Le serate di dicembre che la direttrice del corpo di ballo del teatro Filarmonico di Verona, Maria Grazia Garofoli, ha voluto dedi...
Le serate di dicembre che la direttrice del corpo di ballo del teatro Filarmonico di Verona, Maria Grazia Garofoli, ha voluto dedicare ad Eugenio Polyakov, ballerino, coreografo e suo insegnante nel periodo veneziano, hanno riscosso l’entusiasmo del pubblico veronese soprattutto per la presenza dei ballerini ospiti: a seconda delle serate si sono alternati sul palcoscenico scaligero Roberto Bolle, Darcey Bussel, José Manuel Carreno, Vladimir Malakov e Gillian Murphy.
L’inizio dello spettacolo simula la fine di una lezione di danza: il pianista sulla sinistra, il maestro di ballo al centro e tutti i ballerini che provano i passaggi più difficili e le prese prima dello spettacolo; dopo l’inchino e l’applauso che segnano il termine di qualsiasi lezione di balletto, poco per volta il palcoscenico resta vuoto e arriva sulla scena anche un aereoplanino di carta, gesto d’affetto della direttrice nei confronti del suo maestro che trasformava qualsiasi pezzo di carta gli capitasse tra le mani in un oggetto volante.
Il primo brano presentato in questo gala è stato Chagrin d’amour ed ha visto impegnate 9 coppie del corpo di ballo del teatro. La coreografia della Garofoli ripeteva il concetto del prologo: tutti in scena e poi, questa volta, via una coppia alla volta, prima di dare inizio alla danza (in pratica un’introduzione dopo il prologo?). Le parti di gruppo sono senz’altro i pezzi migliori dal punto di vista coreografico, mentre alla lunga risultano noiose ed interminabili i passi a due o a tre, come quello dove una ragazza viene capovolta e rigirata innumerevoli vote dai due malcapitati di turno.
Il secondo brano è stato quello di Diana e Atteone, ballato dalla coppia Murphy/Careno: non ci sono parole d’elogio sufficienti a commentare la bravura di questi due straordinari artisti che nel secondo tempo hanno anche magnificamente interpretato il passo a due del Cigno nero. Lei ha una tecnica strepitosa di giri e un’interpretazione che buca la scena nonostante la brevità dell’esibizione; Careno non è certo da meno nei tour, finiti quasi in equilibrio e l’elevazione dei grandi salti mostra tutta la potenza di questo bel ragazzo cubano.
Dopo l’Adagio della rosa dalla Bella Addormentata eseguito discretamente da Amaya Ugarteche nella parte di Aurora, ha chiuso il primo atto Rusticana. La coreografia della Garofoli ancora prevedeva troppe prese, che però, essendo questa volta molto rapide, hanno avuto il pregio di mettere in risalto la destrezza degli interpreti, tra i quali sempre perfettamente credibile e calato nel ruolo è Giovanni Patti.
Nel secondo atto sono stati presentati solo passi a due, fatta eccezione per l’assolo di Malakov. Le spectre de la rose, danzato da Ugarteche/Malakov sulla coreografia di Fokine, Serenade danzato da Vittone/Kourtsev con coreografia di Garofoli, Francesca da Rimini molto ben interpretato dalla coppia Mangani/Russo per la coreografia di Polyakov-Garofoli, Voyage magnificamente danzato da Malakov, il passo a due del I atto dello Schiaccianoci danzato da Ugarteche/Patti e il già citato passo a due del Lago che ha concluso perfettamente il gala.
Forse sarebbe stato preferibile evitare il Can can finale che è stato usato come una passerella finale di tutti gli interpreti.
L’orchestra dell’Arena di Verona è stata splendidamente diretta da Nada Matosevic; l’allestimento scenico, che probabilmente soffre della cronica mancanza di fondi dei teatri italiani, è stato firmato Giuseppe De Filippi Venezia.
Sonia Baccinelli 18/12/2002