Prima, Seconda e Quinta sinfonia al Teatro Ponchielli
Il primo appuntamento del 2015 della stagione concertistica del Teatro Ponchielli ha visto protagonisti la Mahler Chamber Orchestra ed il Maestro Daniele Gatti in un bellissimo concerto dedicato alle sinfonie di Ludwig Van Beethoven, comprendente la prima, la seconda e la quinta.
Considerate da molti come semplici esercizi preparatori a quella grande rivoluzione in ambito sinfonico che sarà l’”Eroica”, sia la prima che la seconda sinfonia mostrano al contrario più di un elemento di differenziazione dal modello classico haydniano.
Se la struttura infatti è ancora quella tradizionale in quattro movimenti in cui i due allegri racchiudono un tempo lento ed un minuetto, l’elaborazione tematica, soprattutto nei movimenti d’apertura, e la trasformazione del terzo in un vero e proprio scherzo sono già elementi caratteristici del nuovo corso che Beethoven imprimerà a questo genere compositivo.
Nella lettura di Gatti la Prima sinfonia si apre con un adagio dal suono pieno, turgido, ma allo stesso tempo estremamente morbido per poi confluire in un allegro dinamico, quasi nervoso in alcuni passaggi. A questo movimento fanno seguito un andante ricco di colori e sfumature, un vivace minuetto ed un allegro smagliante per la brillantezza della tavolozza cromatica impressagli dal direttore.
Perfetto equilibrio tra le singole sezioni di una Mahler al meglio della forma e grande gioco di colori e sfumature nella ricerca delle pieghe più nascoste della partitura, sono state le caratteristiche che hanno caratterizzato l’impostazione di questo concerto.
Ricerca che nell’adagio iniziale della Seconda sinfonia ha permesso di intravedere quali siano i nessi tra questa e le composizioni successive, oltre al celebre tema che qui viene enunciato e che verrà successivamente sviluppato nella Nona.
Il primo Beethoven di Gatti è un Beethoven che si sta progressivamente staccando dal neoclassicismo e sta guardando già avanti verso un più maturo romanticismo.
Romanticismo che nella Quinta sinfonia si è già ampiamente delineato e che Gatti affronta con l’originalità e con la ricerca sonora che lo contraddistinguono.
Ad un primo tempo tonico e scattante ha fatto seguito un andante in cui colori e dinamiche hanno svelato una lettura tanto personale quanto affascinante che poi è sfociata nel catartico allegro finale.
Meritatissime al termine le ovazioni al direttore ed ad un’orchestra che, oltre a confermarsi come una delle più interessanti realtà cameristiche a livello internazionale, ha ribadito un legame di particolare affinità con il maestro milanese.
Davide Cornacchione 29/01/2015