Recensioni - Cultura e musica

Genova: Liquida, musicale Elena

Laura Marinoni protagonista del dramma di Euripide nel visionario spettacolo firmato da Davide Livermore al Teatro della Corte

Un palcoscenico d’acqua che specchia, riflette, schizza, trasformando ogni gesto e movimento in partitura gestuale e materica al tempo stesso, sul quale si muovono lentamente ed a forza di braccia due relitti, è lo spazio di base che Davide Livermore costruisce intorno alla sua Elena di Euripide che, dopo il successo al teatro greco di Siracusa, tenta un difficile approdo in terra ligure ed al chiuso per giunta. Ciò che appare subito chiaro è che il regista sembra voler dire al pubblico che non si racconterà nulla di mitico ma si partirà dal testo di Euripide, già peraltro sospeso su di una tela ideata da Stesicoro, per narrare una storia parallela e che più da vicino ci riguarda, un racconto che sembra sdoppiarsi (perfettamente guidato dalla parola del poeta) per ricreare poi un discorso unitario sulla cui veridicità si apre un dubbio.

Il testo parte da un capovolgimento di concetti: Elena non è quella che a tutti (anche ai greci arcaici) è stata raccontata, la causa della guerra di Troia che tanti lutti e sangue ha portato è in realtà un fantasma con le sue esatte fattezze fatto di aria e creato da Era. La vera Elena, trasportata invece in Egitto, è del tutto innocente e piange Menelao che sa morto in mare e sta per cedere alle lusinghe di Teoclimeno, figlio del buon re Proteo, opportunamente morto. Da qui parte un gioco drammatico avvincente che alterna i sapori da tragedia a commedia, mutando spesso ritmi, colori e verbo facendo esplodere il dramma con potenza ancora maggiore confondendo le carte ma mantenendo ferma la domanda: ma qual è la vera Elena e per chi o cosa tanto sangue è stato versato?

Livermore fin dall’ inizio sembra rispondere attraverso le parole della protagonista ormai anziana che ricompare poi al termine quasi a testimonianza di una storia certo ben raccontata e con dovizie di particolari ... ma da lei, sempre e comunque ... un labirinto di emozioni che il regista concerta in modo scientifico e rigoroso (il quadro del racconto della messaggera è una vera e rigorosa partitura di ritmi che comunicano attraverso il coro la loro violenza) dove gli attori emergono con potenza quali solidi pilastri di una costruzione contemporanea che un attento uso di video e microfoni (quasi novelle maschere)  dipana con acuta sensibilità.

Laura Marinoni nel personaggio del titolo guida una compagnia in cui giovane talento (segnaliamo le due messaggere di Menelao e Teoclimeno Maria Grazia Centorami e Linda Gennari) e professionalità la fanno da padroni, completando una lettura che le musiche originali di Andrea Chenna (costruite su una solida ed efficace selva di citazioni) contribuiscono a cementare.

Il pubblico attento, rigoroso e coinvolto del Teatro Nazionale di Genova ha risposto con applausi e chiamate, sigillando lo spettacolo con un grande successo che spero possa essere propizio al prestigioso cartellone genovese che, nel ricordo del grande Ivo Chiesa e con la guida del nuovo direttore Davide Livermore, ha l'obiettivo, seguendo le sue stesse parole di diventare davvero cura, tramutando “il veleno di questo tempo in medicina“. Nessun migliore augurio per un teatro e una società che ricordiamo essere, sempre ed ancora, una cosa sola.