Con un interessante programma che mescolava il pianismo russo quello italiano, con particolare riferimento a Clementi, e quindi in...
Con un interessante programma che mescolava il pianismo russo quello italiano, con particolare riferimento a Clementi, e quindi inserendosi perfettamente in quelle che sono le linee guida del festival pianistico di quest'anno, il pianista Oleg Marshev, per la prima volta a Brescia ha inaugurato con successo la serie dei concerti per pianoforte solo all'interno della manifestazione.
Invertendo l'ordine dei brani la serata si è aperta con la Sonata in si min. op. 40 n.2 di Muzio Clementi. Sonata dagli echi beethoveniani, risolta, a mio avviso in modo discontinuo. Infatti se in alcuni momenti, in particolare nel "Largo mesto e patetico", Marshev ha raggiunto livelli di lirismo e malinconia veramente straordinari, nei passaggi più concitati, quali ad esempio l' "Allegro con fuoco" iniziale, si è avuta l'impressione che l'esecuzione mancasse di nitidezza, e che il suono fosse un po' "impastato". Impressione che si è avuta anche ascoltando la parafrasi di Pabst delle musiche della "Bella addormentata" di Ciajkovskij che chiudeva la prima parte.
Decisamente più lineare e pulita è stata invece l'esecuzione delle quattro sonate di Scarlatti, rispettivamente la L62, L467, L168 e L422, delle quali è stata data una lettura in chiave romantica estremamente partecipe da parte dell'esecutore. Devo peraltro aggiungere che personalmente resto sempre un po' perplesso di fronte a queste scelte, preferendo sicuramente l'ascolto di tali brani nella loro versione per clavicembalo, strumento che soprattutto in un pezzo di puro virtuosismo quale la "Toccata" in re minore ne accentua la peculiarità, ma questo non mi ha impedito di riconscere l'efficacia dell'interpretazione in particolare della sonata in mi minore e di quella in re minore.
Decisamente più a suo agio è apparsoMarshev nella seconda parte, apertasi con una efficacissima esecuzione delle Vraiazioni su un tema di Corelli, che altri non è se non una elaborazione del seicentesco tema della "Follia", e della fantasia "Dopo una lettura di Dante" tratta dagli Années de pèlegrinage di Liszt. In questo caso ad una esecuzione estremamente riuscita si è accompagnata una interpretazione decisamente trascinante che ha coinvolto fino in fondo il pubblico trascinandolo in fragorosi applausi a cui hanno fatto seguito, come bis, un preludio di Rachmaninov, il "Mormorio del vento" di Von Sauer ed uno studio di Liszt magistralmente suonati.
Davide Cornacchione 27/4/2002