sia perché i posti sono posizionati sfalsati, sia perché ogni fila si trova su un diverso gradino. Ma il punto di forza di questa nuovissima costruzione sta senz’altro nell’acustica perfetta che permette alle voci dei cantati di essere udite anche quando sussurrano un pianissimo. La scelta di rivestire interamente pareti, soffitto e pavimento con legno di acacia si è dimostrata senza dubbio vincente ed i disegni a rombo sulle pareti danno l’idea di un gioiello che si illumina proprio quando le luci principali della sala si abbassano e lo spettacolo sta per cominciare.

Ed i veri gioielli in realtà sono gli spettacoli ideati e diretti dal grandissimo maestro Gustav Kuhn, che fa il tutto esaurito ogni sera, soddisfacendo appieno anche l’orecchio più esigente con la sua splendida orchestrazione. Bisogna ricordare infatti che oltre che essere direttore artistico, nel 1997 il maestro Gustav Kuhn è stato anche fondatore del Festival estivo del Tirolo Erl. Questa prima edizione invernale dedicata a Mozart, a composizioni belcantistiche e del repertorio italiano, è la realizzazione di un sogno rimasto a lungo nel cassetto. Con la costruzione del nuovissimo teatro, il desiderio di eseguire capolavori di Bach, Händel, Haydn, Mozart, opere belcantistiche italiane e composizioni sperimentali di musica contemporanea all’interno di un’acustica e di un’atmosfera adeguate, rappresenta l’idea artistica principale ed il messaggio centrale della nuova edizione invernale del Festival del Tirolo Erl.  Kuhn scrive infatti : “Finalmente posso affermare con gioia di poter ritornare al mio concetto artistico originario! Con ciò voglio mostrare al mondo che la drammaticità della musica deve svilupparsi dalla musica in sé e non da idee ideologico-testuali”.

Nelle Nozze di Figaro i cantati erano tutti di alto livello a cominciare dalla contessa, interpretata da Sabina von Walther, bravissima nella grande aria del secondo atto, cantata stando sdraiata prona a proscenio; Sabina von Walther ha conferito al personaggio della contessa il perfetto equilibrio di raffinatezza e astuzia che si confà ad una donna di simile rango. Ottima anche l’interpretazione di Emily Righter nel ruolo di Cherubino. Simpatici e dispettosi al punto giusto, sia Rita Lucia Schneider che Johannes Schmidt rispettivamente nei ruoli di Marcellina e Don Bartolo; la Schneider ha eseguito dei vocalizzi davvero molto difficili nella sua aria del quarto atto ed è stata tecnicamente straordinaria. Ottime anche le prove date dagli interpreti maschili: Giulio Boschetti nel ruolo di Figaro e Michael Kupfer in quello del conte Almaviva. Nel quarto atto, ogni cantante ha avuto il momento per dimostrare le proprie doti al meglio, quasi come se Mozart, nello scrivere le parti, avesse voluto mettere in risalto le specificità di ciascuno. Il maestro Gustav Kuhn è stato davvero eccezionale e già solo dopo aver ascoltato la sua meravigliosa direzione dell’ouverture lo spirito poteva ritenersi già soddisfatto. Ogni gruppo musicale dell’orchestra viene valorizzato ed è perfettamente sincronizzato sull’anima della melodia.

Anche la Messa in si minore (BWV 232) di Bach ha fatto il tutto esaurito di pubblico ed è stato il momento di trionfo del coro. Il Kyrie iniziale è stato intensissimo, con i cantanti così perfettamente intonati all’unisono, da lasciare a Kuhn persino il tempo di dirigere l’orchestra e contemporaneamente di suonare al clavicembalo. Il Gloria è stato un attimo di tripudio durante il quale le voci maschili e femminili si sono alternate giocando tra loro come le luci di uno spettacolo pirotecnico interrotto, ad un certo punto, dalla delicatezza della solista che ha cantato il Laudamus Deum accompagnata solo da una piccola parte dell’orchestra. Dolcissimo l’incipit del flauto per l’atto di fede del Credo. Nel momento di raccoglimento del Sanctus, il basso è stato accompagnato da un corno davvero eccezionale. Ma il momento forse più particolare è stato quello dell’Osanna, quando il coro, per idea di Kuhn, si è fisicamente separato dividendosi in due parti, probabilmente con l’idea di simulare l’effetto di due  cantorie prospicienti l’una all’altra come si trova nelle chiese, cosicché  le voci provenivano ora da destra ed ora da sinistra sorprendendo ogni volta l’orecchio. Efficace anche la “scenografia” per la Messa: tante candele collocate in piccoli bicchieri di vetro satinato tra l’orchestra e la prima fila del pubblico, la buca dell’orchestra rialzata, i cantanti a proscenio disposti su due file sopra una pedana e ceri di media grandezza ai lati dei coristi.

E naturalmente, alla soglia del 2013, non poteva mancare un pezzo verdiano come Nabucco, che bilancia come in un perfetto gioco di pieni e vuoti, gli spazi lasciati al coro e quelli lasciati ai cantanti principali. Da sempre sentita come l’opera più risorgimentale di Verdi, Nabucco fu anche quella che decretò il suo successo. Gli spettatori italiani dell’epoca infatti potevano riconoscere la loro condizione politica in quella degli ebrei soggetti al dominio babilonese, soprattutto sulle note del celeberrimo coro del Va’ pensiero sull’ali dorate, cantato con tale intensità dai cantanti di Minsk da lasciare il pubblico di Erl a dir poco stupefatto e col fiato sospeso prima di applaudire con tutta l’enfasi possibile. Interessante anche la scenografia di Jan Hax Halama fatta di una serie di rampe in legno che si integravano coi toni del legno del teatro.

Giovanissimi tutti i musicisti dell’orchestra di questo Festival, qualche anno in più per i coristi provenienti da Minsk, ma tutti davvero con una preparazione straordinaria valorizzata appieno ogni serata. E se qualcuno non li avesse mai visti, durante gli intervalli non dovrebbe perdere l’occasione di ammirare anche i begli abiti da sera delle signore bavaresi.

Sonia Baccinelli
27-28-29 dicembre 2012