Recensioni - Cultura e musica

Francia ed Inghilterra in musica

Musiche d’oltralpe e d’oltremanica per la Royal Philarmonic Orchestra diretta da Charles Dutoit

Il terzo appuntamento del Settembre dell’Accademia è stato incentrato su composizioni del repertorio sinfonico anglo-francese, a rimarcare sia la provenienza dell’orchestra, La Royal Philharmonic di Londra, che del direttore, lo svizzero di matrice francofona Charles Dutoit.
Il programma, pur non includendo partiture imponenti, dipanava un’interessante selezione comprendente musiche composte tra la metà dell’ ’800 e gli inizi del ‘900, ovvero:  l’ouverture “Le Ebridi” di Felix Mendelssohn (autore tedesco ma dedica scozzese), le variazioni Enigma di Edward Elgar, il poema sinfonico “La Mer” di Claude Debussy e la Valse di Maurice Ravel.

Composizioni quindi raffinate, legate tra di loro, oltre che dalla matrice geografica, anche dall’essere tutte, o quasi, di stampo descrittivo, sia che l’oggetto in questione sia la natura, oppure  una serie di ironici ritratti di personaggi o il declino della società asburgica.
All’interno di questa selezione la Royal Philharmonic si è mossa con estrema disinvoltura, rivelandosi  strumento estremamente duttile e malleabile ma allo stesso tempo dotato di grande precisione e solidità. Dal canto suo Dutoit ha optato per una lettura complessiva tanto raffinata quanto sorvegliata, che, se da una parte ha permesso di apprezzare la brillantezza dello smalto orchestrale, dall’altra ha dato la sensazione che in alcuni momenti il tutto fosse un po’ trattenuto.
Il brano che forse ha risentito maggiormente di questa scelta interpretativa è stato “Le Ebridi”, in un’esecuzione dai tempi leggermente dilatati e dal tono quasi elegiaco, asciugata dalle tinte più corrusche. Asciuttezza che al contrario ha permesso un ascolto delle variazioni “Enigma” di grande efficacia. Pur senza indugiare nel sentimentalismo Dutoit è riuscito ad esaltare magnificamente i piani sonori dell’orchestra non sacrificando però i passaggi di maggiore cantabilità: splendide a questo proposito si sono rivelate la variazione “nimrod” e “b.g.n.”.
Come era stato per il mare delle Ebridi Mendelssohniane anche “La mer” di Debussy presentava toni più discreti e meno irruenti, le atmosfere rarefatte dell’orchestrazione impressionista lasciavano trasparire tutti i loro variegati colori, anche se leggermente opacizzati, mentre nella “Valse” il delicato equilibrio tra festosa spensieratezza e presagio  funereo è stato  reso in un turbinio danzante di disperata vitalità.
Al termine del concerto ovazioni entusiaste da parte di un teatro come sempre esaurito.

Davide Cornacchione 13 settembre 2009